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Fatti maschii, parole femine

Grazie al volume Terra Mariae. Una guida al Maryland per cattolici di Charlton Graham Parker-Thompson (ancora inedito in Italia) ho scoperto che il Maryland è l’unico stato americano ad avere un motto nella nostra lingua, Fatti maschii, parole femine.

La frase era il motto di famiglia di George Calvert, primo Barone Baltimore, fondatore della colonia dedicata alla regina consorte Enrichetta Maria e pensata come rifugio per i cattolici perseguitati, il quale lo incluse nel Gran Sigillo del Maryland nel 1622.

La casata dei Calvert, nonché gli stessi americani, hanno sempre conferito al motto un senso figurato (strong deeds, gentle words), ma originariamente il suo significato era pressoché letterale: pronunciato da Papa Clemente VII di ritorno da Marsiglia a Roma in risposta alle scuse degli inviati di Siena, città in cui gli era stata negata l’ospitalità in un castello, era un modo per affermare la superiorità dei fatti (e del genere maschile) sulle parole (e sul genere femminile).

Per secoli tale lettura era totalmente sfuggita all’opinione pubblica americana, ma da dieci anni a questa parte è un fiorire di polemiche sui giornali e nel mondo politico: nel 2014 il Washington Post lo ha definito “sessista in qualsiasi lingua” e ha scomodato nientedimeno che il linguista Giuseppe Patota per farsi confermare l’appartenenza del motto a “una tradizione misogina e politicamente scorretta”.

Addirittura il senatore (repubblicano!) Bryan W. Simonaire nel 2016 ha iniziato una battaglia per la modifica della frase in qualcosa di più gender-neutral (sic) con la motivazione che è padre di cinque figlie. L’ambasciatrice italiana a Washington ha rincarato la dose offrendo alla stampa una spiegazione accurata del significato reale del motto: «[Queste parole] sono intese come “gli uomini fanno cose e le donne parlano di cose”, oppure “Quando hai bisogno che una cosa venga fatta, chiedi a un uomo, perché le donne parlano parlano ma non arrivano mai a una conclusione”».

Sull’adozione da parte dei Calvert gli storici sono meno sicuri: le ipotesi di Parker-Thompson sono che Lord Baltimore lo abbia scelto sia come omaggio ai Medici (la casata della regina Enrichetta Maria) sia come condanna dello scisma anglicano, nato appunto dall’opposizione di Clemente VII alle pretese di Enrico VIII.

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