Hayyim Samuel Jacob Falk, Ba’al Shem di Londra: il più importante giudeomassone del XVIII secolo

Hayyim Samuel Jacob Falk [in ebraico חיים שמואל יעקב דפאלק מרדיולה לנידו], conosciuto anche come De Falk, Dr. Falk, o Doctor Falkon, è stato un cabalista e mistico ebreo; nato intorno al 1708, morì a Londra il 17 aprile 1782. Alcuni autori indicano come luogo di nascita Fürth (Germania), altri Podhajce (nella regione della Podolia, allora facente parte del Regno di Polonia e oggi in Ucraina). In vita fu conosciuto come il Ba’al Shem di Londra (il titolo, nel misticismo ebraico, si conferisce ai rabbini che conoscono i nomi cabalistici di Dio). I suoi diari, ora nella biblioteca del bet ha-midrash della United Synagogue, annoverano visioni, sogni, annotazioni di donazioni, elenchi di libri, nomi cabalistici di angeli, liste di iniziati e ricette di cucina.

Un contemporaneo di Falk, il rabbino ortodosso Jacob Emden, lo denunciò come seguace di Sabbatai Zevi e lo accusò di aver offerto protezione allo scomunicato Moses David di Podhajce. Falk probabilmente apparteneva a una delle pittoresche sette che sorsero in quel periodo di smania sabbatiana, ma non si sa nulla di preciso dei suoi primi anni di vita tranne che sua madre fu sepolta a Fürth, alla quale congregazione lasciò in eredità una somma di denaro. Gershom Scholem riconosce che la Podolia, all’epoca confinante con l’Impero Ottomano, era una roccaforte del sabbatianesimo. Falk sembrerebbe esser stato influenzato da una delle correnti più radicali del movimento, quella dei discepoli di Baruchiah Russo, la quale comportava un completo capovolgimento dei valori, in particolare dal punto di vista sessuale (orge e incesto).

Falk sosteneva di possedere poteri taumaturgici e di poter scoprire tesori nascosti. L’ufficiale prussiano Johann Wilhelm von Archenholz racconta di averlo visto compiere prodigi a Brunswick, e gli attribuisce una speciale conoscenza della chimica. Quando in Vestfalia venne condannato al rogo dall’arcivescovo di Colonia come stregone, Falk riparò in Inghilterra.

Accolto a Londra con ospitalità, divenne presto celebre come cabalista e operatore di miracoli, e in città circolavano molte leggende sui suoi poteri: si diceva che potesse far rimanere accesa una piccola candela per settimane, riempire la sua cantina di carbone con un incantesimo e recuperare gli oggetti che aveva lasciato al monte dei pegni (ovviamente senza pagare). Si racconta anche che quando un incendio minacciò di distruggere la Grande Sinagoga, egli riuscì a evitare il peggio scrivendo quattro lettere ebraiche sui pilastri della porta. In una lettera a Emden, un certo Sussman Shesnowzi dice di Falk:

«La sua camera è illuminata da un candeliere alla parete, con una lampada centrale a otto braccia d’argento puro di lavoro battuto. E sebbene contenesse olio per un giorno e una notte, rimase accesa per tre settimane. In un’occasione rimase appartato nella sua stanza per sei settimane senza mangiare né bere. Quando al termine di questo periodo dieci persone furono chiamate ad entrare, lo trovarono seduto su una specie di trono, il capo coperto da un turbante d’oro, una catena d’oro al collo con una stella d’argento pendente su cui erano incisi nomi sacri. In verità quest’uomo è unico nella sua generazione in virtù della conoscenza dei santi misteri. Non posso riferirle tutte le meraviglie che ha compiuto».

Le notizie di questi strani avvenimenti attrassero visitatori illustri: Archenholz menziona un principe reale che si rivolse a Falk nella sua ricerca della pietra filosofale, ma al quale fu negato l’ingresso. Il rabbino Ḥayyim Azulai menziona che a Parigi la Marchesa de la Croix gli disse che il Ba’al Shem di Londra le aveva insegnato la Cabala, notizia alla quale rimase inorridito perché il suo “collega” stava rivelando troppi segreti a “gentiluomini e signorine cristiane” per presunzione e vanità.

Falk sembra aver intrattenuto rapporti anche col barone Theodor de Neuhoff, passato alla storia come Teodoro I di Corsica, che una volta espulso dal suo effimero regno, si stabilì a Londra e cercò di farsi aiutare dal Ba’al Sheem a scovare tesori negli oceani.

Il cabalista riporta inoltre di un misterioso incontro con il principe Czartoryski, probabilmente il governatore generale della Podolia, e con un certo “Emanuel”, che descrive come “un servitore del re di Francia” (alcuni storici ipotizzano si tratti del celebre mistico svedese Swedenborg). Si ritiene inoltre che abbia donato al duca d’Orléans, per assicurargli la successione al trono, un talismano, costituito da un anello, che egli, prima di salire sul patibolo, avrebbe inviato a un’ebrea, Juliet Goudchaux, per farlo avere suo figlio (poi divenuti re Luigi Filippo).

I principali sostenitori di Falk erano i banchieri londinesi Aaron Goldsmid e suo figlio. Il prestito su pegno e speculazione di successo (oltre che qualche vincita alla più antica lotteria del mondo, la Staatsloterij di Amsterdam, dove utilizzava la cabala per predire i numeri) gli hanno permesso di acquisire una fortuna facile. Ha lasciato ingenti somme di denaro in beneficenza e i soprintendenti della United Synagogue di Londra distribuiscono ancora ogni anno alcuni suoi lasciti ai poveri.

Tra i suoi “allievi”, Giuseppe Balsamo meglio noto come “Conte di Cagliostro”, che Caterina la Grande nella sua corrispondenza privata accusava di essersi fatto iniziare da Falk sacrificando una capra nera nel centro di Vienna. Alla fine del Settecento i due si guadagnarono la fama di “Superiori Incogniti” (i misteriosi governatori della Massoneria di alto grado) e le loro figure sembra abbiano ispirato anche i noti Dialoghi massonici del Lessing.

Un ritratto, attribuito inizialmente all’artista americano John Singleton Copley ma in realtà opera del britannico Philip James De Loutherbourg, in cui il cabalista di stanza a Londra (spesso confuso con un altro Baal Sh’em, Israel ben Eliezer) viene raffigurato intento a fare calcoli attraverso un compasso (chiaro riferimento massonico, come la Stella di David in realtà non rappresenta solo un simbolo ebraico ma anche l’alchemico Sigillo di Salomone), e stato di proprietà del “dottore” stesso, per poi passare al suo “mecenate” Aaron Goldsmid e ritornare ai discendenti di Falk nelle vesti del genero Hirsch Kalisch (il cui cognome è stato anglicizzato in “Collins”), nonno della moglie dello storico ebreo Cecil Roth. Infine, dopo esser stato acquisito dal defunto Daniel M. Friedenberg, è passato a un museo religioso ebraico che attualmente ha deciso di metterlo all’asta.

Fonti: Encyclopaedia Judaica; Kestenbaum & Company.

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