Foemina Foeminae Lupior. Nessuno vuole lavorare con le donne (nemmeno le donne)

Dopo il fenomeno del #metoo (che, ricorderete,  era iniziato come una psy-op contro Trump ma poi è completamente sparito quando hanno cominciato a colpire attori piddini e Santi Patroni dell’islamizzazione pop), sempre più uomini hanno cominciato a evitare le donne sul posto di lavoro, vuoi per non dare adito a qualsivoglia accusa di molestie, vuoi perché effettivamente costretti da nuovi “decaloghi” introdotti dalle stesse aziende.

Per esempio, dal 2018 i dipendenti di Wall Street vengono dirozzati con questi ammonimenti riguardo le condotte opportune da tenere con le colleghe: «Niente più cene a tu per tu, evitare di sedersi accanto a loro in aereo, prenotare una camera d’albergo su un piano diverso, astenersi a tutti i costi a incontri in solitaria».

Inoltre, uno studio della rivista “Organizational Dynamics” ha rilevato che gli uomini stanno diventando sempre più refrattari a interagire con le colleghe, e in particolare: il 27% degli uomini evita incontri individuali, il 21% si dichiara riluttante ad assumere una donna per impieghi che contemplino viaggi con uomini, e il 19% degli uomini si ritiene restio ad assumere una donna attraente.

D’altro canto, anche le donne stesse evitano ormai di assumere altre donne, in un classico caso di “misoginia interiorizzata”, come sostiene la giornalista americana Arwa Mahdawi -non chiedetemi l’etnia- sul Guardian.

La stessa giornalista, peraltro, riconduce tale “segregazione sessuale” a una sorta di “punizione collettiva” che i maschi bianchi etero avrebbero architettato dopo l’umiliazione del #MeToo: «Sono arrabbiati perché sono stati costretti a riflettere sui loro atteggiamenti, a interrogarsi sulle dinamiche di potere sempre dato per scontate e per questo ora stanno “punendo” le donne rifiutando di interagire con loro».

Tuttavia, una grande verità che tutti fingono di non cogliere, ma che emerge anche dalle ricerche più asettiche, è che persino le donne odiano lavorare con le donne. Per dire: sui social fioccano video di donne che parlano delle loro disastrose esperienze lavorative per celebri catene di cosmetica, intimo e profumeria (sono tutti all’insegna del “Non sai cosa mi è successo oggi”, dunque per buon gusto evito di pubblicarne anche solamente uno a titolo d’esempio).

Il comico afroamericano Chris Rock ironizzava anni addietro sulla capacità tutta femminile di trasformare qualsiasi conflitto sul posto di lavoro in una guerra civile senza quartiere:

«Ogni donna lavora con un’altra donna che non sopporta e tutte le donne esagerano qualsiasi cosa, trasformandola in roba tipo Dynasty: “Quella lì sta cercando di distruggermi!”. Ma di che cavolo parli? Fai l’imbustarice al supermercato! Cosa può farti, strapparti le buste?».

Noi maschietti però nemmeno possiamo immaginare le difficoltà che una donna deve affrontare nel momento in cui è costretta a inserirsi in un contesto lavorativo costituito quasi esclusivamente da altre donne. Dai toni eccitati che queste femmine hanno nel ricordare le loro esperienze (a tratti volano giudizi pesanti: “Quella è una p…”, “La responsabile aveva il diavolo in corpo”) si intuisce un inferno di ripicche, torti e angherie in cui si sono trovate a operare. Per esempio, una di esse a un certo punto si chiede:

«Non capisco perché certe responsabili non riescano a creare un ambiente di lavoro sereno e felice per tutti quanti, invece di creare un ambiente di terrore, di ansia, di schifo?».

Senza generalizzare, temo che la risposta abbia molto a che fare con il sesso delle colleghe: come sosteneva l’antico motto, Homo homini lupus, foemina foeminae lupior (“L’uomo è un lupo con l’uomo, la donna è ancora più lupo con la donna”).

