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Gli Houthi hanno sconfitto gli americani?

Pochi giorni fa il Telegraph ha “annunciato” che gli Houthi hanno sconfitto la Marina degli Stati Uniti (The Houthis have defeated the US Navy, 24 agosto 2024). È una tesi verosimile da sostenere? Prima di rispondere ricapitoliamo brevemente le fasi di questo conflitto che è stato etichettato dai media come “crisi del Mar Rosso”.

Washington ha ufficialmente lanciato l’operazione Prosperity Guardian nel dicembre 2023 in risposta agli attacchi alle navi che attraversavano il Mar Rosso meridionale da parte, per l’appunto degli Houthi (riprendo la traslitterazione dall’inglese di al-Huthiyun, ormai accettata a livello internazionale).

Una motivazione migliore per l’impero americano non si poteva trovare: difendere interessi militari e commerciali (e genuflettersi per l’ennesima volta a Israele) attraverso una passerella bellica che sarebbe durata giusto il tempo di annientare i “neg*i della sabbia” (sandni**ers, come lo yankee definisce genericamente i mediorientali che considera nemici).

È forse anche per questo motivo che l’Italia si è subito aggregata alla Operation, inviando nel Mar Rosso la fregata Virginio Fasan giustificando l’intervento con la motivazione ufficiale (data dal Ministro della Difesa italiano) che l’azione militare avrebbe “evitato un impatto pesante sull’inflazione” garantendo la sicurezza dei trasporti di merci.

I “ribelli” (ma vedremo subito quant’è fuorviante tale definizione) piuttosto che spaventarsi, hanno espresso un atteggiamento canzonatorio nei confronti delle potenze occidentali (all’alleanza navale si sono infatti accodate anche Inghilterra e Francia, oltre che il Bahrein, mentre l’Arabia Saudita si è defilata memore delle sconfitte già subite), lamentando il fatto che essi volessero solo colpire navi israeliane o dirette verso Israele, mentre ora sarebbero stati costretti ad attaccare qualsiasi cargo battente bandiera… euro-atlantica.

Perciò il governissimo Meloni, con un atteggiamento più che supino, ha sostanzialmente esposto a una minaccia le navi italiane o dirette verso l’Italia (con una decisione che ovviamente non è passata per il Parlamento, come al solito). Perlomeno gli Stati Uniti, come si osservava, hanno potuto avanzare non solo ragioni econoiche ma anche geopolitiche legati ai rapporti tra i “terroristi” yemeniti e Teheran, posto che la necessità di dirottare il transito verso il Capo di Buona Speranza ha davvero causato un aumento dei costi di trasporto di oltre il 10%, (i quali hanno principalmente influito sulle quotazioni di petrolio e gas).

Ad ogni modo, tutte le potenze occidentali pensavano fosse una passeggiata perché forse ingannate dalla loro stessa propaganda. Venendo come promesso alla definizione di “ribelli”, si può osservare tranquillamente come per anni i media occidentali abbiano dipinto gli Houthi come una tribù spuntata dal deserto per tirare qualche lancia ad altri cavernicoli.

L’interesse nel rappresentarli in tal guisa era probabilmente legato al ridurre la minaccia rappresentata da questi “barbari” dalla coalizione progovernativa guidata dall’Arabia Saudita. Tuttavia, nel corso del conflitto, Washington e Londra hanno scoperto che i “ribelli Houthi” sono un esercito ben organizzato e dotato di armi modernissime, in grado di esercitare un’influenza non indifferente nell’area.

Giusto per ricordare, un’azione eclatante compiuta dai selvaggi è stato l’affondamento del cargo britannico Rubymar nel Golfo di Aden con un missile balistico il 18 febbraio 2024. Anche in tal caso, gli Houthi hanno esplicitamente affermato che l’azione era sempre e comunque motivata dai “crimini di guerra contro i civili a Gaza” (come dichiarò il viceministro degli Esteri Hussein al-Ezzi)

In quei frangenti gli anglo-americani (dico così per semplificare) si resero conto che il conflitto sarebbe durato più del dovuto, soprattutto alla luce del fatto che i “dominatori dei mari” non sono apparsi in grado di reagire concretamente alla minaccia rappresentata da un gruppo di insorti la cui “arma segreta” sono dei droni assemblati in maniera artigianale (il cui costo è di circa 2000 dollari, di contro ai missili di difesa aerea americani che partono da 2 milioni in su).

Dopo aver specificato quanto sopra, veniamo al punto. L’esperto militare del Telegraph Tom Sharpe è costretto ad arrendersi all’evidenza: gli Houthi sono riusciti a mettere in crisi il trasporto marittimo internazionale sparando a zero su chiunque (a volte anche contro i russi), nell’adempimento della promessa che non si sarebbero fermati finché anche Israele non lo avesse fatto.

Un dettaglio che egli aggiunge, sicuramente a scopo propagandistico, è che la “compattezza” degli attacchi occidentali sarebbe stata compromessa dalla scissione europeista rappresentata dalla cosidetta Operazione Aspides, che oltre ad aver avvantaggiato i nemici avrebbe messo in difficoltà le compagnie di navigazione, le quali hanno dovuto diversificare ulteriormente le rotte (con inevitabile aumento dei costi).

D’altro canto, il giornalista ha l’onestà di ricordare che nell’area sono rimaste solo le navi dell’Unione Europea a garantire la sicurezza delle navi commerciali, dal momento che “non c’è più alcuna nave della Prosperity Guardian entro 500 miglia”: non a caso gli unici a giungere in soccorso della petroliera greca Sounion, attaccata pesantemente a fine agosto, sono stati i francesi, proprio perché americani e inglesi se la sono data a gambe.

Diciamo che Washington e Londra hanno dimostrato una codardia incomprensibile scappando nel momento in cui gli Houthi, invece di ripiegare, intensificavano i propri attacchi, spingendosi fino all’utilizzio di missili balistici durante i dirottamenti.

Il commentatore inglese avanza soprattutto motivazioni “tecniche”, come se esse potessero smorzare le responsabilità occidentali: gli americani hanno un naviglio in totale disfacimento e non riescono ad adottare programmi di risanamento e costruzione efficaci. Cioè, letteralmente gli Stati Uniti sono in deficit di portaerei, fregate e sottomarini, e quelle al momento attive cadono comunque a pezzi

Del resto, il settore dei trasporti ha bene o male assorbito la “botta” (la fatidica “nuova normalità”) e gli anglo-americani pare non abbiano più voglia di muovere un dito. È profondamente imbarazzante che “la marina più potente del mondo” non sia in alcun modo in grado di fermare un esercito improvvisato di capibastone locali che agiscono con mezzi di fortuna. Forse le manca qualcosa che miliardi di dollari e giocattoloni all’avanguardia (a quanto pare però sempre più rabberciati) dispiegati in cielo, in terra e in mare non possono dare. E non penso che la soluzione possa essere regalare agli Houthi la cittadinanza americana e farli diventare mercenari dell’impero…

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