Il 19 dicembre l’account Twitter del Parlamento Europeo (gestito “dalla squadra web del PE”) se n’è uscito con una ridicola perorazione della santa causa europea in nome della misura delle vongole.
📏L’UE è sotto accusa per le misure di ortaggi e pesca. Prendiamo le vongole: Bruxelles permette vongole italiane di 22mm contro i 25 delle sorelle comunitarie. Ma come sarebbero quelle italiane senza Europa? Più salate e meno in voga! pic.twitter.com/GQv9t4sdKi
— Parlamento europeo (@Europarl_IT) December 19, 2018
Non che ci si potesse aspettare di meglio dai consulenti di una burocrazia incompetente e corrotta, tuttavia il messaggio era talmente trash che avevamo evitato anche solo di commentare. Tuttavia, quando ci è tornata in mente la folle battaglia che hanno dovuto condurre le istituzioni italiane su quei tre millimetri (si veda a titolo d’esempio questo articolo del “Fatto Quotidiano” risalente all’ottobre 2016), all’irritazione per la “forma” del tweet è subentrata quella per il “contenuto”, non meno demenziale.
“Bruxelles permette”, certo, ma dimentica che a partire dal 2006 e fino al gennaio 2017 il regolamento comunitario ha messo in ginocchio il settore italiano, con sanzioni e sequestri anche per un solo esemplare “fuori misura” in un carico di migliaia. Al di là delle vongole, è però tutta la storia dell’Unione a raccontare una sistematica penalizzazione del Made in Italy: vino senza uva (i famigerati wine-kit), cioccolato senza cacao (i grassi vegetali possono sostituire fino a un massimo del 5% il burro di cacao), carne annacquata (fino al 5% l’indicazione può essere omessa), formaggi al latte in polvere (vietati in Italia dal 1974), per non dire degli organismi geneticamente modificati (ne vedremo delle belle, con la fusione Bayer-Monsanto) e la commercializzazione di alimenti a base di insetti.
In conclusione, un suggerimento: quando si deve fare propaganda, si abbandonino l’europeismo “secondario” e si torni alla retorica del “sogno”, che seppur esausta è forse l’unica ancora in grado di coprire il palese fallimento del progetto.
PS: Per rimanere in tema di vongole, il commento migliore rimane l’editoriale di Aldo Grasso per il “Corriere” del 19 luglio 2015:
«[…] Perché l’Europa, nella persona di Joe Borg, allora commissario europeo responsabile della pesca, ha adottato una misura così punitiva? Per favorire le vongole cinesi o filippine? No, per educarci. Nel 1952, sul “Mondo”, Mario Pannunzio scrisse un famoso editoriale, “L’Italia alle vongole”. La locuzione ha avuto fortuna (è stata ripresa da Montanelli, Scalfari, Ferrara…) e sta a indicare quella certa tendenza a far prevalere il piacere sul dovere, l’indolenza sull’impegno, a consolarci degli scandali con la buona cucina: sole, mare e… famose du spaghi.
Insomma, il senso di autocritica non ci mancherebbe, ma i burocrati Ue vorrebbero che rinunciassimo al nostro carattere e diventassimo veri europei, nutriti a crauti e aringhe affumicate. Se voi sonerete le vostre clausole, noi soneremo le nostre vongole!»