Può darsi pure che la psicologia femminile sia più suscettibile al conflitto rispetto a quella maschile, oppure semplicemente refrattaria ad accettare lezioni da un “puttanone”, una “indemoniata”, una “stronzissima” (ad onta della tanto sbandierata solidarietà femminile).

Evitiamo però di approfondire ulteriormente, soprattutto per schivare l’inevitabile accusa di maschilismo. Concludiamo solo osservando come l’idea che le donne possano creare un ambiente di lavoro collaborativo e solidale sia talmente risibile da aver ispirato decenni di comicità americana (del resto una delle prime società ad aver affrontato la questione dell’occupazione femminile): ricordiamo, tanto per citare, uno sketch del Saturday Night Live che inscena un’impossibile soap opera femminile (Supportive Women) nella quale le protagoniste cooperano tra di loro invece di avvelenarsi a vicenda.

Personalmente, sono dell’idea che l’unico decalogo sul posto di lavoro, nonché nella vita stessa, che dovremmo imporre alla collettività maschile dovrebbe suonare un po’ come quello che segue:

  1. Evitare le donne a tutti i costi.

  2. Non assumere donne.

  3. Non interagire con le donne.

  4. Evitare di farsi visitare da medici donna.

  5. Evitare gli avvocati di sesso femminile.

  6. Se si viene arrestati, pretendere di interagire solo con un agente  di sesso maschile.

  7. Al supermercato utilizzare solo le casse automatiche per evitare di interagire con le commesse o trovarsi in coda con altre donne.

  8. Non salutare né rivolgere parola ai vicini di sesso femminile.

  9. Quando si incrocia una donna per strada, sul posto di lavoro, a scuola o in qualsiasi altro luogo, distogliere lo sguardo, non rivolgerle parola e nel caso lo faccia lei simulare una conversazione al telefono.

  10. Se si vede una donna in difficoltà, fare finta di niente e continuare a camminare.

AVVERTENZA (compare in ogni pagina, non allarmatevi): dietro lo pseudonimo Mister Totalitarismo non si nasconde nessun personaggio particolare, dunque accontentatevi di giudicarmi solo per ciò che scrivo. Per visualizzare i commenti, cliccare "Lascia un commento" in fondo all'articolo. Il sito contiene link di affiliazione dai quali traggo una quota dei ricavi. Se volete fare una donazione: paypal.me/apocalisse. Per contatti bravomisterthot@gmail.com.

2 thoughts on “Foemina Foeminae Lupior. Nessuno vuole lavorare con le donne (nemmeno le donne)

  1. Salve, regina, mater misericordiæ,
    vita, dulcedo et spes nostra, salve.
    Ad te clamamus exsules filii Hevæ,
    ad te suspiramus gementes et flentes
    in hac lacrimarum valle.
    Eia ergo, advocata nostra, illos tuos
    misericordes oculos ad nos converte,
    et Jesum, benedictum fructum ventris tui,
    nobis, post hoc exsilium, ostende.
    O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.

  2. Ottimi punti quello di non farsi servire da una donna, di non assumerla però non guardarla negli occhi, non interagire o non aiutarla non aiutano la causa europea (al lavoro mandatela pure affanculo), non esistono robotwaifu che possono rimanere incinte e nemmeno le vorrei, indifferentemente dal sesso mi viene voglia di aiutare il prossimo, alcune volte saranno perle ai porci forse. Non guardarla negli occhi può essere controproducente, non dare attenzioni a chi le cerca va benissimo, ma chi cerca di sottomettere l’uomo mettetela a disagio il più delle volte come meglio potete. Quello che voglio dire è che se evitiamo di interagire completanente loro si prenderanno sempre più potere, i nostri nonni ci insegnarono tutto su come sottomettere una donna, prima un destro e poi un sinistro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.