I servizi segreti tedeschi spiano Atene da anni

Grazie a un’inchiesta della versione greca di “Vice”, stanno emergendo i particolari della sistematica attività di spionaggio che i servizi segreti tedeschi hanno portato avanti nei confronti di Atene a partire almeno dal 2001.

Il Bnd avrebbe messo sotto controllo non solo ministeri, aziende, ambasciate (compresa quella italiana), ma anche linee telefoniche e caselle di posta elettronica personali. Il tutto con l’approvazione delle istituzioni, poiché per una peculiarità tipicamente tedesca all’intelligence è consentito fare all’estero ciò che non potrebbe fare in patria: per esempio, spiare l’intero apparato politico, amministrativo e finanziario di un’altra nazione.

Uno dei dettagli più inquietanti della vicenda è che il Bnd per anni avrebbe intercettato le comunicazioni della principale compagnia telefonica greca OTE, almeno fino a quando essa non è passata dalle mani dello Stato ellenico a quelle di… Deutsche Telekom (la quale ne è entrata in possesso nel 2009).

Di questa notizia in Italia finora ne ha parlato finora solo il Corriere della Sera (F. Fubini, Così i tedeschi spiarono la Grecia, 13 luglio 2017): pare che nessuno sia ancora intenzionato a rilanciarla, men che meno le testate greche, che paradossalmente appaiono le più refrattarie a discutere dello scandalo [σκάνδαλο]. I motivi di tale imbarazzato silenzio sono forse quelli ipotizzati dallo stesso Fubini:

«Gli ingredienti di un caso politico ci sono tutti. Ma la reazione del governo greco di Alexis Tsipras è stata emblematicamente tenue: sono passati i tempi della rivolta anti-tedesca, oggi Atene vuole evitare qualunque polemica che rischi di incrinare la speranza che un giorno Berlino alleggerisca il debito greco».

L’inchiesta giunge peraltro nei giorni in cui il ministero delle Finanze tedesco, in risposta a un’interrogazione dei Verdi, ha rivelato che dalla crisi greca Berlino ha guadagnato oltre un miliardo di euro, escludendo dal computo i risparmi di bilancio (che in verità superano i cento miliardi) e i ricavi delle privatizzazioni, che hanno consentito alle aziende tedesche di accaparrarsi i “gioielli di famiglia” di proprietà statale (incluso l’intero sistema aeroportuale del Paese).

Anche se il destino dei greci può lasciare indifferenti gli italiani (soprattutto per l’influenza dei media, che ci invitano da sempre a considerarli più “inferiori” di noi), tuttavia alla luce di questa vicenda dovremmo domandarci se per caso i servizi tedeschi non siano riusciti a entrare in possesso di informazioni con cui ricattare politici di altre nazioni: al di là della propaganda e dell’incapacità individuale, solo così forse si potrebbe spiegare l’assurda sudditanza di molti rappresentanti dell’attuale classe dirigente europea.

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