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Fare le fiche ai curdi

Mentre continua l’avanzata turca oltre il confine siriano, sui social va in scena la “guerra dell’informazione”: flussi di notizie orientati dalla censura mascherata da algoritmo, dai quali tuttavia fuoriesce talvolta qualche “scheggia impazzita”. Su Twitter ruggiscono infatti le istituzioni turche, forti del lasciapassare del Donald e della loro appartenenza alla NATO (che i profili curdi invece continuano a “taggare” sperando che intervenga a salvarli dal loro secondo esercito più forte!), a fronte delle schiere della “sinistra bianca” che non sanno nemmeno cosa sono i curdi ma qualcuno gli ha detto che sono i “buoni” e dunque si scatenano con canti partigiani e hashtag resistenziali.

In questa cloaca maxima 4.0, sulla mia bacheca compaiono spesso i tweet di un soldato dell’esercito turco con quasi mezzo milione di follower che stranamente mi segue (e io ricambio con affetto…). È un profilo che mi interessa perché per un italiano turcofono è quasi come un viaggio nel tempo, all’epoca in cui la “naja” faceva stabilmente parte della nostra cultura popolare ed era socialmente accettata quasi da tutti (comunisti compresi, infatti nel 2004 Rifondazione votò contro l’abolizione della leva obbligatoria).

Bene, ieri il cadetto Burak (questo il nome) ha ritwittato una foto risalente al gennaio 2019, nel quale assieme ai commilitoni rivolge il famigerato “gesto delle fiche” al Kürdistan.

Questo gesto, che ovviamente imita l’organo genitale femminile, pur essendo decaduto da qualche secolo nel folkore italiano (resta il noto riferimento della Commedia: “il ladro | le mani alzò con amendue le fiche”), nella cultura popolare curda è invece molto diffuso e ancora ha lo stesso valore che il “dito medio” può avere per un italiano contemporaneo.

A proposito di gesti, ricordiamo che in Turchia le dita incrociate (“fortuna”, per gli italiani) significano la rottura di un’amicizia, mentre il famoso “gesto dell’ok” non indica che “va tutto bene” (anche se ultimamente, per una trollata, è diventato “simbolo dell’estrema destra”) ma implica che al proprio interlocutore maschio piacciano individui del suo stesso sesso.

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