Durante le primarie repubblicane del 2016, un battibecco tra Ted Cruz e Marco Rubio su chi parlasse meglio lo spagnolo aveva introdotto la questione dell’iberofonia nella politica americana, paradossalmente attraverso il versante meno interessato alla “diversità” (linguistica o meno).
Forse irritati per non averla posta per primi, i democratici ora sembrano intenzionati a strafare da questo punto di vista (e non solo), se nel primo dibattito in vista delle elezioni del 2020 ben tre candidati (Cory Booker, Beto O’Rourke e Julián Castro) si sono messi a parlare spagnolo, ovviamente rivolgendosi a quei votanti latinos che rappresentano la “minoranza” meno “minore” delle altre (gay, lesbiche, trans, ambientalisti, femministe, afro-americani, immigrati, mussulmani…) con le quali il partito dell’asinello è intenzionato a garantirsi una maggioranza nelle urne.
L’atmosfera surreale e l’evidente piaggeria, unito alla demenzialità di molte delle proposte (in una gara a chi riuscisse a risultare più “radicale” agli occhi degli astanti) hanno suscitato l’ilarità del conduttore Tucker Carlson, che su Fox News ha avuto gioco facile nel mettere alla berlina i “nuovi volti” democratici (i quali col loro protagonismo hanno peraltro oscurato candidati molto più originali e interessanti come Andrew Yang e Tulsi Gabbard), ironizzando in particolare proprio sugli Spanish moments di O’Rourke & Co.
“Got that, gringo? You can add the English language to the long and growing list of things the Democratic Party considers racist. How long before you are banned from speaking it? Think we’re joking? Right. Better to learn Español if you want to talk to your grandkids. It’s a brand new world.”