Non so se avete presente quella imbarazzante collana della Laterza dove una frase di buon senso viene smentita sin dalla copertina col timbro “Falso”, del tipo Gli immigrati delinquono più degli italiani FALSO!; Le statistiche sul femminicidio non giustificano l’allarmismo FALSO!!!; Le femministe sono tutte grasse e brutte FALSoOoOOohhhhhh!!!!!!
E allora consentitemi di indulgere nel giochetto parapiddino affermando la falsità dell’assunto che Gli immigrati sono esseri umani. FALZOH! Se fossero davvero esseri umani, non verrebbero nemmeno fatti sbarcare, perché per chi sostiene la loro “umanità” l’essere umano è imperfetto, naturaliter sessista omofobo e fascista, in definitiva, come sosteneva Foucault, n’est qu’une invention récente, l’uomo non esiste se non nelle nostre fantasie ideologiche.
Se lo straniero fosse solo un uomo, qualche “immigrazionista” avrebbe infine accennato a qualche soluzione concreta per risolvere la catastrofe tanto umana quanto umanitaria causata dall’immigrazione di massa. Anche solo per il fatto che a giungere in Occidente non sono donne e bambini scampati a qualche carestia o guerra, ma proprio uomini, nel senso più materiale e patriarcale possibile: maschi giovani irriflessivi, retrogradi, frustrati, violenti, in cui l’istinto prevale su ogni altra eventuale qualità.
Non parliamo dunque di “uomini”, ma di espressioni astratte della “avanguardia di uno stile di vita” (per usare un’infelice espressione divenuta ormai proverbiale) all’insegna del nomadismo, del mondialismo, dello sradicamento e di tutte le altre “recenti invenzioni” con cui taluni vorrebbero convincersi di essere ancora engagé.
La formula stessa che ci obbligano ad usare, “migranti”, rispecchia il disinteresse nei confronti delle persone in carne e ossa, perché nessuno di questi “migranti” si considera tale se non per necessità: se avesse potuto fermarsi prima di partire, lo avrebbe fatto sicuramente; e se ora è partito e non può tornare, di certo non vorrebbe trovarsi incastrato in un moto perpetuo in nome della “avanguardia”.
Proprio alla luce di tali, banalissime, considerazioni, è prevedibile che non appena gli odierni “migrazionisti” scopriranno che non uno dei “migranti” condivide le loro ridicole speranze di palingenesi sociale (preferendo invece la comodità della “retroguardia” piccolo-borghese), saranno costretti a cercarsi degli “umani” più “umani” in grado di simboleggiare meglio il miraggio di una moltitudine “mobile” a tutto campo (quindi dal punto di vista sia individuale che sociale, lavorativo, abitativo, culturale, e infine -bontà loro!- sessuale).
Del resto, una rappresentazione plastica della “disumanizzazione” messa in atto è l’improponibile monumento al “migrante ignoto” installato in quella Capalbio che si oppone strenuamente all’accoglienza di qualsiasi migrante “reale” (soprattutto perché in contrasto con le “ville di gran lusso” [ipse dixit] presenti nella riserva piddina).
Paradossalmente, si evince che nell’Occidente contemporaneo più un comune è governato da una giunta “leghista”, più sarà incline a far arrivare le “risorse”. Ci sono persino degli studi al riguardo: per esempio, l’insospettabile Chronicle of Philanthropy (espressione di una ONG americana legata dal Partito Democratico e alla Fondazione Gates) registra la tendenza marcata a donare soldi a organizzazioni benefiche da parte delle fasce a basso reddito e di simpatie conservatrici, rispetto ai liberal benestanti e progressisti.
La spiegazione? Beh, perché sono più stupidi e pensano così di andare in paradiso! (Il caso più eclatante è infatti quello dello Stato mormone -e repubblicano- dello Utah). Questo è l’alibi con cui l’ottimate piddino si tiene a debita distanza dai poveracci. C’è però anche da aggiungere (cito direttamente lo studio) che
«Le persone con redditi bassi e medi sono maggiormente a contatto con persone che hanno perso il lavoro o sono senza casa e temono di poter esser loro stessi un giorno a trovarsi nella stessa situazione».
In Italia non esistono ricerche del genere, ma sono quasi certo che la situazione sia molto simile. Del resto, c’è una parte politica che propugna come suo slogan principale “Aiutiamoli a casa loro”. È un meme, fa ridere, ma testimonia una sensibilità nei confronti dell’umano superiore a quella dell’Accogliamoli Tutti.
Lo testimonia anche il fatto che la tradizionale carità cristiana, ridotta a filantropia aconfessionale (dunque massonica?), è stata strumentalizzata per trasformare l’Africa in una bomba demografica (negli ultimi cinquant’anni gli abitanti del Continente Nero sono quintuplicati, mentre noi pensavamo di dovergli fornire istruzione, sanità e spassi per ridurne il numero e farli vivere meglio).
Un essere umano avrebbe il diritto (ma soprattutto il dovere) di stare a casa sua, non di piombare in qualche periferia europea per interpretare il ruolo del feticcio a favore di qualche rivoluzionario fallito.
Il discorso, in definitiva, è molto semplice, e la “disumanità” che qualche viso pallido esprime nei confronti degli immigrati è solo una reazione al loro stesso disumanizzarsi nel momento in cui si fanno avanguardie di uno stile di vita che ripugna a ogni umano propriamente detto.