L’esercito americano è ora il più grande datore di lavoro di gay e trans al mondo

Con l’amministrazione Biden-Harris la normalizzazione dell’omosessualità e del transgenderismo tra le forze armate statunitensi sta accelerando. Travis Akers, veterano dell’intelligence e militante di sinistra, presentando quattro soldati con la bandiera arcobaleno, esulta su Twitter per “il primo equipaggio di elicotteristi della Marina degli Stati Uniti interamente gay”.


La US Air Force dal canto suo invece annuncia un pacchetto di iniziative per lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer, “per risolvere i problemi che ostacolano le carriere degli aviatori LGBTQ”, come precisa un comunicato stampa.

A pochi giorni dall’insediamento, Biden ha revocato il divieto ai transgender, stabilito dall’amministrazione Trump, di prestare servizio militare. Il nuovo ordine esecutivo di Biden stabilisce che “un esercito inclusivo rafforza la nostra sicurezza nazionale”.

Per il presidente del Family Research Council (FRC), Tony Perkins, la scelta di Biden segue la scia del “caos assoluto” generato dal secondo mandato Obama nel 2016: “Invece di rendere le nostre truppe più efficienti, i comandanti erano occupati a ristrutturare i bagni per i trans, istituire corsi di formazione sulla sensibilità, redigere nuove indicazioni sanitarie e contrastare il morale basso delle truppe”, ha dichiarato Perkins a Life Site News.

Il più influente gruppo di lobbying LGBT statunitense, l’Human Rights Campaign canta già vittoria: “Sono talmente tanti i trans arruolati nelle forze armate americane che il Dipartimento della Difesa è ora il più grande datore di lavoro LGBT del Paese”.

Ora il problema che si pone sarà come questo “battaglione sacro” post-moderno riuscirà a contrastare la mascolinità tossica degli eserciti russi e cinesi.

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