La storia dei soldati britannici che hanno utilizzato una gigantografia di Jeremy Corbyn come bersaglio in un poligono di tiro lo scorso aprile ha fatto il giro del mondo –Italia compresa– tuttavia nessun giornale (a parte quelli inglesi) ha poi riportato la conclusione della vicenda, che suona piuttosto beffarda.
Infatti, come ha confermato il Ministero della Difesa, i quattro militari protagonisti del gesto sono stati sottoposti a provvedimento disciplinare ma sono stati autorizzati a rimanere nelle forze armate: “L’esercito ha svolto un’indagine approfondita su questo incidente e ha attuato un’azione disciplinare contro le persone ritenute colpevoli di cattiva condotta. Questo comportamento non corrisponde agli elevati standard che ci aspettiamo dal nostro personale e siamo sempre pronti ad agire quando le nostre procedure non vengono rispettate correttamente”.
Il Partito Laburista ha comunque accolto favorevolmente il provvedimento, definendo il comportamento dei soldati “chiaramente inaccettabile” e parte di una “cultura della violenza politica” presente nel Regno Unito. Lo stesso Corbyn era rimasto “sconvolto” dal filmato e aveva chiesto un’indagine sull’incidente.
Il video, pubblicato per la prima volta su Snapchat, mostrava membri del III Battaglione paracadutisti in una base a Kabul mentre sparavano a una foto del leader laburista con la didascalia “Happy with that”.
Tutto bene quel che finisce bene, insomma, anche se è singolare che i soldati non siano stati cacciati, soprattutto alla luce del fatto che Corbyn sarà pure un sinistrorso pittoresco e imbarazzante, ma nel corso di questi anni è stato trasformato dai media in una non persona quasi esclusivamente per le sue posizioni su Israele. Certo, è soltanto una “bravata”, ma nel clima in cui viviamo è difficile non credere che se avessero usato l’immagine di qualsiasi altra personalità politica di sinistra sarebbero stati sanzionati in maniera molto più severa.