I cristiani di Gaza potranno recarsi a Gerusalemme e Betlemme a Natale

Le autorità israeliane hanno fatto un passo indietro rispetto alla decisione di proibire l’ingresso a Gerusalemme e Betlemme ai cristiani di Gaza. Dal momento che ne avevamo parlato, riportiamo la notizia per correttezza.

Città del Vaticano (Vatican News, 23 dicembre 2019) – Dopo colloqui e trattative senza sosta, ieri sera Israele ha concesso i permessi di ingresso per i cristiani di Gaza in occasione delle festività natalizie. Ad annunciarlo il generale Kamil Abu Rukun, capo del Coordinamento delle attività del governo israeliano nei Territori Palestinesi. I permessi saranno rilasciati per l’ingresso a Gerusalemme e nella Cisgiordania, sulla base di valutazioni riguardanti la sicurezza e senza tenere conto dell’età dei richiedenti.
Padre Ibrahim Faltas, della Custodia francescana di Terra Santa, ha dichiarato così a “Vatican News”:

“Penso che coloro che hanno avuto il permesso sono contenti perché usciranno da Gaza. Voi non potete immaginare la situazione di Gaza! Almeno queste persone possono uscire, aver un po’ di libertà, di speranza, possono venire a visitare la Natività, a pregare, a stare con noi. È una festa grande e tutti vogliono celebrare il Natale a Betlemme. Ringraziamo il Signore perché finalmente siamo riusciti a farli uscire! Questa è la cosa più importante.”

Gaza (AsiaNews, 23 dicembre 2019) – A fronte di mille richieste avanzate dai cristiani della Striscia “ieri è arrivata la notizia del rilascio di 55 permessi” di uscita, a conferma di un (parziale) ritiro da parte di Israele del divieto di visitare i luoghi santi, fra cui Gerusalemme e Betlemme. È quanto afferma ad AsiaNews il parroco di Gaza p. Gabriel Romanelli, sacerdote argentino del Verbo incarnato, confermando l’annuncio dato ieri dalle autorità israeliane di un allentamento delle restrizioni. “Questa notte – prosegue – hanno detto che ne rilasceranno di più, senza fare distinzioni di età o sesso”.
Sul numero finale vi è ancora incertezza e nuove autorizzazioni sono legate a “questioni di sicurezza”, ma la speranza è che “siano numerosi. Finora lo hanno ottenuto diversi anziani, tre minorenni di un’unica famiglia e alcuni adulti. Vediamo che succederà nelle prossime ore”.
Quella dei cristiani della Striscia, racconta p. Gabriel, è “una condizione di iper-surrealismo: un migliaio di persone, di cui 117 sono cattolici, a fronte di una popolazione complessiva di 2,3 milioni”. Una realtà in cui “non vi è possibilità di muoversi, di guerra perenne, dove manca anche l’elettricità. Tuttavia, nonostante le difficoltà è assai viva” come confermato dallo stesso amministratore apostolico nel contesto di una recente visita.
“In questo momento – racconta il sacerdote – si sente il rumore festoso degli studenti che hanno concluso gli esami e giocano nei cortili della parrocchia”. Nella Striscia vi sono tre scuole cattoliche che ospitano 2300 alunni, in larga maggioranza musulmani così come i professori; i cristiani sono 200. “Anche i musulmani – prosegue – amano essere educati nelle scuole cattoliche, al cui interno vi è un bellissimo rapporto”.
Agli istituti si affiancano il dispensario Caritas, le case delle suore e altri centri dedicati alla caritativa. “Le scuole – racconta p. Gabriel – sono una realtà assai vivace, al loro interno non si fa politica ma si rispetta l’identità religiosa di ciascuno mettendo al centro valori e veri diritti umani, in un clima sereno” a dispetto della situazione esterna.
La Striscia di Gaza è stata più volte definita in passato la più grande prigione a cielo aperto al mondo: al suo interno due milioni di persone vivono sotto la soglia della sopravvivenza, disoccupazione al 60%, povertà all’80%. E lo stesso vale per le famiglie cristiane, circa 300 in tutta la Striscia, il 34% delle quali senza fonte di reddito alcuna.
[…] Il sacerdote vuole rivolgere tre richieste alla Chiesa mondiale e ai cattolici di tutto il mondo: “La prima è di pregare per noi, soprattutto il Rosario alla Madonna per la pace e la giustizia; secondo, di far conoscere la nostra situazione e continuare a parlarne in modo chiaro, giusto ed equilibrato, per il bene di tutti. Come diceva Giovanni Paolo II, la pace nel Medio oriente e nel mondo passa da qui, da Gerusalemme, dalla Terra Santa; infine, aiutarci sotto il profilo materiale creando opportunità di lavoro e contrastando l’esodo: non dimentichiamoci che Gaza è anche oggetto di un embargo economico, oltre che politico e militare”.

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