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I sikh potranno portare il pugnale sacro

Buone notizie per i fratelli sikh: finalmente potranno indossare il kirpan, il pugnale sacro. La notizia che a uno di loro era stato proibito di farlo, pur avendo lasciato completamente indifferenti gli anti-razzisti d’ordinanza, ha comunque smosso le acque: un ex poliziotto si è finalmente vista riconosciuta la sua “invenzione”, un pugnale che non taglia. Come scrive il “Corriere” (Arriva il kirpan legale, 8 giugno 2017):

«Se il popolo con il turbante potrà continuare a portare il coltello sacro messo all’indice dalla Cassazione, dovrà ringraziare un ex poliziotto cremonese. “Ho trovato la soluzione progettando per i sikh e d’intesa con loro un pugnale inoffensivo e, quindi, perfettamente legale”, dice, non nascondendo soddisfazione e orgoglio, Roberto Rossi, 44 anni, in pensione per motivi di salute dall’ottobre 2014, dopo 23 anni complessivi di servizio. Dal 1998 è stato un agente delle Volanti. Ed è indossando l’uniforme, tra un intervento d’emergenza e l’altro, che Rossi si è imbattuto nel problema costituito dal kirpan, uno dei cinque simboli della religione sikh. “Ricordo che un giorno abbiamo ricevuto una chiamata dall’ospedale di Cremona. Era un medico preoccupato che avvisava della presenza in corsia di una famiglia di indiani, tutti con il pugnale alla vita. Arrivato sul posto con il mio collega, mi sono reso conto che non era uno strumento d’attacco ma un segno di fede”.
[…] Di prova in prova, Rossi ha messo a punto un nuovo kirpan che nel disegno è uguale a quello fuori legge, mentre cambia la lega di cui è composto. Un materiale particolare che non taglia o perfora. Una lama inoffensiva e morbida che si piega come burro. Il progetto è stato presentato, nel 2014, alla Questura di Cremona, che l’ha poi trasmesso a Roma. “E in quei cassetti si è fermato. Non sarei sincero se non dicessi che il ministero ha mostrato scarsa sensibilità e che le uniche difficoltà sono arrivate dalla lentezza della burocrazia. Mi sforzavo di spiegare che il pugnale non poteva fare male a nessuno. Risposta: lo sostiene lei”.
Rossi non si è perso d’animo e ha fatto collaudare il suo strumento al Banco nazionale di prova delle armi di Gardone Val Trompia (Brescia), l’ente certificatore. “Le verifiche non potevano che essere positive: il coltello è innocuo”. Il kirpan ha ora anche un logo e un codice identificativo sui foderi e sulla lama. L’oggetto sacro made in Cremona è stato brevettato dal suo ideatore e verrà prodotto dalla società bresciana PR Distribuzione. “Non sarà venduto nei negozi, ma dato esclusivamente ai gruppi sikh che ne faranno richiesta”. La consegna ufficiale dei coltelli a prova di legge, che hanno già ottenuto una prima benedizione dalle massime autorità religiose, avverrà a giorni nel tempio di Pessina Cremonese, uno dei più grandi d’Europa. L’ex agente pensa anche ai suoi colleghi delle Volanti. “Sarà facile distinguere il nuovo pugnale dal vecchio, il legale dall’illegale”. Basterà toccarlo.».

(Kirpan Legal Worldwide)

È insolito che debba essere un “uomo delle istituzioni” a prendersi a cuore la causa dei sikh: evidentemente tale gruppo etnico, per le innumerevoli associazioni e cooperative che abbiamo in Italia, non rappresenta una minoranza “inquadrabile”, dato che i suoi componenti passano perlopiù il loro tempo a lavorare e a pregare.Non è che forse questa comunità, sprovvista come tante altre di ladri, stupratori e spacciatori, si sia resa invisa agli occhi dei buonisti di turno, che preferirebbero avere a che fare con degli immigrati “ricattabili”, da manipolare a loro piacimento, piuttosto che con persone con cui trattare alla pari?

I sikh peraltro, pur mantenendo sempre un profilo basso, sono generalmente molto organizzati nell’autodifesa: a Londra questa coesione comunitaria è emersa, per esempio, in occasione dei disordini del 2011, quando a decine scesero per le strade dei quartieri della capitale inglese a evitare che i loro templi, i gurdwara, venissero profanati dalla canaglia. Ci auguriamo per loro che riescano a portare in Italia anche questo tipo di usanze, poiché l’andazzo attuale fa presagire che anche la nostra società sarà costretta ad affrontare fenomeni di questo tipo.

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