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Erdoğan e la strage in Nuova Zelanda

Mentre in Nuova Zelanda chi condivide il video della strage in moschea girato dall’attentatore viene sbattuto in galera (le autorità hanno già arrestato un diciottenne e un ventiduenne), al contrario in Turchia Erdoğan lo sta mostrando nei comizi elettorali (oscurando le immagini più violente).

Era prevedibile che il Sultano “sfruttasse” la tragedia per pompare la campagna in vista delle comunali: ovviamente ciò non ha impedito l’incidente diplomatico con la Nuova Zelanda, peraltro già finita nel mirino del’intelligence turca per le minacce contro Erdoğan contenute nel manifesto del terrorista.

L’attentatore prima di compiere la strage aveva infatti visitato la Turchia due volte, tra il 17 e il 20 marzo 2016 (prima del tentato golpe) e dal 13 settembre al 25 ottobre 2016. Ankara ha già inviato una delegazione di alto livello in Nuova Zelanda per indagare sulle possibilità dell’esistenza di una “rete” che abbia coperto il terrorista durante gli spostamenti e la pianificazione del gesto.

Il Gran Turco, durante un discorso a Çanakkale, ha inoltre rincarato la dose rievocando la storica battaglia di Gallipoli, in cui i battaglioni turchi fecero scempio dei soldati australiani e neozelandesi mandati allo sbaraglio dall’Impero Britannico:

Dedeleriniz geldiler burada olduğumuzu gördüler. Kimi ayaklarıyla, kimi tabutlarıyla geri döndüler. Aynı niyetle gelecekseniz bekleriz. Sizleri de dedeleriniz gibi uğurlayacağımızdan şüpheniz olmasın.

I vostri nonni vennero qui e incontrarono noi. Qualcuno sopravvisse, qualcun altro tornò in una bara. Vi aspettiamo ancora con le stesse intenzioni. Vi daremo il ben servito come ai vostri avi.

Nello stesso comizio ha anche fatto riferimento al “manifesto” dell’attentatore australiano, nel quale costui auspicava l’assassinio di Erdoğan durante una sua visita in Europa (allo scopo di “indebolire il dominio turco sulla regione, eliminare un nemico della Russia e destabilizzare la NATO”) e minacciava (parlando al plurale) di “marciare su Costantinopoli e ripulire la città da ogni moschea”, rispondendo proprio a quest’ultimo passaggio:

1000 yıldır buradayız, kıyamete kadar da burada olacağız. İstanbul’u Konstantinapol yapamayacaksınız.

Siamo qui da mille anni e ci resteremo fino al giorno del giudizio. Non riuscirete mai a fare di Istanbul una Costantinopoli.

Insomma, come al solito, un signore!

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