Hemingway rassicura Fitzgerald sulle dimensioni del suo pene

La storia è questa: F. Scott Fitzgerald chiede a Hemingway di consigliarlo per un “problema” (diciamo così) sorto tra lui e Zelda. Quindi Scott e Ernest vanno da Michaud per pranzare e discutere. Fitzgerald giura a Hemingway di dire “tutta la verità”, Hemingway ricorda: “Ha bevuto vino a pranzo ma non ha avuto effetti su di lui e non si era preparato per il pranzo bevendo prima”. Comunque, Zelda aveva detto a Scott che il suo pene era troppo piccolo. Ecco Hemingway (da Festa Mobile, tr. it. Luigi Lunari, Mondadori, 2011)

Una volta, molto più tardi, dopo che Zelda aveva avuto quello che allora fu chiamato il suo primo crollo nervoso, e capitò che noi fossimo a Parigi nello stesso momento, Scott mi invitò a pranzare con lui da Michaud all’angolo tra rue Jacob e rue des St-Pères. Mi disse che aveva qualcosa di molto importante da chiedermi e che per lui significava più di qualsiasi altra cosa al mondo e che dovevo rispondergli con assoluta sincerità. Beh, gli dissi che avrei fatto del mio meglio. Da molto tempo quando mi chiedeva di dirgli qualcosa con assoluta sincerità – il che è molto difficile da farsi e io mi ci provavo – quello che gli dicevo lo faceva arrabbiare il più delle volte non quando lo dicevo ma dopo, e in certi casi molto dopo, quando ci aveva rimuginato su. Ed era diventato qualcosa che doveva essere demolito e in certi casi, se possibile, io con esso.

Durante il pranzo bevve del vino ma non gli fece nessun effetto e non si era preparato al pranzo bevendo qualcosa prima. Parlammo del nostro lavoro e di varia gente e lui mi chiese di gente con cui non avevamo più contatti. Io sapevo che stava scrivendo qualcosa di buono e che la cosa gli creava grandi difficoltà per molte ragioni, ma non era di questo che voleva parlare. Io continuavo ad aspettare che venisse a galla questa cosa sulla quale avrei dovuto dire l’assoluta verità; ma lui non la tirò fuori che alla fine del pranzo, come se fossimo lì per una colazione d’affari.

Finalmente quando stavamo mangiando la crostata di ciliege e ordinammo un’ultima caraffa di vino disse: «Tu sai che non sono mai andato a letto con nessuno eccetto Zelda?»
«No, non lo sapevo.»
«Mi sembrava di avertelo detto.»
«No. Mi hai detto un sacco di cose ma non questa.»
«È di questo che volevo chiederti.»
«Va bene. Vai avanti.»
«Zelda ha detto che per come sono fatto non potrei mai soddisfare una donna. E questo è ciò che l’ha sconvolta all’inizio. Ha detto che è una questione di misure. Da quando lo ha detto non mi sono più sentito lo stesso e devo sinceramente sapere.»
«Andiamo in ufficio» dissi. «Oppure vacci prima tu.»
«Dov’è l’ufficio?»
«Le water» dissi.
Tornammo in sala e ci sedemmo a tavola.
«Tu sei assolutamente a posto» dissi. «Sei OK. Non hai niente che non vada. Tu ti guardi da sopra e ti vedi in prospettiva. Vai un po’ al Louvre e dai un’occhiata alle statue e poi torna a casa e guardati allo specchio di profilo.»
«Può essere che quelle statue non siano precise.»
«Sono piuttosto ben fatte. Un sacco di gente farebbe volentieri a cambio.»
«Ma perché me l’avrebbe detto?»
«Per metterti fuori gioco. È il più antico sistema al mondo per mettere uno fuori gioco. Scott, tu mi hai chiesto di dirti la verità e io posso dirti anche molto di più ma questa è l’assoluta verità. È tutto quello che ti serve. Avresti potuto andare da un dottore.»
«Non volevo. Volevo che me lo dicessi tu sinceramente.»
«E adesso mi credi?»
«Non lo so.»
«Vieni con me al Louvre» dissi io. «È qui in fondo alla strada dall’altra parte del fiume.»

Andammo al Louvre e lui guardò le statue ma era ancora in dubbio riguardo a se stesso.
«Fondamentalmente il problema non è quello delle dimensioni a riposo» dissi. «È quello delle dimensioni che raggiunge. È anche poi un problema di angolatura.» Gli spiegai anche come era possibile usare un cuscino e poche altre cose che poteva essergli utile sapere.

«C’è una ragazza» disse «che è stata molto carina con me. Ma
dopo quello che mi ha detto Zelda…»
«Lascia perdere quello che ti ha detto Zelda» gli dissi. «Zelda
è matta. Tu non hai niente che non sia a posto. Abbi solo un po’ di fiducia in te stesso e fai quello che vuole la ragazza. Zelda vuole solo distruggerti.»
«Tu non sai niente di Zelda.»
«Va bene» dissi. «Fermiamoci qui. Ma tu sei venuto a pranzo per chiedermi una cosa e io ho cercato di darti una risposta sincera.»
Ma lui non era ancora convinto.
«Vogliamo andare a vedere qualche quadro?» chiesi. «hai mai visto niente qui dentro al di fuori della Gioconda?»
«Non sono in vena di guardare quadri» disse. «Devo vedere della gente al bar del Ritz.»

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