Il quotidiano britannico di sinistra “Morning Star” celebra l’istituzione di “campi di rieducazione” curdi per gli ex militanti dell’Isis. Praticamente è la stessa cosa che fanno i cinesi con gli uiguri, ma quando si parla di “Kurdistan” per i media internazionali vale l’omnia munda mundis.
Ambitious Isis rehabilitation programme initiated in Rojava
(Morning Star, 20 dicembre 2020)
Il Rojava Information Center, organizzazione indipendente con sede nella regione autonoma curda nel nord della Siria, ha annunciato un “ambizioso programma di riabilitazione” nei confronti degli ex militanti dell’Isis, offrendo ai membri dei ranghi inferiori dell’organizzazione formazione e istruzione per liberarli dalla loro velenosa ideologia.
Il programma include sessioni di discussione e altre iniziative correlate a un nuova idea di giustizia che ha lo scopo di spezzare il ciclo della violenza che ha portato all’ascesa dell’Isis in tutta l’area. Il programma si svolgerà nel campo di al-Hol, che ospita circa 73.000 membri dell’Isis detenuti dopo la sconfitta del gruppo da parte delle Forze Democratiche Siriane a guida curda nel 2017. Circa 13.000 dei detenuti sono donne e bambini, ai quali si aggiungono circa 2.000 combattenti Isis catturati sui campi di battaglia.
Mentre la comunità internazionale continua a ignorare gli appelli delle Forze Democratiche Siriane e delle autorità del campo di riprendersi i propri cittadini e processarli nei rispettivi Paesi di appartenenza, le cattive condizioni di al-Hol rischiano di trasformarla in “una bomba a orologeria” in grado di offrire nuove leve all’Isis.
Quest’anno sono stati sventati più di 800 tentativi di fuga: per i funzionari responsabili della sicurezza regione, coloro che riescono a fuggire di solito tornare nei ranghi del cosiddetto “Stato Islamico”, come i 750 scappati durante l’invasione dello scorso anno da parte della Turchia, che ha bombardato le vicinanze del campo di Ain Issa. Negli ultimi giorni è in corso un ulteriore attacco alla regione, con missili che colpiscono aree abitate dai civili; oggi, nel silenzio del mondo intero, è stata lanciata un’offensiva di terra degli alleati jihadisti della Turchia nell’Esercito Nazionale Siriano.
Gli appelli dei funzionari del Rojava all’organizzazione di un processo internazionale ai membri dell’Isis sono stati ignorati: ecco perché sono stati istituiti tribunali locali focalizzati sull’istruzione e la riabilitazione, allo scopo di facilitare il reinserimento nella società degli ex combattenti jihadisti.
Per esempio sono state organizzate lezioni di “Islam democratico” allo scopo di spezzare la morsa ideologica dell’Isis e smentirne l’interpretazione dogmatica del Corano. A occuparsene un’assemblea interreligiosa che vede il coinvolgimento di musulmani, cristiani e yazidi, le tre principali fedi della regione. I detenuti più giovani vengono sottoposti a un programma strutturato di attività educative e sportive e lezioni di lettura e scrittura.
Suli, ex-Isis con la cittadinanza americana, ha dichiarato all’agenzia mediatica curda: “Qui mi piace, sto meglio di prima. Possiamo giocare a calcio, imparare cose nuove, seguire ottime lezioni. Tutto va molto meglio. I guardiani mi trattano bene. A volte mi lasciano parlare con mia madre o andare a trovarla nel campo di Hol. È contenta che io possa imparare e studiare”.
Recentemente è stata annunciata un’amnistia generale per i cittadini siriani nel campo condannati per crimini minori, che ha coinvolto 631 prigionieri condannati per terrorismo che hanno scontato più della metà delle loro pene e altri 253 che hanno visto le loro condanne dimezzate.
Il ricatto dei curdi: “Non potremo più controllare i detenuti dell’Isis”