I lavoratori americani stanno acquisendo una coscienza di classe contro l’obbligo vaccinale – e la sinistra li odia

La Southwest Airlines ha cancellato oltre mille voli questo fine settimana. Migliaia di passeggeri sono rimasti bloccati negli aeroporti di tutta l’America, dopo che un quarto dei voli non è decollato. La Southwest ha incolpati misteriosi problemi di controllo del traffico aereo per le cancellazioni, ma esse sembrano in realtà legate al nuovo obbligo del vaccino anti-covid imposto dalla compagnia, che i suoi piloti hanno cercato di bloccare per via legale.

I voli cancellati sono stati causati da una “malattia” dei piloti che si sono rifiutati di vaccinarsi? Il sindacato ha negato, ma quando l’Amtrak ha iniziato a cancellare i treni domenica pomeriggio a causa di “problemi imprevisti riguardanti gli equipaggi”, ha iniziato a circolare l’idea che si stesse preparando uno sciopero generale, una risposta ai licenziamenti di massa di altri americani della classe operaia e della classe media —infermieri e agenti di polizia—che hanno rifiutato il siero.

Ci si sarebbe aspettati che la sinistra sostenesse quella che appare a tutti gli effetti come un’azione collettiva da parte della classe operaia americana. C’è stato un tempo, qualcuno ricorderà, in cui la sinistra rappresentava i lavoratori. Invece, voci di spicco progressiste hanno definito i dipendenti della Southwest come “terroristi” e hanno chiesto il loro licenziamento di massa, assieme a quelli di infermieri e poliziotti.

Questa inversione politica non è avvenuta dall’oggi al domani. Più di recente, è un’estensione del divario di classe, acuito dalla pandemia, tra chi può lavorare in sicurezza nelle proprie case e quelli che invece hanno dovuto affrontare il virus per sostenere le loro famiglie: commessi, fattorini, autisti, piloti, proprietari di piccole imprese e, naturalmente, operatori sanitari. Un divario tanto di classe quanto economico: quelli che “hanno studiato” contro la classe operaia. E in questo caso, se i democratici hanno sostenuto i lockdown, i repubblicani si sono schierati dalla parte di chi doveva uscire di casa per lavorare o di chi non aveva più nemmeno il lavoro.

Dunque ora ci ritroviamo i conservatori che plaudono alle proteste dei piloti e i liberal che dai loro uffici “domestici” tifano per le aziende pronte a licenziare chi rifiuta il vaccino. Non importa che questi lavoratori abbiano già gli anticorpi o utilizzino ogni cautele per evitare il contagio (dopo aver resistito al virus nei luoghi più pericolosi e infestati mentre i liberal si facevano le quarantene in panciolle). Non importa che anche Black Lives Matter consideri l’obbligo vaccinale discriminatorio e razzista nei confronti della popolazione di colore.

Tutto questo però non è iniziato con la pandemia, ma molto prima. E non è nemmeno un fenomeno puramente americano. L’economista francese Thomas Piketty ha documentato un massiccio cambiamento nelle democrazie occidentali in tutto il mondo a partire dagli anni ’60, quando i partiti politici di sinistra hanno perso la loro base operaia per diventare rappresentanti delle élite o degli “istruiti”.

Non si tratta però nemmeno soltanto di istruzione. Bisogna infatti osservare che la nuova base progressista è sempre più benestante. Il divario di classe ha portato le minoranze a votare per i repubblicani, un cambiamento ispirato quasi interamente dai membri della classe operaia di quelle comunità.

Per molto tempo, l’attrito degli elettori della classe operaia col Partito Repubblicano è stato letto come un successo propagandistico. Nel suo bestseller del 2005 What’s the Matter with Kansas?, Thomas Frank ha sostenuto che la classe operaia bianca stava votando per i repubblicani perché i conservatori li avevano convinti ad abbandonare i propri interessi. La verità è più complessa: con i democratici alla guida della globalizzazione, entrambi i partiti hanno abbandonato la classe operaia dal punto di vista economico, ma se non altro i repubblicani non hanno deriso i valori in cui i lavoratori credono.

Quando le élite liberal hanno puntato sulla Nike o sull’American Express come nuovi paladini del progressismo, i media conservatori e i politici repubblicani hanno potuto farla franca semplicemente non guardando dall’alto al basso i valori degli americani della classe operaia, che tendono ad essere più conservatori su una serie di questioni.

Ciò a cui assistiamo ora è la possibilità che la classe operaia americana sviluppi una coscienza di classe populista anche dal punto di vista economico. Costretti a difendere la loro autonomia di fronte all’obbligo di vaccinazione, gli americani della classe operaia in tutti i settori puntano a lottare come forza collettiva. E anche se non accettano di combattere le battaglie della sinistra elitaria odierna, tale fenomeno costringe comunque i democratici a una scelta: stare dalla parte delle aziende che licenziano i non vaccinati o sostenere il potere collettivo e l’autonomia della classe operaia, indipendente da come essa scelga di definire tale autonomia.

Fonte: Newsweek (11 ottobre 2021)

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