I giovani maneschi leggon tutti Dostoevskij

In molti -troppi- mi hanno segnalato l’arresto di un 22enne nazista e incel che progettava (almeno a parole, magari dopo un Tavernello di troppo) attentati a manifestazioni femministe e stragi scolastiche stile Kansas City. Così l’Ansa ha sintetizzato il credo di questo “soldato politico” sui generis:

“Voglio fare una strage a una manifestazione di femministe. Donne ebree e comuniste sono i nostri nemici. Le donne moderne sono senza sentimenti, bambole di carne da sterminare”. Sono frasi del suprematista savonese intercettate dagli investigatori. Mentre il giovane è intercettato dice anche: “Gli ebrei sono il male primo da eliminare. Gli ebrei sono nati per distruggere l’umanità“. E ancora: “Io una strage la faccio davvero. L’unica cosa da fare è morire combattendo. Ho le armi. Farò Traini 2.0”, l’uomo che nel 2018 sparò in centro a Macerata, 6 feriti. “Meglio morire con onore in uno school shooting che vivere una vita di merda”.

There’s a lot to unpack here, come direbbero i soyboy di Reddit. Eh? Se parlassi ancora italiano forse riuscirei a farmi capire. In ogni caso, probabilmente è soltanto una questione di memini che hanno preso una brutta piega, ma un po’ di galera non ha mai fatto male a nessuno. Specialmente a questi incel, “i terroristi bianchi che odiano le donne” (TG1). Nel frattempo la pagina fb Squadre Speciali Memetiche ha indicato l’arrestato come uno dei suoi admin: probabilmente una trollata alla quale però hanno creduto tutti (quindi è vera). Dunque c’è stato un lieto fine: quel signore è stato già arrestato, abbiam mandato la polizia a casa di questo signore che è stato arrestato, dovrà rendere conto di quello che ha detto, provare, documentare, intanto adesso è in galera!

Che altro aggiungere? Chi mi ha segnalato la notizia (non leggo giornali e non ho la tv) era effettivamente preoccupato che il nazicel in questione avesse spammato anche il mio blog. Qualcuno, tra il serio e il faceto, si è persino “dissociato” in privato (tra i maschi soli sono piuttosto diffusi disturbi deliranti di tipo persecutorio, dunque non si ha mai la certezza quando uno stia effettivamente scherzando).

Allora, ammettiamo qualche piccola verità: prima di tutto, il mio pubblico è molto più femminile di quanto ci si potrebbe aspettare. Sì è una cosa imbarazzante, se non fosse che il sottoscritto ha sempre affermato di non ambire a onori e gloria (mica voglio ridurmi a morto di figa leggendario come Leopardi o Pavese), ma solo alla figa, cioè a una fidanzatina. Perciò tutto quello che scrivo serve fondamentalmente per farmi notare dalle d-parola, il resto è miseria (la cultura, la politica, i meme).

Inoltre ho già chiarito spesso che anch’io mi definisco “incel” perché cerco una relazione e non sesso occasionale (se talvolta affermo il contrario è per venire incontro alle femoidi che, come sostiene la scienza, amano gli stronzi e non i maschi deboli bisognosi d’affetto). Talvolta ho cercato di spiegare i motivi per cui ho adottato il termine con un fanatismo da normie, anche se sulla lunga distanza è saltato fuori che esprimere la propria condizione incel per il sottoscritto si sia rivelata una strategia riproduttiva efficace.

Per questo, nonostante sia forse un po’ ipocrita definirmi ancora tale (probabilmente sono solo un mentalcel, cioè un autistico che non riesce a valorizzare il proprio fenotipo alpinode o come si dice), la questione è ormai “sentimentale”, nel senso che io nella vita non ho mai rimediato figa facendo l’intellettuale o il palestrato, il modaiolo o il punk, il melomane o il metallaro, il vegetariano o il gourmand, il bravo ragazzo o la merdaccia, lo studente o l’insegnante, il tossico o lo straight-edge, il perbenista o il degenerato, il cattolico o il satanista. Solamente sotto questo benedetto senhal ho suscitato un minimo di interesse e persino attrazione da parte delle femmine. Amen.

Tutto ciò per precisare che sarebbe onorevole finire in galera in quanto incel, ma a patto che tale definizione non abbia nulla a che fare col “costituire un’associazione con finalità di terrorismo nonché svolgere azione di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale aggravata dal negazionismo”. Questa è roba da plebs, normie, boomer. Vabbè che quando uno è giovane è un barbaro verticale e non è in grado di porre alcun diaframma tra ciò che fa e ciò che crede (in modo da poter violare sistematicamente qualsiasi principio che si è auto-imposto), però in questa storia la libertà di parola c’entra poco (e poi il free speech è una americanata, ammettiamolo: ha ragione Žižek, qualsiasi cosa abbia detto).

Per esempio, non è vietato, in Italia, esprimere la propria avversione nei confronti di ebrei e donne, anche contemporaneamente: basterebbe prendere quei passaggi di Sesso e carattere di Otto Weininger nei quali l’Autore sostiene che “l’ebreo è donna” (in quanto entrambi materiali e immorali, nonché “privi di umorismo”) e farci i meme. Il resto (la violenza, le minacce) è appunto roba da boomer con i social intasati da quei tazebao motivazionali tutti colorati, che ai tempi mi avevano peraltro ispirato uno dei tanti meme senza successo (quelli di successo di solito me li rubano), Terron Saddam.

