I soldati russi in Italia per ora stanno solo disinfettando ospizi

I militari russi impegnati nella “lotta” contro il coronavirus in Lombardia hanno già disinfettato decide di edifici nella sola provincia di Bergamo: come riferisce Interfax, nella giornata di venerdì 3 aprile hanno sanificato in modo completo (ambienti interni ed esterni) quattro case di riposo di Villa d’Adda, San Pellegrino, Villa d’Almè e Zogno, portando a un totale di 29 gli edifici “bonificati”.

Alla fine, sembra che le truppe di Putin in Italia stiano facendo proprio questo: disinfettare ospizi (qui un resoconto dei primi risultati). Ogni polemica appare quindi piuttosto surreale, a cominciare da quella del giornalista Jacopo Iacoboni su “La Stampa”, che ha suscitato una risposta ufficiale da parte delle autorità russe per bocca del generale Konashenkov, rappresentante del Ministero della Difesa.

Заявление официального представителя Минобороны России генерал-майора Игоря Конашенкова:«Мы обратили внимание на…

Gepostet von Минобороны России am Donnerstag, 2. April 2020

 

Secondo Konashenkov, i toni da “guerra fredda” utilizzati dalla testata torinese, che riporta i pareri di anonime fonti “d’alto livello” per bollare gli aiuti della Russia come “inutili” e la presenza di medici appartenenti all’esercito come indice di “una operazione di intelligence“, non sarebbero tutta farina del sacco di Jacoboni: la chiosa latina del portavoce, Qui fodit foveam in eam incidit (“Chi scava una fossa per qualcun altro ci cade dentro”), che interpretata come una minaccia diretta al giornalista ha generato grande scandalo nella categoria, non è per l’appunto riferita alla penna della Stampa ma ai “reali committenti veri della campagna mediatica russofobica”, contro i quali il generale rivolge un motto ancor più sibillino: Bad penny always comes back.

Questo per quanto concerne il complottismo “di sinistra”, cioè di quella “sinistra” piddina anti-russa che dopo aver cercato di mettere in piedi un Russiagate all’italiana contro Salvini, ora non si perita nemmeno di osservare che se il leader leghista si serviva di fantomatici bot e hacker e troll russi per aumentare il suo consenso, il loro partito di riferimento al governo ha portato direttamente i soldati del Cremlino in Italia! In effetti nell’area a cui appartiene lo stesso Jacoboni, quella sorta di blairismo fuori tempo massimo (euronazionalista, liberista e globalista), egli è rimasto Vox clamantis in deserto, mentre tanti suoi colleghi sono andati letteralmente a nascondersi di fronte all’avanzata dei carri russi da Pratica di Mare a Bergamo.

Tuttavia, l’accusa rivolta a Putin di aver fatto venire medici militari in Italia per scopi reconditi che non quelli di aiutarci in un momento di difficoltà si esprime sottilmente anche “a destra”, con la tesi che vorrebbe i russi alla ricerca di qualche fantascientifica “arma biologica”. In questo devo fare un mea culpa poiché sono stato io stesso ad alimentare un certo tipo di complottismo, riportando la falsa indiscrezione (perché mai confermata) del sito Strategika51 sul ritrovamento da parte degli esperti del Cremlino delle tracce di un attacco biologico contro l’italia (Alerte: les équipes CBRN russes en Italie confirment une attaque biologique en cours qui n’est pas due au coronavirus, 28 marzo 2020).

Si tratta di un’informazione ricevuta in esclusiva dal nostro sito e non ancora divulgata: le forze di difesa del settore CBRN (Chimico Biologico Radiologico Nucleare) della Federazione Russa in Italia hanno confermato la tesi di un attacco biologico non dovuto alla SARS-nCov-2 ma a un altro vettore.
Il COVID-19, il cui vettore comunque esiste, sarebbe usato come un diversivo, atto a mascherare l’utilizzo di una vera e propria arma biologica. Il coronavirus dunque non sarebbe il vettore di un bioattacco ma uno schermo mimetico che nasconde l’uso di un altro vettore sconosciuto, non chimico ma biologico.
Le ipotesi su un possibile utilizzo di gas sarin sono state totalmente respinte dai russi. Le prime conclusioni dell’indagine sugli specialisti russi a Bergamo hanno suscitato l’allarme a Mosca riguardo la guerra biologica.
A “La Stampa” e ai principali quotidiani italiani è stato ordinato di condurre una campagna diffamatoria contro gli aiuti militari russi. I principali media italiani stanno sparando ad alzo zero contro gli aiuti russi, tacciati di essere una scusa per un intervento militare in un paese della NATO, e dubitano fortemente della loro efficacia.

In verità avevo specificato che si trattava quasi sicuramente di una bufala e che la riportavo solo per seguire la linea che mi sono imposto dall’inizio della crisi, cioè di tradurre anche le ipotesi “dietrologiche” nella misura in cui servissero a chiarire meglio gli scontri in atto (USA-Cina, Europa Nord-Sud, Iran-USA ecc.). Tuttavia, dopo che l’articolo ha ricevuto diecimila visualizzazioni, è rimbalzato su vari gruppi Whatsapp e alla fine è capitato sotto la lente degli insopportabili sbufalatori (dei quali la maggior parte fa quel che fa più per sentirsi migliore degli altri che per reale amor di verità), ho preferito cancellarlo, soprattutto perché Strategika51 non ha poi effettivamente fornito alcuno straccio di prova alla sua infox (come i francesi definisco le fake news, info + intox).

Con ciò non voglio dire che chi ha divulgato il post sia uno sprovveduto o un ingenuotto (anche se boomers e normies su Whatsapp dovrebbero darsi un po’ una calmata): anzi, per certi versi trovo molto più simpatetico questa dietrologia da plebei (“I russi ci stanno aiutando nella guerra biologica contro i cattivi!”) piuttosto che quella da ottimati liberal, che senza nemmeno accorgersi adotta esattamente la stessa forma mentis.

Tuttavia, è sempre meglio mantenere i piedi per terra (sono convinto anche che nella lingua russa esista un’espressione simile, anche se ora purtroppo non mi sovviene): Mosca ci aiuta perché mezzo mondo ci sta aiutando (a parte i fratelli europei, ma un altro discorso). È talmente ovvio che in tutto ciò ci sia un “investimento di immagine” che non è neanche il caso di specificarlo, se non per chiarire che l’amicizia con la Russia in taluni frangenti è un percorso politico talmente obbligato che persino il partito più anti-russo d’Italia è costretto a intraprenderlo una volta al governo.

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