Gli haters esistono almeno dal 1973

Due pagine esilaranti dello scrittore e giornalista Luca Goldoni, alle prese con gli haters già nei primi anni ’70 (la citazione è tratta da Esclusi i presenti, Mondadori, Milano, 1973, pp. 17-19)

Due anni fa ero stato nell’East Africa, avevo scritto diversi articoli fra cui uno sugli animali in via di estinzione, dicevo che cacciatori e bracconieri stavano decimando leopardi, gattopardi, ghepardi e giaguari.
La reazione, sdegnata o ironica, fu istantanea: centinaia di lettere e di telefonate mi perseguitarono per giorni, ricordandomi che il giaguaro vive in California, in Patagonia e non è mai stato in Africa, neanche in ferie.
Hai messo il giaguaro in Africa, ridacchiavano parenti e amici, conoscenti e sconosciuti: l’opinione pubblica reagì con giusta severità. Vissi giorni di profondo abbattimento.
Per due anni girai alla larga dalla zoologia, poi improvvisamente la seconda trappola, e la rovina. Dovevo scrivere sulle vipere, ero andato a parlare con uomini del bosco, uno di loro mi aveva detto: “Quando la vipera partorisce…” Io avevo chiesto: “Come, partorisce? Non fa le uova?” “No”, mi aveva risposto l’uomo del bosco, “la vipera è l’unico rettile che non fa le uova, ma partorisce, è un mammifero”. “Ma mi faccia il piacere”, avevo detto ridendo. “No, non scherzo”, aveva tagliato corto l’uomo, seccato.
Io, che nutro una fiducia di fondo nel prossimo e non chiudo mai la macchina a chiave e presto i soldi agli sconosciuti che mi fanno complicate storie del perché e percome non hanno il denaro per tornare a casa, scrissi con grande serenità che “a differenza di quanto molti credono, la vipera non depone le uova ma è un mammifero”.
Il mattino in cui uscì l’articolo fui svegliato alle otto da una telefonata, una voce mi disse: “Ignorante, i mammiferi hanno le tette e le uniche vipere con le tette che io conosco sono le donne”. Rimasi impietrito, ripensai al giaguaro e mi preparati a subire la seconda ondata. Arrivarono a valanga lettere e cartoline, alcune molto civili, si sarebbe detto quasi dispiaciute (“Caro amico, lei ha fatto un po’ di confusione fra gli ovipari e gli ovovivipari, i secondi partoriscono come i mammiferi, ma non li allattano: è il caso delle vipere”), altre cattive (“Caro rettile”, cominciava una).
Meditai a lungo su questa corrispondenza: uno scrittore ha tanti amici sconosciuti che gli scrivono, gli dicono “bravo, mi tieni compagnia”. E questi amici, quando succede un guaio come quello del giaguaro o della vipera, forse hanno un moto di disappunto, forse provano dispiacere, “accidenti, proprio a lui doveva capitare questa buccia, poveraccio, forse era suonato quando scriveva”. Accanto a questi amici, però, uno scrittore deve avere anche gente che lo sopporta malamente, che l’aspetta col fucile puntato e, appena mette il piede su una vipera, fa fuoco con tutti i calibri.
“Ci scommetto”, scrive uno, “che non sai neanche in che polo vivono rispettivamente gli orsi e i pinguini”. “Quante gobbe ha un cammello e quanto un dromedario?”, incalza un altro. “Scriva un articolo sul delfino”, mi sfida un ingegnere, “apprenderemo che depone le uova”. “E l’ornitorinco”, scrive una massaia, “depone o partorisce?”
Gli italiani, che secondo un sondaggio Doxa nel settantacinque per cento dei casi confondono presidente della Repubblica e presidente del Consiglio, che sono ormai abituati a incassare scandali, sopraffazioni e aumenti dei prezzi, evidentemente si sono trincerati nella zoologia. E lì non tollerano affronti.
Mi hanno insultato e deriso come un arbitro di calcio. Ma la folla degli stadi è in uno stato di sovraeccitazione. Chissà che sotterranee passioni suscitano gli ovovivipari.

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