Riposizionamenti: anche per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Brexit sarà “un ammaccatura, non una catastrofe…”
(Gog&Magog, 25 gennaio 2020)
Il quotidiano tedesco riconosce che “ con la fine dell’incertezza, le prospettive per il Regno Unito potrebbero cominciare a migliorare”.
In un articolo del 25 gennaio 2020 (Eine Delle, keine Katastrophe) sulle prospettive economiche del Regno Unito nella imminente e ormai certa Brexit, il corrispondente del quotidiano tedesco da Londra, pur negando ancora le possibilità di un boom sostenute dai fautori del Leave, non può non prendere atto delle previsioni positive dell’FMI (di cui ha parlato anche Le Figaro). L’economia britannica avrà una crescita economica superiore alla media dell’area dell’euro sia quest’anno che il prossimo.
Dopo i catastrofismi del 2016, che erano proseguiti negli anni successivi, emerge come il principale ostacolo alla crescita dell’UK fosse proprio l’incertezza legata alla mancata attuazione della Brexit: se è vero che qualche investimento produttivo da parte di aziende estere è stato tagliato (ma non era forse, come nel caso degli impianti automobilistici Nissan, per generali difficoltà del comparto?), per il resto non c’è stata la paventata fuga di imprese verso l’Europa. fuga di imprese. Le istituzioni finanziarie hanno spostato in Europa solo alcuni uffici di medie dimensioni: per il resto si sono ben tenute presenti sulla piazza londinese, che si è mantenuta florida.
Ugualmente, i conti pubblici inglesi non ne hanno risentito, anzi: nel 2018 e nel 2019, il disavanzo inglese è sceso ai livelli più bassi dalla crisi finanziaria.
E il mercato del lavoro? Anche quello non ha avvertito alcun contraccolpo, e anzi è migliorato. Al momento del referendum, il tasso di disoccupazione era di poco sotto al 5 percento, e da allora è sceso al 3,8 percento: il valore più basso dalla metà degli anni ’70. Il numero di occupati è aumentato di un milione dal 2016, e la minore disponibilità di manodopera ha accelerato la crescita dei salari. Lo scorso anno gli stipendi sono aumentati fino ad un 3,8% in termini nominali: l’incremento più alto in un decennio. Il forte aumento dei salari reali e l’aumento dei consumi privati sono quindi diventati il pilastro più importante dell’economia.
Tuttavia, il giornale tedesco sottolinea la prosecuzione della crisi in corso in alcuni settori del commercio al dettaglio, in particolare nei negozi c.d.di “High Street”, ovvero in locali del centro città, costosi e fortemente tassati. Nel 2019, le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,1 per cento.
Inoltre, c’è stato un calo significativo anche dell’export e dell’industria, che però sembra dipendere (come per l’economia tedesca), delle tensioni commerciali sui mercati, in primis quelle fra Usa e Cina.
Il dato è stato aggravato dall’aumento dell’incertezza sulla Brexit vissuto nell’ultimo anno, con non meno di tre date di uscita dalla UE annullate o posticipate per il 2019. Alcune aziende come BMW (Mini) o Jaguar Land Rover hanno dovuto imporre le ferie agli operai, altri. Le scorte sono state ricostituite e smantellate. Il sentimento industriale è recentemente sceso al livello più basso degli ultimi sette anni. Tutto sommato, il risultato è che nel 2019 il Regno Unito avrà probabilmente registrato il più piccolo aumento dalla crisi finanziaria, con una crescita economica di poco meno dell’1%.
In conseguenza di queste dinamiche, la fiducia di imprenditori e consumatori era arrivata a minimi storici, ma ora secondo vari osservatori si rileva già maggiore ottimismo. Questa settimana, un sondaggio dell’associazione imprenditoriale CBI ha evidenziato il maggiore cambiamento di percezione dall’inizio delle rilevazioni, e anche la propensione all’investimento è segnalata in crescita, come ha confermato una rilevazione di Goldman Sachs.