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Follia di Mario Draghi: insulta Erdoğan scatenando crisi diplomatica tra Italia e Turchia

Su Mario Draghi non so molto, se non quello che disse di lui il compianto Francesco Cossiga nel 2008:

“È un vile, un vile affarista, non si può nominare presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. […] È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era direttore generale del tesoro, e immaginate che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei Ministri: svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni e certamente ai suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs”.

Adesso per l’appunto ce lo ritroviamo a capo di un governo “tecnico” nel quale è riuscito a far convergere praticamente tutti i partiti, in una colossale orgia del potere. Da un “tecnico” uno comunque si aspetterebbe basso profilo e neutralità, ma il Nostro, con lo stile del proverbiale “elefante in cristalleria” è riuscito a trascinare l’Italia in una crisi diplomatica con Ankara, definendo il premier turco Erdoğan un “dittatore”.

Queste infatti le sue dichiarazioni, in riferimento al fantomatico “sofagate” (un equivoco su dove dovesse sedersi la presidentessa della Commissione Europea Ursula von der Leyen durante un incontro col premier turco) nella sua ultima una conferenza stampa:

“Non condivido assolutamente il comportamento del presidente turco Erdoğan, mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente Von der Leyen ha dovuto subire. E qui la considerazione da fare è che con questi -diciamo, chiamiamoli per quel che sono- dittatori, di cui però si ha bisogno per collaborare, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute […] e deve essere anche pronto a collaborare e a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese”.

L’insulto, completamente gratuito (perché offendere il premier di un altro Paese su un incidente causato dallo staff della eurocomissaria?), ha suscitato l’immediata reazione del Ministro degli Esteri Turco, che ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara Massimo Gaiani e ha commentato così la sparata di Draghi: “Condanniamo fermamente l’inaccettabile retorica populista del Primo Ministro italiano Draghi e le sue ripugnanti e sconsiderate dichiarazioni sul nostro Presidente, rispendendole al mittente”.

Numan Kurtulmuş, ex primo ministro e vice presidente del partito di Erdogan, ha invece rivolto a Draghi queste parole: “Condanniamo il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, per le sue infelici parole riferite al nostro Presidente. Signor Draghi, non siamo dittatori! Se vuole vedere un dittatore, guardi alla sua storia, guardi a Mussolini”

Non sappiamo come si evolverà la situazione, ma è imbarazzante che un Presidente non eletto dia del “dittatore” a uno che le elezioni le ha sempre vinte (e ha pure resistito a un tentativo di golpe “vecchia maniera”, cioè militare e non tecnico), per giunta insultando indirettamente uno dei partner più importanti dell’Italia nel Mediterraneo.

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