La violenza non è da uomini. Lo stesso Weininger ammetteva che Gesù non fosse né ebreo né donna, poiché era riuscito a emanciparsi dalla sua condizione tramite il sacrificio: per un soldato politico evocare qualcosa di diverso dal martirio è già di per sé disdicevole. Non è un caso che l’arrestato abbia nominato unironically Breivik, che è poi la stessa cosa che fanno regolarmente i parenti terroni istigati dalle severe reprimende di Mario Giordano.

L’incel che vuole iscriversi ai terroristi probabilmente desidera solo statusmaxxare, o per essere ancor più specifici thugmaxxare (“apparire aggressivi e dominanti per attrarre le femmine”): ma così da una parte riconosce implicitamente che la storia del bf (bel faccino) è una balla, dall’altra si abbassa ai livelli delle femoidi che sommergono di lettere d’amore i serial killer. Un po’ come lo stragista norvegese che nel suo manifesto affermava di agire anche in nome del femminismo: rappresentazione plastica dell’incapacità dello pseudo-matriarcato che ci governa di incanalare la mascolinità secondo civiltà e giustizia.

Dare alle d-parola quello che segretamente desiderano (in sostanza un po’ di “triade oscura”) non pare dunque il modo migliore per stabilire il proprio diritto patriarcale (a meno che non sia per trollarle). Altrimenti tanto varrebbe fare il serial killer del cazzo senza nascondere il proprio stragismo insensato dietro le nobili maschere del razzismo, del sessismo, dell’omofobia e del luteranesimo scandinavo. Tutt’al più, se proprio si deve, ci si rifaccia al Manifesto del Surrealismo di André Breton: “L’azione surrealista più semplice consiste, rivoltella in pugno, nell’uscire in strada e sparare a caso, finché si può, tra la folla” (« L’acte surréaliste le plus simple consiste, revolvers aux poings, à descendre dans la rue et à tirer au hasard, tant qu’on peut, dans la foule »).

Ma anche questa non sarebbe altro che cattiva letteratura. È un male, perché l’atto stesso di leggere è stato inventato dagli uomini per trovare un minimo di sollievo alla mancanza di figa: “Chi legge, fin tanto che sta leggendo, non fa danno” (Robert Walser, ma in realtà il solito Calasso). A tal proposito, è doveroso soffermarsi su quel famoso adagio, “I giovani maneschi leggon tutti Dostoevskij”, regolarmente frainteso perché non espresso come imperativo (“leggan”): non si tratta di una mera apologia della violenza, né (nella forma da me proposta) di un’oscena sublimazione. È solo la constatazione che è inutile andare in giro a far danni, perché legger Dostoevskij consente di testimoniare una violenza irrealizzata ma possibile fintanto che assoluta (e viceversa).

Altrimenti ci si riduce a credere alle balle dei giornali, come la bufala dei due giovani russi che si sparano per colpa di Kant (ricordate, ai tempi l’avevano screenshottata tutti): riportata come un diverbio sulla dialettica trascendentale (quel giorno i gazzettari avranno preso d’assalto Wikipedia), in realtà era una delle discussioni più normie di sempre, dal momento che riguardava incidentalmente la “nazionalità” del filosofo. Cioè Kant non c’entrava nulla con quei due alcolizzati: la diatriba verteva sull’eventualità che le eccellenze di Kaliningrad dovessero essere considerate russe a titolo onorifico anche ai tempi in cui la città era ancora la sublime Königsberg, capitale della Prussia Orientale (ipotizzo che uno dei due avesse un trisavolo tedesco del Volga o che ne so?). Certo, qualcosa sapevano pure i due ritardati, ma da qui a trasformarli in epitomi viventi dello spirito dostoevskijano ce ne passa. Oddio, messa giù così in verità sembra ancora più interessante di quanto riportato, ma è normale che cazzate del genere finiscano nel sangue: immaginate dover difendere il buon nome di “Marko” Polo nell’Istria slavizzata.

Cioè hai capito ripigliatevi datevi una calmata.

2 thoughts on “I giovani maneschi leggon tutti Dostoevskij

  1. Guarda questi si suiciderebbero dopo aver letto il retro della confezione dei cereali. Molti depressi suicidi dicono “siccome ho letto questo libro allora sono profondo, toh mi suicido così la gente penserà sicuramente che sono profondo e ho capito la vita, uhhh guarda quanto sono profondo, adesso mi ammazzo”. Si, insomma, si ammazzano dopo aver letto dei libri.

    Madonna santa. Non è che se hai letto dei libri allora sei profondo e ti devi suicidare per forza. Molte volte la depressione è causata da basso livello di T, altre volte è un problema di alimentazione, altre volte ancora è causata da carenza di rapporti sociali. Ma che ne so, non sono psicologo. Piglia dei multivitaminici e vai a parlare con un dietologo.

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