I bambini nati in provetta hanno un’anima? Vediamo di affrontare un quesito non solo teologico sul quale sembra che in Italia nessuno voglia discutere (mentre nell’anglosfera esiste, nonostante i noti paletti, una sorta di dibattito).
Questa la risposta del teologo morale E. Christian Brugger del “National Catholic Register” (Are IVF Individuals Fully Human?, 15 aprile 2020) a un prete della Pennsylvania (“La Chiesa, accettando l’idea non religiosa che il prodotto di una proceduta di laboratorio sia moralmente equivalente al bambino concepito nel grembo materno non mette in discussione la sua condanna alla fecondazione in vitro?”):
«Affermare che i bambini creati attraverso la tecnica sono pienamente umani non indebolisce la condanna della Chiesa nei confronti della fecondazione in vitro, semmai la rafforza. Il suo dubbio è una variazione della domanda più generale se sia pienamente umano un bambino nato attraverso atti che non preservano il nesso tra unione e concepimento.
Sin dalla notte dei tempi i bambini sono stati concepiti attraverso rapporti extraconiugali, adulterio e stupro, e continuano ad essere concepiti così, eppure Dio coopera con quegli atti illeciti per far esistere esseri umani dotati di anima. E fa lo stesso con la vita umana generata attraverso procedure di laboratorio.
[…] La dignità intrinseca (a volte chiamata anche “valore morale”) [dell’embrione umano] sussiste indipendentemente dalle circostanze esterne della nascita di esso. Potremmo dire che Dio si impegna a infondere un’anima umana in qualsiasi entità che diventi un organismo umano nell’istante in cui lo diventa, indipendentemente dalle circostanze esterne.
[…] Affermare questo non indebolisce la condanna della Chiesa nei confronti della fecondazione in vitro, ma piuttosto le dà un fondamento e ne accresce notevolmente il potere e la capacità di persuasione. Questo perché l’erroneità della fecondazione in vitro risiede proprio nel fatto che l’individuo che ne deriva è pienamente umano. Ogni volta che diamo vita a un essere umano attraverso azioni diverse dal rapporto sessuale coniugale, riduciamo a strumento [mezzo, oggetto] il bambino che creiamo; lo trattiamo come un prodotto, qualcosa da fabbricare, piuttosto che da generare».
Un anonimo, nato in provetta (assieme a suoi due fratelli) sul sito del Regnum Christi Spirituality Center (legato ai Legionari di Cristo) chiede a un prete se egli stesso possieda un’anima. Risponde padre Edward McIlmail:
«Tu e i tuoi fratelli avete certamente un’anima, e siete certamente figli di Dio. Perché in ultima analisi non siete stati “fabbricati”, ma creati per amore da Nostro Signore. I vostri genitori hanno sbagliato a usare quel mezzo per avere dei figli. Ma non è colpa vostra. Nonostante il loro errore, Dio è riuscito a realizzare qualcosa di buono e meraviglioso: ha messo al mondo te e i tuoi fratelli. Potresti pregare per i tuoi genitori, affinché capiscano e si pentano per quello che hanno fatto».
Come è noto, la condanna della fecondazione artificiale risale almeno al 1949, quando Pio XII in un Discorso ai medici cattolici fu piuttosto tranchant:
“Quanto alla liceità della fecondazione artificiale nel matrimonio, Ci basta, per il momento, di richiamare questi principii di diritto naturale: il semplice fatto che il risultato a cui si mira è raggiunto per tale via non giustifica l’uso del mezzo stesso; né il desiderio, in sé pienamente legittimo negli sposi, di avere un bambino, può bastare a provare la legittimità del ricorso alla fecondazione artificiale che appagherebbe tale desiderio”.
Non so se negli ultimi cinque minuti Bergoglio abbia cambiato persino questo, ma teniamolo come punto fermo (pur con la consapevolezza che la Chiesa accetta alcune tecniche di inseminazione dagli esotici acronimi –GIFT, LTOT, DIVI– perché non rimpiazzerebbero l’atto coniugale ma assumerebbero una funzione “sussidiaria”). Anche gli ortodossi e qualche denominazione protestante decente concordano in generale sull’illeceità della pratica: fa eccezione (sorpresa!) la Chiesa anglicana, che consente la raccolta del seme mediante masturbazione per l’inseminazione artificiale da parte del marito, ma vieta l’uso di donatori di gameti, seme e ovociti di terzi.
