Eros e magia nelle elezioni americane

Un amico suggerisce di seguire queste elezioni americane con “Culianu alla mano”, ma oltre a essere un’immagine di cattivo gusto, tale guida potrebbe risultare fuorviante, suggestionandoci in maniera eccessiva sui risvolti “magici” che hanno accompagnato l’ascesa dei due candidati.

Tutto è cominciato con il meme Trump as Kek, attraverso il quale i sostenitori del tycoon hanno propagandato l’idea che il loro paladino fosse fosse l’avatar della divinità egizia Kek, personificazione dell’oscurità primordiale. Il tramite fra Trump e il nume androgino (raffigurato, nella sua forma maschile, come una rana o un uomo dalla testa di batrace) sarebbe un altro meme, Pepe the Frog.

La vicenda ha conquistato persino la prima pagina del “Corriere della Sera”, in un articolo che oltre a complicare ulteriormente la faccenda, ne trascura la dimensione magica e messianica (Come “la rana” Trump sdogana l’ultradestra, 30 settembre 2016).

La linea interpretativa dell’articolista del resto è dettata direttamente dallo staff della Clinton, che ha parlato di Pepe addirittura sul sito ufficiale: Donald Trump, Pepe the frog, and white supremacists: an explainer (“hillaryclinton.com”, 21 settembre 2016):

«Pepe is a cartoon frog who began his internet life as an innocent meme enjoyed by teenagers and pop stars alike. But in recent months, Pepe’s been almost entirely co-opted by the white supremacists who call themselves the “alt-right.” They’ve decided to take back Pepe by adding swastikas and other symbols of anti-semitism and white supremacy. […] Trump has retweeted his white supremacist supporters with regularity, but the connection between the alt-right and his campaign continues to strengthen».

Non è ovviamente questo l’aspetto più interessante (anzi è il più squallido: Trump ritwitta una rana, quindi è razzista); quel che intriga è che gli adepti del dio-rana, ridendo e scherzando, si sono fatti contagiare dall’attesa di un Frog Messiah. Una pagina di “Know Your Meme”, l’enciclopedia dei meme virtuali, approfondisce l’evoluzione del culto che ormai è apertamente rivolto all’evocazione della magia egizia per far vincere Trump. Ci sono diversi elementi che affascinano i simpatizzanti del candidato repubblicano: per esempio, la lettura in pubblico di un vecchio pezzo soul (The Snake di Al Wilson), presentato per giunta dalla stampa italiana come “la storia del serpente” (la donna-serpente sarebbe Keket, il lato femminile di Kek). A proposito di canzoni, ricordiamo con un certo orgoglio che anche l’hit di Manuel Pepe, Shadilay, è diventata uno degli inni della campagna elettorale, per la riuscita associazione tra lo pseudonimo del cantante (P.E.P.E., Point Emerging Probably Entering), lo stile italo disco e una rana sulla copertina.

Questo, per quanto riguarda Trump, è tutto.

Venendo invece alla Clinton, nell’ultimo fine settimana è saltata fuori una delle pantomime più grottesche della politica contemporanea. I media italiani ne hanno parlato pochissimo, ma più o meno tutti sanno di che si tratta: la partecipazione di John Podesta, capo della campagna elettorale dei democratici, a una “cena satanica” organizzata da Marina Abramović. Così, per esempio, la racconta “Libero” (Hillary Clinton, il rito satanico, 6 novembre 2016):
«La “Cena degli Spiriti” di un anno fa, che aleggia oggi sulla campagna di Hillary grazie a Julian Assange, introduce una scabrosa nota di mistero nella storia della sfida presidenziale del 2016. La succulenta rivelazione del party, offerta sempre da WikiLeaks, riguarda un invito che John Podesta, manager della Clinton oggi ed ex capo staff di Bill Clinton presidente negli Anni Novanta, aveva ricevuto per email il 28 giugno 2015, tramite suo fratello Tony, dall’artista Marina Abramovic.
[…] Gli eruditi dell’occulto sanno che lo Spirit Cooking, un “sacramento” della religione di Thelema fondata da Aleister Crowley, usa tutti ingredienti naturali per il suo “menu”: sangue da mestruazioni, latte dal seno, urina e sperma, impastati da Marina in una performance horror che, alla fine, produce un “quadro”.
[…] Solo mercoledì prossimo si saprà se il bizzarro Spirit Cooking(il nome formale della cena) con l’amica “strega” ha portato buono o se era stata invece una Cena delle Beffe per il clan Clinton».

La Abramović, in un’intervista ad “Art News”, si è detta “indignata” per tali speculazioni (Marina Abramovic on Right-Wing Attacks…, 4 novembre 2016):

«“È una cosa totalmente estrapolata dal suo contesto” […]. La cena, ha spiegato l’artista, era un ricevimento per una campagna di crowfunding da lei sostenuta. Tony Podesta [il fratello di John] è un suo ammiratori sin dagli anni ’90, e infatti ha partecipato, mentre John non ha potuto. In realtà, la Abramović non ha mai incontrato John Podesta. “È stata solamente una cena normale […]. C’è stato un menu normale, che io chiamo “spirit cooking”. Non c’era né sangue né altro. Ci piace chiamare le cose con nomi divertenti, questo è tutto».

L’equivoco nasce probabilmente da un commento di qualche anno fa della Abramović a un botta e risposta su Reddit, dove l’artista affermò che

«tutto dipende dal contesto in cui fai quello che fai. Se pratichi la magia occulta in una dimensione artistica o in una galleria, allora è arte. Se lo fai in un contesto diverso, un circolo spirituale, una casa privata o uno show televisivo, non è arte. L’intenzione e il contesto, cioè perché una cosa viene fatta e dove, distinguono quel che è arte da ciò che non è».

È stato quindi agevole trasformare la performance artistica della “cucina spirituale” in un rito propiziatorio a favore della candidata di Satana Hillary Clinton (e anche “Wikileaks” ci ha messo del suo).

In ogni caso la “cena” di Podesta ha suscitato milioni di commenti, tra i quali segnalo un tweet che chiude il cerchio (magico?) della nostra storia:

In conclusione dovremmo domandarci cosa c’entra Culianu con tutto questo: in verità poco, o moltissimo, se ricordiamo che il suo volume più conosciuto, Eros e magia nel Rinascimento (1984), trattò proprio della manipolazione delle masse, con particolare riferimento alla “scienza dell’immaginario” di Giordano Bruno, «il prototipo dei sistemi impersonali dei mass media, della censura indiretta, della manipolazione globale e dei brain trusts che esercitano il loro controllo occulto sulle masse occidentali». Secondo lo studioso romeno, gli “stregoni” sarebbero in grado di praticare un «metodo di controllo dell’individuo e delle masse basato su una profonda conoscenza delle pulsioni erotiche individuali e collettive», una tecnica particolarmente adatta a raggruppare «gli individui che hanno un minor numero di cognizioni», cioè quelli più aperte alle suggestioni della “magia”. Tutto questo però ci porterebbe troppo lontano: per ora limitiamoci a sperare che vinca il migliore!

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