Nell’ultimo fine settimana (12 aprile) a Brescia si sono incontrati circa 30.000 fedeli sikh, dei quali oltre la metà già residenti nel capoluogo lombardo, che hanno celebrato una festività legata alla nascita del loro culto organizzando un Nagar Kirtan, cioè un corteo pubblico che ha attraversato la città verso il tempio di Flero, uno dei più importanti nel nostro Paese (che ne annovera comunque circa una settantina, quasi tutti localizzati al Nord).
Nonostante la cerimonia in Italia venga organizzata almeno dal 2000, quest’anno è stata particolarmente sentita anche dagli appartenenti ad altre comunità europee (come quella inglese, numerosissima, e quella tedesca), per la presenza del loro “Papa” (Jathedar), Giani Raghbir Singh, che in verità -a quanto si apprende da fonti online– sarebbe appena stato rimosso dall’incarico per la sua “inadeguatezza” (allo stato attuale è sostituito da un Jathedar ad interim, ma per quanto intrigante l’argomento va ora lasciato da parte).
Sui social sono comparsi decine di video e immagini di questa imponente manifestazione, che addirittura è stata trasmessa in diretta da alcuni canali televisivi del Punjab (lo Stato indiano dal quale costoro provengono). Un dettaglio a mio parere importante, che però non sembra aver colpito nessuno, è stata la presenza di bandiere e stendardi di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, nel variopinto corteo.

Credo sia necessario proporre qualche riflessione su questo accostamento che ai più potrà suonare inusuale, ma che in realtà esprime una liaison politica ormai consolidata a livello europeo (e in particolare britannico).
È noto che in Italia i sikh sono impiegati perlopiù nell’agricoltura, mentre in altri Paesi si concentrano maggiormente nella ristorazione e nella vigilanza privata, nonché -sempre nel caso inglese- in ambito sanitario. Ci sono, per esempio, nel nord del trevigiano alcuni paesini (come Omelle) interamente colonizzati da questa minoranza etnico-religiosa, che ha creato dei propri quartieri con tanto di minimarket, pub e parrucchieri.
Essendo persone oneste e laboriose, nonché immigrati interessati a mantenere un basso profilo basso, la stampa non ha mai puntato i riflettori su di essi, salvo che a metà degli anni ’10 del 2000, quando in un delirio pseudo-sovranista la Corte di Cassazione sancì contro le associazioni sikh il divieto di indossare il pugnale sacro (chiamato kirpan, un coltello “simbolico” senza lama) in quanto esso avrebbe rappresentato “un’intollerabile violazione dei valori della società ospitante”, e di conseguenza l’accettazione di tale usanza sarebbe stata suscettibile di agevolare la “formazione di arcipelaghi culturali configgenti” (sic!).
Oltre al fatto che fosse a dir poco risibile che l’unica etnia a venir colpita dalla “tirannia dei valori” (cit. C. Schmitt) fosse quella a non aver regalato spacciatori, stupratori, trapper o assassini alla patria, complice la situazione politica (che voleva il PD renziano disposto a cavalcare qualsiasi “cattivismo” verso gli immigrati “sacrificabili” pur di nascondere la realtà dell’osceno patto stretto con le istituzioni europee per trasformare la Penisola nel “centro d’accoglienza” continentale), i sikh trovarono il sostegno dei conservatori, che già in tempi non sospetti si erano commossi quando questi monoteisti indiani avevano organizzato delle manifestazioni a favore della liberazione dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti con l’accusa di aver ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala.
Alla fine, giusto per la cronaca (o la storia!), il dilemma a quanto pare fu risolto da un ex-poliziotto cremonese (“ex” perché è andato in pensione a quarant’anni per motivi di salute) che ha progettato il kirpan tricolore, “un pugnale inoffensivo e perfettamente legale”, dopo aver notato la frequenza con cui, quando era in servizio, gli venivano segnalati casi di “indiani armati” («Ricordo che un giorno abbiamo ricevuto una chiamata dall’ospedale di Cremona. Era un medico preoccupato che avvisava della presenza in corsia di una famiglia di indiani, tutti con il pugnale alla vita. Arrivato sul posto con il mio collega, mi sono reso conto che non era uno strumento d’attacco ma un segno di fede»).
Come ricordava all’epoca il Corriere,
«L’ex poliziotto ha fatto collaudare il suo strumento al Banco nazionale di prova delle armi di Gardone Val Trompia (Brescia), l’ente certificatore. “Le verifiche non potevano che essere positive: il coltello è innocuo”. Il kirpan ha ora anche un logo e un codice identificativo sui foderi e sulla lama. L’oggetto sacro Made in Cremona è stato brevettato dal suo ideatore e verrà prodotto dalla società bresciana PR Distribuzione. “Non sarà venduto nei negozi, ma dato esclusivamente ai gruppi sikh che ne faranno richiesta”. La consegna ufficiale dei coltelli a prova di legge, che hanno già ottenuto una prima benedizione dalle massime autorità religiose, avverrà a giorni nel tempio di Pessina Cremonese, uno dei più grandi d’Europa».

Alla luce di tutto ciò, è assolutamente comprensibile che una parte del centro-destra voglia lanciare un’OPA su una minoranza immigrata il cui lealismo verso i conservatori si è già espresso da decenni nella nazione che ha esperito per prima la loro immigrazione in virtù dei noti trascorsi coloniali (s’intende ovviamente il Regno Unito): che allo stato attuale siano quelli di Fratelli d’Italia a volersi intestare i sikh è altrettanto giustificabile, nel momento in cui gli altri componenti del centro-destra di governo si sono accaparrati i filippini e le varie genie balcaniche (con un marcato spostamento degli albanesi verso il leghismo, mentre romeni ed est-europei sembrano ancora saldamente legati al ricordo di Silvio Berlusconi).
Pensando ancora al caso inglese, i sikh rappresentano lato sensu un importante bacino elettorale (quindi s’intende anche da una prospettiva meramente propagandistica, non per forza legata alla conta materiale dei voti) per quella destra che è interessata a ridurre il problema dell’immigrazione esclusivamente alla componente etnico-religiosa: è così che questa comunità indiana si è guadagnata le simpatie dei conservatori cosiddetti “islamofobici” quando, per esempio, i suoi appartenenti sono scesi in piazza a picchiare qualche ex spacciatore scopertosi “palestinese”.
Fratelli d’Italia sta perciò seguendo lo stesso percorso degli omologhi partiti inglesi (e anche tedeschi, olandesi e portoghesi, per citare i casi degni di nota), che tuttavia nel frattempo sono stati picconati da una fronda convinta che il contrasto all’immigrazione non possa più accettare alcun compromesso basato su valori o costituzioni.