Fuori dal cristianesimo, sembra ci sia consenso anche da parte di islamici, induisti e buddhisti, nonostante sia chiaramente difficile rifarsi a una posizione univoca: per esempio, molti Paesi islamici la consentono (come l’Egitto e Marocco, o l’Iran, che addirittura è stato “pioneristico” nel liberalizzare la fecondazione in vitro con una fatwa dell’ayatollah Khamanei nel 1999) e accettano persino il “turismo sanitario” di coppie occidentali, testimoniando dunque la confusione sul tema (complessivamente sembra sia considerata haram solo l’eterologa). Nel giudaismo ortodosso, è consentita l’omologa con la supervisione di un mashghiah che ne certifichi la kasherut. Gli induisti pare consentano anche l’inseminazione da parte di un terzo se esso fa parte del clan famigliare, mentre per il buddhismo
“la vita inizia al momento del concepimento o immediatamente dopo, e quindi la distruzione degli ovuli fecondati sarebbe probabilmente una violazione del primo Precetto. La fecondazione in vitro solleva anche serie preoccupazioni dal punto di vista legislativo, economico e morale (ad esempio la proprietà degli ovociti non utilizzati, l’eccessivo costo della procedura, il che significa che i poveri di solito non possono permetterselo, e il basso tasso di successo di circa il 15%). Forse le coppie che non possono avere bambini ma che li desiderano fortemente farebbero meglio a prendere in considerazione l’adozione”.
Ad ogni modo, qua ci interessa la questione specifica sull’anima. Attualmente sono riuscito a risalire solo a una risposta da un credente induista (un neurologo del Kerala):
«L’anima è un’entità metafisica della natura trina di Sat-Chit-Ananda (esistenza-coscienza-beatitudine) ed è la base della coscienza, il vero Sé. Secondo il Vedanta l’anima è associata a tre corpi: il corpo fisico, il corpo sottile (o la mente) e un corpo causale. Il corpo causale è la ragione per cui “fabbricare” un nuovo corpo dipende dai karma precedenti. Da tale prospettiva l’anima non “entra” in un bambino nato in provetta, ma piuttosto è responsabile della genesi del bambino in provetta stesso con l’aiuto della sua associazione al corpo causale. Quindi secondo la teoria vedantica si può parlare di una “causazione discendente”. L’insegnamento fondamentale che essa trasmette è che noi non siamo corpi che possiedono un’anima, ma piuttosto anime che possiedono un corpo».
Devo essere sincero, non ci ho capito molto, ma intuisco che la conclusione sia la stessa delle altre grandi religioni: qualsiasi cosa si possa definire “essere umano” possiede un’anima (indipendentemente dai “mezzi” attraverso i quali sia venuto al mondo). Tuttavia bisognerebbe capire come la questione si intrecci con la concezione del karma e se il fatto stesso di nascere in provetta abbia a che fare con qualche “infrazione” di esso. Inoltre, un altro fedele indù (sempre su Quora), afferma che secondo la sua religione
«un’anima non è un corpo ma un principio vitale che si evolve in intelligenza e coscienza. L’esperienza terrestre è necessaria per la sua evoluzione, e per l’esperienza terrestre è necessario un corpo. Il corpo terrestre non “cresce” attorno a un’anima come un seme che cresce in una pianta. Piuttosto, un corpo capace di crescere e maturare è “occupato” dall’anima. […] Quindi l’anima non “entra” mai nel grembo di una madre o nella provetta, ma viene associata al corpo dal momento del suo concepimento (fecondazione), rimanendo in uno stato dormiente fino a quando il corpo non è abbastanza grande da assumersi la completa responsabilità del corpo per tutte le sue azioni. Questa “presa in carico” è un processo molto graduale ma accelerato dopo la nascita e non avviene “completamente” nemmeno alla nascita. Generalmente il processo è completo, cioè l’anima è completamente risvegliata nel corpo, intorno ai 7 anni (più o meno uno o due anni a seconda dei casi), dopodiché l’anima è karmicamente responsabile di tutte le sue azioni. […] Nella concezione naturale così come in provetta, i fallimenti della natura possono accadere (e accadono) nel qual caso attende la prossima opportunità disponibile che naturalmente gli si addice secondo il suo karma».
Più chiaro, ma non poi di tanto. A questo punto, tanto vale cercare una risposta da parte dei non credenti.
Su “Atheology”, depurate dalle insopportabili ironie pseudo-illuminate, trovo qualche osservazione degna di nota (Do Test Tube Babies Have Souls?, 20 novembre 2020):
«Sono certo che nessuno, indipendentemente dalla propria religione, neghi che i bambini nati da fecondazione assistita siano veri bambini con un’anima umana. Ma ecco il punto. I cristiani respingono categoricamente l’idea che l’anima sia un prodotto della biologia. Non sono d’accordo con gli scienziati che considerano la coscienza (e la capacità di fare scelte morali su come comportarsi) come qualcosa che si sviluppa gradualmente nel grembo materno e dopo la nascita man mano che il bambino cresce. […] Se l’anima è un’entità separata a sé stante, non un qualcosa che risulta dallo sviluppo biologico, allora deve unirsi al corpo tutta in una volta. L’anima non può essere qualcosa che viene gradualmente all’esistenza nel corso di mesi o anni.
