Eros e magia nel Mossad

Ultimamente sto rileggendo un “classico” del complottismo, Attraverso l’inganno di Victor Ostrovsky (Interno Giallo, Milano, 1991), dedicato alle malefatte del Mossad. È un libro molto appassionante: non so quanto contenga di vero, ma si sfoglia come un bel romanzo di spionaggio.

Il titolo è ispirato a quello che l’autore afferma essere la traduzione del “motto” dei servizi segreti israeliani: By way of deception thou shalt do war (“Farai la guerra attraverso l’inganno”), un verso dal libro dei Proverbi (generalmente reso in italiano come: “Con le decisioni prudenti si fa la guerra”).

In ogni caso è proprio lo stile della deception ebraica a lasciare stupefatti (e in parte anche ammirati) per la capacità di manipolare le proprie vittime. Quando si viene reclutati dal Mossad solitamente non ci si accorge nemmeno di essere una pedina nelle loro mani; come afferma l’autore: «Ecco che cos’è il reclutamento. Tu prendi qualcuno e lo porti poco per volta a fare cose illegali o immorali» (p.88).

C’è in effetti qualcosa di “magico” in tale guerra psicologica: al di là di essa si scorge però un livello più “profondo”, dove i codici e cifrari segreti di una delle strutture più impermeabili al mondo sembrano usciti direttamente da un trattato di gematria. Cabala, insomma.

Non è soltanto questo, dal punto di vista “esoterico”, a intrigarmi. Ci sono alcuni passaggi in cui l’autore, un ex agente operativo (katsa, nel gergo dei servizi), descrive le orge dei superiori nel “posto più sicuro che esista in Israele”, cioè le piscine del Mossad:

«Finita la lezione [di addestramento] ci recammo all’Accademia, alla stanza di sicurezza 6 al secondo piano, dove si trovavano gli  archivi. Era un bel venerdì sera dell’agosto 1984 e noi alla fine perdemmo la nozione e tempo. Era pressappoco mezzanotte quando ce ne andammo dalla stanza. Avevamo lasciato le auto nel parcheggio vicino alla sala da pranzo e stavamo partendo quando udimmo un gran baccano che veniva dalla piscina.
– Che accidenti è? chiesi a – Michel.
– Andiamo a vedere – rispose.
– Aspetta. Aspetta. – disse Heim. – Andiamoci con calma.
– Ancora meglio – suggerii. – Saliamo al secondo piano e guardiamo dalla finestra che cosa sta succedendo.
Il baccano continuava mentre noi entravamo alla chetichella nell’Accademia, salivamo le scale fino alla finestra dei piccolo bagno dove una volta ero stato rinchiuso durante i miei esami pre-corso.
Non dimenticherò mai quello che vidi. C’erano circa 25 persone dentro e fuori della iscina e nessuno aveva uno straccio di vestito
addosso. C’era anche il comandante in seconda del Mossad, oggi il capo. C’era Hessner, e diverse segretarie. Era incredibile. Molti uomini non erano esattamente una bella vista, ma parecchie ragazze si lasciavano proprio guardare. Devo dire che sembravano molto meglio che in uniforme. Molte erano donne soldato assegnate all’ufficio, e avevano tra i diciotto e i vent’anni.
Alcuni stavano giocando nella piscina, altri ballavano e altri erano sulle stuoie a destra e a sinistra che se la stavano decisamente spassando alla vecchia maniera. Non avevo mai visto niente del genere.
– Facciamo una lista di chi c’è – dissi. Heim disse di andare a prendere una macchina fotografica.
– Qui non ci resto – disse Michel. – Preferisco starmene in ufficio. – Yosy fu d’accordo e Heim ammise che prendere foto non era salutare.
Ci fermammo per altri venti minuti. C’era proprio il vertice dell’ufficio e si stavano scambiando i partner. Questo mi impressionò moltissimo. Non me lo aspettavo. Consideri quella gente come eroi,
li ammiri anche, e poi li vedi che fanno un’orgia in piscina
[…] Più tardi facemmo un controllo e venimmo a sapere che quelle orge andavano avanti da un pezzo. La zona della piscina è il posto più sicuro che ci sia in Israele. Non può entrarci nessuno che non sia del Mossad.
[…] C’era una specie di legame tra gli uomini che scopavano a dritta e a manca. quello che mi dava più fastidio era che io credevo di entrare nell’Olimpo di Israele, invece di trovavo di fatto a Sodoma e Gomorra Tutta la nostra attività ne era segnata. Potenzialmente si era legati l’uno all’altro per via del sesso attraverso un sistema articolato di favori. Io ho bisogno di te, tu di me. tu mi aiuti, io aiuto te. in questo modo i katsa facevano carriera fottendo a più non posso.
La maggior parte delle segretaria erano molto belle. proprio per questo erano state assunte. ma si era arrivati al punto che erano tutte di “seconda mano”; era parte del lavoro» (pp. 87, 99)

Certe rivelazioni colpiscono, anche se non da una prospettiva moralistica: in fondo tutto il mondo è paese, e poi, che diamine, siamo uomini o no (già il fatto che siano escluse la sodomia e altre parafilie lo rende per certi versi un quadro quasi rassicurante).

Tuttavia è difficile non farsi tentare dal collegamento con l’immoralismo delle varie correnti messianiche interne all’ebraismo: voglio dire, noi goyim per giustificare certe sconcezze tutt’al più potremmo rifarci a un Nietzsche (in sostanza uno sfigato), perché nessuno oggi abbraccerebbe seriamente un’eresia cristiana (se non per trollare); al contrario il popolo eletto c’ha ancora pezzi grossi come Sabbatai Zevi (Scholem docet).

Il fatto che tali “connubi” si svolgano in uno dei posti più segreti al mondo fa intravvedere ancora un significato ulteriore rispetto al banale flirt con la segretaria o allo scambismo da seconda serata televisiva, facendogli assumere quasi un aspetto “rituale” (che a livello “essoterico” appunto si traduce in quel “sistema articolato di favori” di cui parla Ostrovsky).

Vorrei direi di più su tal punto, ma non sarebbero che speculazioni indebite. Forse ci vorrebbe un’inchiesta più ravvicinata, per comprendere se certe usanze siano ancora in voga (il libro è “ambientato” negli anni ’80), oppure se anche l’irreprensibile Mossad si sia moralizzato o addirittura conformato ai tempi moderni, prevedendo una “quota” di “sesso anomalo” tra le proprie pratiche. No, se è così allora indagare non mi interessa più molto…

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