I greci sono tornati europei?

Vignetta anti-greca di un quotidiano olandese (2015)

Le più alte cariche europee esprimono piena solidarietà alla Grecia impegnata a difendere il confine con la Turchia nella maniera meno filantropica e umanitaria possibile. Tale atteggiamento sembra dimostrare indirettamente un cambio di sensibilità da parte dell’Unione nei confronti di Atene: che i greci siano finalmente tornati europei?

Ricordiamo quando nel giugno 2015 la Welt pubblicò un allucinante editoriale (Griechenland zerstörte schon einmal Europas Ordnung) che poi fu costretta a rimuovere dal sito per le accuse di razzismo. L’articolo rientrava, in maniera nemmeno tanto discreta, nella campagna anti-greca scatenata dall’establishment tedesco per cacciare Atene dalla zona euro: “I greci hanno già distrutto una volta l’ordine economico europeo… I greci non sono i veri greci… sono un miscuglio di slavi, bizantini e albanesi modellato dai turchi” (Eine türkisch überformte Mischung aus Slawen, Byzantinern und Albanern).

Il quotidiano merkeliano, come ricordò all’epoca Keep Talking Greece, pareva far sue le teorie razziste dell’austriaco Jakob Philipp Fallmerayer, che nella sua storia del Peloponneso (Geschichte der Halbinsel Morea während des Mittelalters) sostenne che i “veri elleni” fossero stati sostituiti da popolazioni slave durante il periodo delle migrazioni.

“La razza degli elleni è stata spazzata via dall’Europa. La bellezza fisica, l’intelligenza, l’armonia innata e la semplicità, l’arte, la competizione, le città, i paesi, lo splendore delle colonne e dei templi. Persino il suo nome è scomparso dal continente greco. Nemmeno la minima goccia di sangue ellenico scorre nelle vene della popolazione cristiana oggi presente in Grecia”

Come osservava ancora Keep Talking Greece (“Greeks are not real Greeks” claims German WELT, favoring a DNA-based EU-membership, 14 giugno 2015),

Nell’articolo del Welt, gli autori fanno riferimento alla Battaglia di Navarino del 1827, durante la guerra di indipendenza greca (1821–32), quando le grandi potenze (Gran Bretagna, Francia e Russia) sconfissero l’armata ottomana e posero le basi per l’indipendenza greca dal Sultano. Secondo il quotidiano tedesco, tuttavia, le grandi potenze non furono mosse da obiettivi geopolitici, ma da principi nobili e romantici: “Le tre potenze agirono in contraddizione con il postulato che i popoli non possono ribellarsi ai monarchi, solo in obbedienza al romanticismo di un europeo occidentale che non voleva che i discendenti di Omero, Socrate e Pericle soccombessero contro i turchi”.
[…] Per la Welt però le grandi potenze aiutarono i greci “per la ragione sbagliata”, perché “i greci non erano veri greci”, afferma il quotidiano tedesco evocando la purezza razziale, l’atteggiamento di superiorità e arroganza del Nord Europa rispetto al Sud: “L’idea che i greci moderni discendessero da Pericle e Socrate e non da un misto di slavi, bizantini e albanesi modellato dai turchi, era una convinzione comune nelle élite europee, e anche gli architetti dell’Unione non posso sfuggire a tale superstizione. A causa di questo errore di fondo, la Grecia, seppur malmessa, è stata fatta salire a bordo della barca europea negli anni ’80. E ora subiamo le conseguenze di questa scelta giorno per giorno”.

Prima che il pezzo venisse rimosso, molti commentatori avevano espresso pareri positivi sulla nuova teoria razziale scaturita dal liberalismo oltranzista euro-occidentale: “I dorici e gli ionici erano biondi, con gli occhi azzurri e alti, mentre i greci di oggi hanno i capelli scuri e gli occhi castani”.

Oggi la Welt deve evidentemente cambiare tono, anche se non rinuncia a un po’ di odio anti-greco intervistando Gerald Knaus, l’architetto dell’accordo UE-Turchia (uomo di ferro di Soros dal 1999, quando gli finanziò un think tank a… Sarajevo), che non rinuncia ad accusare pesantemente Atene (“La Grecia viola le convenzioni internazionali, i trattati UE e la legge nazionale”), ancora con quel sottinteso che i levantini non riescono a fare le cose perbene come i tedeschi. Forse i greci dovrebbero cominciare a convincersi che il loro nemico non è -soltanto- ad Ankara, ma a Berlino, e lasciare che a gestire milioni di profughi in maniera più “efficiente” sia il decadente apparato merkeliano.

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