Scrive la “Welt” che la Germania ha sospeso il cosiddetto “meccanismo di solidarietà” per i richiedenti asilo dall’Italia, dopo che il ministro degli Interni Nancy Faeser (SPD) ad agosto ha comunicato con una lettera al governo Meloni che “a causa della forte pressione migratoria verso la Germania” i processi di selezione dei migranti per la redistribuzione (escluse le poche -un migliaio- autorizzazioni già concesse) venivano sospesi fino a nuovo ordine.
Secondo il quotidiano tedesco, le motivazioni non ufficiali di tale mossa sarebbero legate alla presunta violazione da parte dell’Italia dei cosiddetti accordi di Dublino, che prevedono che il primo Stato dell’Unione in cui viene registrata una richiesta d’asilo, o anche solo stabilita l’identità di un migrante, è responsabile per sempre della sua accoglienza.
In due parole, il governo Meloni ha tentato di forzare la mano sul meccanismo del “primo ingresso” che consentiva a Berlino di respingere quei migranti che non erano riusciti ad attraversare il Bel Paese in ghost mode, e per convincere l’esecutivo “più a destra di tutti i tempi” a fare un passo indietro i tedeschi, in accordo con la Francia (il cui ministro degli Interni nel frattempo ha annunciato un “rafforzamento senza precedenti” del confine tra Mentone e Ventimiglia) hanno inventato un “meccanismo di solidarietà” su base volontaria (dunque non accettato da nessun Paese UE) che prima della sua sospensione aveva consentito di “redistribuire” circa 2.500 persone (meno di un terzo di quelle sbarcate, per dire, negli ultimi tre giorni a Lampedusa).
Au poste frontière de Menton, dans les Alpes-Maritimes, je suis venu annoncer le renforcement inédit dédié à la lutte contre l’immigration irrégulière grâce à la «Border Force» que nous avons mis en place conformément aux instructions d’@EmmanuelMacron 👇🏼 pic.twitter.com/DcoS8yRfQC
— Gérald DARMANIN (@GDarmanin) September 12, 2023
Il 15 giugno la Faeser, elogiando il Solidaritätsmechanismus appena rinnovato aveva dichiarato che la Germania avrebbe “continuato a sostenere gli Stati UE del Mediterraneo”, annunciato che il suo Paese si sarebbe fatto carico dei superstiti del naufragio avvenuto in quei giorni al largo della Grecia. Non è possibile sapere se la promessa sia stata mantenuta (probabilmente no).
La minaccia di sospendere il salvifico “meccanismo” era già stata ventilata da Parigi nel novembre scorso in seguito allo scontro diplomatico sui migranti imbarcati dalla nave Ocean Viking dell’ong Sos Mediterranée: il governo Macron aveva addirittura fatto pressione sugli altri Paesi Ue per impedire loro di stringere accordi in materia di immigrazione con l’Italia.
In Europa, ogni Paese ha la sua posizione: l’Italia in fondo ha cercato di fare quello che l’Ungheria aveva già fatto all’epoca della crisi migratoria siriana (2015), quando Berlino dovette cedere alla farsa del “primo ingresso” per questioni di politica internazionale. Riguardo agli altri Stati, naturalmente la maggior parte non ha alcuna intenzione di accogliere nemmeno uno degli stranieri extracomunitari sbarcati a Lampedusa, secondo motivazioni piuttosto ragionevoli (non si capisce infatti perché un rifugiato somalo identificato dalle autorità italiane che vorrebbe vivere con parenti o amici in Svezia dovrebbe essere “ricollocato” in qualche cittadina estone o polacca).
Considerando dunque che non ci sono le condizioni politiche per fare ciò che a suo tempo fece Orbán, la Meloni dovrebbe semplicemente mettere in atto quello per cui è stata votata: bloccare gli sbarchi.