Mi ha incuriosito molto l’intervista all’antropologo Eric Wargo da parte di Danny Jones, un onesto podcaster che indaga il labile confine tra scienza e magia. Questo studioso americano ha dedicato gran parte della sua carriera accademica all’affrontare la questione dell’oniromanzia (l’interpretazione dei sogni per predire il futuro) da una prospettiva razionale e sperimentabile.
La lunga discussione (quasi due ore e mezza…) è un’ottima introduzione ai volumi di Wargo dedicati al tema, come Time Loops. Precognition, Retrocausation, and the Unconscious (2018) e Precognitive Dreamwork and the Long Self (2021), che d’altro canto sono piuttosto simili e differiscono solo negli esempi portati.
L’antropologo basa la propria concezione del tempo su principi della fisica quantistica come la “retrocausalità”, secondo la quale il passato è influenzato dal futuro: a suo parere dunque il cervello funzionerebbe come un “computer quantistico” in grado di prevedere gli eventi non in virtù di qualche abilità “soprannaturale”, ma solo grazie alle caratteristiche intrinseche della mente umana e della struttura dell’universo.
Uno dei concetti fondamentali su cui si basano le ipotesi di Wargo è quello del Blocco Universo, una teoria secondo la quale il tempo non scorre come un fiume dal passato al futuro, ma sussiste in una struttura quadridimensionale statica, dove passato, presente e futuro coesistono simultaneamente. In altre parole, l’intero spazio-tempo sarebbe come un blocco già “scritto”, nel quale gli esseri umani si muovono con i propri umili strumenti percettivi.
Le premesse di Wargo sono dunque interamente materialistiche: il futuro esiste già e una percezione “progressiva” è solo il modo in cui la nostra coscienza approccia la “struttura” e la percorre. L’universo è “auto-consistente”, cioè ogni evento passato, presente o futuro, è interconnesso in un sistema coerente. Nonostante tali “basi” possano convincere o meno, bisogna ammettere che gli esempi portati da Wargo sono piuttosto affascinanti.
Il primo riguarda se stesso (lo studioso appunta tutti i suoi sogni e li verifica a distanza di qualche giorno confrontando con la cronaca o le esperienze personali): la mattina dell’11 settembre 2001, poche ore prima degli attacchi, Wargo sognò due edifici identici con facciate simili a quelle Torri Gemelle su una strada della città dove è cresciuto, Lakewood in Colorado, i quali, nonostante l’aspetto “asettico”, percepì come due moschee.
Al di là però di queste -ed altre- annotazioni di valore più autobiografico che scientifico, l’Autore cita anche Freud, che ne L’interpretazione dei sogni analizza un suo Traum nel quale, durante un ricevimento, nota delle macchie bianche nella bocca di una sua paziente, e riesce anche a intravvederle le ossa del naso. Il padre della psicanalisi afferma che “nessuno potrebbe intuire il significato di questo sogno, nemmeno io”, perdendosi nelle sue tipiche spiegazioni cervellotiche su ansia e senso di colpa.
Si può dire che Wargo, accettando la lezione di Freud ma proiettandola al futuro, in un certo senso rende la questione più semplice: la stessa rêverie freudiana, per il Nostro, sarebbe un evidente caso di precognizione del cancro (leucoplachia orale) che il vecchio Sigmund avrebbe sviluppato anni dopo, i cui sintomi sono per l’appunto delle placche bianche in bocca, e il cui unico tentativo di cura all’epoca fu rappresentato da un intervento di rimozione del palato molle (che lasciò visibili le ossa delle cavità nasali).
Un altro esempio degno di nota riguarda un episodio piuttosto noto della vita di Vladimir Nabokov, quando nel 1916 il futuro scrittore ancora adolescente sognò suo zio da poco deceduto (la cui ingente eredità gli era stata sottratta dai bolscevichi) che gli promise che sarebbe “tornato da lui” come Harry e Kuvyrkin, e il giovane intuì che questi due personaggi fossero degli artisti circensi (forse per la somiglianza di uno dei nomi con kuvyrok, che in russo è la capriola). Oltre quattro decenni dopo, nel 1959, un Nabokov ridotto alla fame a New York ricevette un’offerta strepitosa dalla Harris-Kubrick Pictures per i diritti di Lolita.
A convincere lo scrittore che questo fosse un caso di precognizione (posto che si fosse già interessato di un’opera pioneristica sul tema, An Experiment with Time, dell’ingegnere aeronautico anglo-irlandese John William Dunne), fu la somiglianza con i nomi predetti dallo zio e la loro attinenza col mondo dello “spettacolo”, dalla prospettiva di un proprietario terriero russo del XIX secolo.
Infine, veniamo a due casi legati prettamente agli Stati Uniti e riguardanti più in generale le “visioni profetiche”: Wargo evoca la vicenda di Michael Rolando Richards, scultore afroamericano che dopo esser riuscito ad aprire il suo studio al 92° piano del World Trade Center morì nell’attacco dell’11 settembre, e la cui opera più emblematica è Richards Tar Baby vs. St. Sebastian del 1999, dove l’artista si raffigura come un San Sebastiano trafitto da aerei invece che da frecce.
Il secondo caso è dell’insegnante di educazione artistica David Manell, un londinese noto per la passione di ritrarre le proprie “precognizioni”, il quale l’11 settembre 1996 si fece fotografare sotto l’orologio-calendario della sua banca locale (per avere una testimonianza del tempo e della data) mentre sfoggiava disegni di aerei che si schiantavano su una coppia di edifici, che volevano esprimere gli incubi appena avuti dall’artista.
Purtroppo Wargo non fornisce alcuna fotografia a corredo della storia, e sul web si trova solo qualche immagine poco chiara (in ogni caso al personaggio sono stati dedicati alcuni documentari anche dalla tv inglese).
Infine, è giusto ricordare che tra gli studi citati da Wargo compaiono anche quelli di Daryl J. Bem della Cornell University, in particolare il suo controverso articolo del 2011 Feeling the Future per il “Journal of Personality and Social Psychology”, nel quale presenta risultati di esperimenti che sembrano dimostrare come gli uomini possano percepire eventi futuri in modo subconscio.
In uno di essi, i partecipanti dovevano indovinare sotto quale tendina su uno schermo si nascondesse un’immagine: Bem ha osservato che nel momento in cui le immagini celate contenevano un “rinforzo positivo” (per esempio, rappresentavano scene erotiche), la capacità dei partecipanti di individuarle aumentava sensibilmente rispetto ad altre figure “neutrali”.
È probabile sia tutta “fuffa”, ma fra le migliaia di panzane che giungono in Italia stupisce che di questo Autore nessuno abbia mai scritto alcunché, perché bisognerebbe almeno riconoscergli di aver tentato un approccio scientifico -seppur non convenzionale– al tema (con un intento simile, per certi versi, a quello di Federico Faggin). D’altro canto, non si capisce perché prendere sul serio quella forma di oniromanzia “ribaltata” che è la psicologia nel momento in cui il gioco di suggestioni e percezioni subconscie “del giorno prima” non acquisisce maggior scientificità nel momento in cui viene proiettato sul passato rispetto che sul futuro.
Questo articolo ha richiamato alla mente “Mattatoio n.5”. Inoltre, secondo lei Mr. Totalitarismo, vale la pena la lettura del libro di Faggin?
Sì, penso valga la pena di leggere i libri di Faggin: se non altro sono più coinvolgenti (e lucidi) rispetto a tutta la letteratura pseudo-mistica su taluni argomenti…
Wie tief sind wir gefallen!