Ho scritto al Ministro Giuli per sapere se è ancora vivo

Non so se vi avevo detto che negli anni passati ho intrattenuto una fitta corrispondenza col Ministro de a curtura Alessandro Giuli: ci tengo a precisare che la cosa accadde, come si suol dire, “in tempi non sospetti”, cioè prima che le sue terga diventassero argomento di discussione. Sapete, l’affaire Spano, l’assunzione di un militante omosessualista come braccio destro (ahia), e poi effettivamente più nulla. Ma è ancora vivo (stavo per scrivere viva)?

Aridatece Sangiuliano, verrebbe subito da dire, perché la domanda è sempre la stessa: chi vorresti a capo del tuo plotone nella prossima guerra? Del resto ho conosciuto anche il buon Gennaro per tramite del mio “maestro” Piero Vassallo, e di lui ricordo fruttuose discussioni (dal vivo, senza tema di pericolo alcuno, perché non sono una bionda positanese) sul Vico, la cui eredità gli balenava sempiternamente al passaggio della Piazza dedicata al Filosofo a San Carlo all’Arena, dove tra nu panuozzo e na tazzulella e cafe e quelle altre cose che ingurgitano i napoletani ebbe di certo più volte modo di meditare sull’importanza capitale dell’Autore dei Principj di una scienza nuova per la sopravvivenza della Cultura Di Destra In Italia.

Giuli mi era parso di tutt’altra pasta, forse più affine alla mia, ma col senno di poi è stato tutto un inganno: il vero intellettuale era Sangiuliano. Giuli ha svilito la “professione” riducendo il fiumanesimo, il dandismo e il black metal alle proverbiali “mutande di lamiera”.

Probabilmente devo ringraziare il governo Meloni per aver raffigurato in maniera plastica l’eterno dissidio che caratterizza i destrorsi: o fascista, o nazista. Da una parte Dioniso, dall’altra Apollo. Da una parte il puttaniere, dall’altra il sessuofobo (che è probabilmente solo un ricchione mascherato). In una parola, appunto, Benito vs Adolf.

Giusto per precisare: verso la fine degli anni ’90 Gennaro aveva già smesso di studiare, interessarsi, approfondire, praticamente aveva smesso di leggere, adagiandosi sugli allori della “carriera” e dedicandosi in sostanza alla figa (l’espressione è metaforica), cioè all’idea che una volta raggiunto il “successo” ci si potesse semplicemente concentrarsi su come conservarlo. Ecco dunque, dopo gli straordinari esordi per Edizioni Scientifiche Italiane e Giunta (il fior fiore dell’eterno vichianesimo che contraddistingue una Napoli in grado di parlare al mondo senza dover essere sgarruppata e gomorriana), una ridda di volumi su Putin, Hillary e Trump che solo un Rampini avrebbe potuto permettersi.

Al contrario, Alessandro Giuli non ha mai cercato figa (sempre entro metafora, ma purtroppo i risvolti sono amari e non hanno nulla a che fare con gli austeri apoftegmi dei Padri del Deserto). È sempre stato austero, algido, aspro. Non ha mai smesso di studiare e al ridosso dei quarant’anni ha pubblicato un volume non trascurabile sulla tradizione religiosa romana arcaica per la Settimo Sigillo (un ministro che pubblica per Settimo Sigillo… il prezzo si paga comunque).

Per uscire dalla ghettizzazione, uno si attacca a qualsiasi cosa. La destra italica per circa due secoli ha rappresentato il “Partito della Cultura”: come amava ripetere Giano Accame (“maestro segreto” del sottoscritto, come di Sangiuly & Giuly e tanti altri), in Italia l’equazione tra destra è incultura è stata una operazione di guerriglia psicologica ante litteram orchestrata dai comunisti, che invidiavano a Mussolini il coraggio di aver abbandonato i finti “popolani” dell’epoca (socialisti mainstream) per rivolgersi alle schizoteorie futuriste, dannunziane e papiniane.

Vabbè, queste elucubrazioni ve le ho già propinate. La novità è che evidentemente Giuli è stato messo alla Curtura per non fare nulla: una mossa provvidenziale, se vivessimo nel migliore dei mondi possibili in cui la destra se ne frega di intellettualismi e cazzate varie e pensa solo a far soldi e ad andare a figa. Invece no, la destra governativa non fa nemmeno questo, semmai “mette gente” proprio sulla base che essi non facciano nulla. Il mio malessere deriva dal fatto che sono un lavoratore der curturale (l’ambito “cognitivo”, li mortacci loro) e in quanto povero destrorso sono in grado di mettermi negli stessi panni del commerciante rapinato per la cinquecentesima volta alle prese col Ministro degli Interni o di Monsignor Fatturoni che deve capire perché l’altro tizio all’Economia non indice un bel Giubileo Fiscale in linea con le festività romane.

Ma Giuli è ancora vivo? Ndo cazzo sta? Gli ho scritto proprio così sulla sua casella di posta elettronica personale (che presto pubblicherò per sfregio): “Sua Eccellenza, ma ndo cazzo è finita?”.

Sul portale della Direzione generale Cinema e audiovisivo (ma andate a pijarvela in der culo anche per le denominazione) potete vedere quanti soldi sgancia er Ministero per finanziare i “capolavori”, anzi (((capolavori))) del cinema italiano. Cercate l’ultimo film italiano de merda che avete visto (e da ormai trent’anni ogni film italiani è de merda) e guardate l’ammontare dei “contributi selettivi” che ha ricevuto, così fate la fatica doppia di incazzarvi e scazzarvi.

Era in questo contesto che a Giuli si chiedeva di intervenire: basta “investire” miliardi di euro (perché di queste cifre si parla) in opere che a quanto pare non vengono neppure guardate dal regista (se dobbiamo giudicare il montaggio). Si fa riferimento al cinema solo perché è un settore “spettacolare” in tutti i sensi, ma la piaga, come è noto, si estende a ogni livello: non parliamo nemmeno dell’editoria, posto che Giuli ha pubblicato anche opere “giovanili” per la Settimo Sigillo che i giornalisti nemmeno si sono scomodati a scartabellare (eppure Dadafleur del 2001 dava parecchie indicazioni…).

Ecco, Giuli è talmente insignificante che nemmeno un Ber1zz1 va ad indagare sul suo passato nazi-chic. Almeno Mishima, praticamente nelle sue stesse condizioni, in qualche modo aveva fatto parlare di sé. Dai lasciamo perdere che sono troppo incazzato, io mi ero già immaginato l’erezione (lol) di una statua in oro puro a Miguel Serrano nei pressi di Calcata, e invece tutto l’oro di Dongo verrà investito per far risultare Elio Germano calvo in qualche kolossal da milioni e milioni sulla vita di Fausto Bertinotti. Ma annatevela a pija nder culo (solo si nun ve piace).

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