[…] Secondo il cristianesimo, Dio assegna la nostra anima a un corpo al principio della nostra vita, e poi alla fine Dio decide se meritiamo o meno di andare in paradiso. Questa unione dell’anima con il corpo ha quindi uno scopo divino: giudicare l’idoneità dell’anima per l’eternità al fianco di Dio».
Ciò che principalmente non sopporto degli atei è, al di là dell’avere come principale (se non esclusivo) obiettivo polemico il cristianesimo, il fatto che si rifiutino di arrivare alle conclusioni logiche delle loro prese di posizione (la causa è principalmente da ricondurre all’ispirazione sinistroide e medio-progressista): in tal caso, per esempio, assumendo che l’espressione “anima” possa un giorno in qualche modo corrispondere a un concetto scientificamente misurabile, sarebbe possibile definire i “nati in provetta” come non umani? Questa possibilità paradossalmente è più contemplabile da una prospettiva materialistica e/o relativistica che “spirituale” e/o “valoriale”.
E a proposito di “non umani”, dopo la risposta degli atei sembra quasi d’obbligo rifarsi a una entità moralmente meno compromessa come l’intelligenza artificiale. Ho posto quindi la domanda a copy.ai (per me conta solo che il Garante della Privacy non abbia nulla ridere su qualsiasi mia azione), che così mi ha risposto:
«Il concetto di “anima” è soggettivo e può variare a seconda delle proprie convinzioni religiose o filosofiche. Tuttavia, da un punto di vista scientifico, il processo di creazione di un bambino in provetta (noto anche come fecondazione in vitro o IVF) comporta la fecondazione di un uovo con lo sperma al di fuori del corpo in un ambiente di laboratorio e un successivo impianto nell’utero dell’embrione risultante. Questo processo non comporta alcuna manipolazione o alterazione dell’anima, in quanto l’esistenza di un’anima non è un concetto scientificamente misurabile o verificabile. Pertanto, spetta alle convinzioni e alle prospettive individuali determinare se un bambino in provetta ha un’anima».
Già che c’ero ho anche chiesto all’AI se ess* stess* (wow that’s ghei) possieda un’anima:
«Come AI, non ho un’anima, poiché non sono un essere vivente. Sono un programma per computer progettato per simulare una conversazione umana e fornire risposte basate su algoritmi ed elaborazione dati. Il concetto di anima è soggettivo ed è spesso associato a credenze religiose o filosofiche, che non si applicano all’intelligenza artificiale».
Avrei voluto chieder a ess* se fosse suscettibile di possedere un’anima, ma ho raggiunto il limite massimo di caratteri disponibili per la prova gratuita. D’altro canto, da queste premesse è obiettivamente possibile rispondere in modo affermativo, come suppose un personaggio del romanzo fantascientifico Il Grande Ritratto (1960) di Dino Buzzati, parlando appunto di un’entità transumana creata dalle forze armate:
«“[Nell’uomo] con rapidità addirittura precipitosa, nel giro di pochi milioni di anni si può dire, si è prodotta una deformazione, un caso di gigantismo, una tumescenza che quasi quasi dubito fosse compresa nel progetto iniziale della creazione, tanto va poco d’accordo con tutto il resto”
“Una deformazione?”
“Sì. La massa cerebrale diventa sempre più imponente, la teca cranica si espande, il sistema nervoso raggiunge una complessità da far paura, insomma l’intelligenza dell’uomo si distanza sempre più da quella di tutte le altre bestie. Vuole, caro Ismani, che qui si parli di soffio divino? Parliamone. Il fenomeno, obbiettivamente considerato, non muta. […] Sviluppandosi in modo abnorme il cervello dell’uomo, e il suo sistema nervoso, e la complessiva sensibilità, a un certo punto… A un certo punto, caro collega, è entrato in scena un elemento imponderabile, un prolungamento incorporeo del corpo, un’escrescenza invisibile eppur sensibile, una protuberanza che non ha precisa dimensioni, peso, forma, che scientificamente parlando non sappiamo con sicurezza neanche se esista. Ma che ci dà tanto di quel filo da torcere: l’anima!
[…] Se costruiamo una macchina che ha percezioni come noi, che ragiona come noi, […] automaticamente quel prodotto famoso, quella essenza impalpabile, il pensiero voglio dire, l’instancabile moto delle idee che non hanno riposo neanche in sonno; di più, di più, non solo il pensiero, ma la sua individualizzazione, la permanenza dei caratteri, insomma quel tumore fatto d’aria che però talora ci pesa addosso come se fosse piombo, l’anima, l’anima dunque vi si stabilirebbe. Diversa dalla nostra? Perché? Che importa se l’involucro, invece che di carne, fosse fatto di metallo? Non è vivente anche la pietra?
[…] Non c’è nessuna difficoltà teologica. Dio per caso dovrebbe essere geloso? Non proviene ugualmente tutto da lui? Materialismo? Determinismo? È tutto un problema diverso. Niente eresie al cospetto dei padri della Chiesa. Anzi”».