Il Canto di Natale è propaganda cristiana e antisemita

Da un articolo apparso sul “Riverfront Times” (“progressive weekly newspaper” di St. Louis) il 20 dicembre 2010: Is Dickens’ A Christmas Carol Anti-Semitic, Christian Propaganda?

Sì, è ancora quel periodo dell’anno. Natale. Sappiamo tutti quel che vuol dire. Ventiquattro ore di maratona natalizia in televisione. Luci sgargianti su tutte le case della periferia. Negozi sovraffollati e l’annuale omaggio al gracile alberello di Charlie Brown.
Oh, e poi c’è il nostro momento preferito: Il canto di Natale di Charles Dickens.
Ma siamo gli unici ad aver notato che questo classico della letteratura è in realtà pericolosamente antisemita?
Davvero. Non iniziate con i rimbrotti. Smettere di ripetere quanto questa affermazione sia assurda e provate a riflettere un attimo.
Il Canto di Natale racconta la storia di Ebenezer Scrooge. Ebenezer, che guarda caso ha un nome ebraico, gestisce un ufficio commerciale ed è generalmente ritenuto un tipico banchiere.
Mr Scrooge è notoriamente egoista e avaro, raffigurato come un avido, indifferente, scostante e malevolo.

“Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L’estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c’era vento più aspro di lui, non c’era neve che cadesse più fitta, non c’era pioggia più inesorabile” [trad. it. Federigo Verdinois].

Che personaggio amabile.
Dunque abbiamo un tale con un nome ebraico che vive a Londra. Ciò conferma il fatto che egli sia ebreo e non, per esempio, gallese.
Ora passiamo alla descrizione dell’aspetto fisico di Scrooge:

“Il freddo che aveva di dentro gli gelava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli faceva rossi gli occhi e turchine le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa” [trad. it. Federigo Verdinois].

In queste parole è descritto un avido banchiere ebreo che sfoggia un naso appuntino. No, non c’è alcun stereotipo in tutto questo, vero?
Il nostro malvagio banchiere viene poi visitato da tre fantasmi del Natale. Fantasmi del Natale, eh? Che altro è un fantasma se non uno spirito? E per quanto riguarda l’etimologia della parola “Natale” (Christmas)? Oh sì, significa Christ’s Mass. In sostanza, questi fantasmi rappresentano i tre spiriti della Messa di Cristo. Una trinità di spiriti di Cristo visita un avido banchiere ebreo predicandogli redenzione e salvezza.
Alla fine, tutto funziona come per magia. Ebenezeer si risveglia, rinasce. Ora il suo spirito è pieno di gioia, compassione e carità per il prossimo (e per il piccolo “gentile” Tiny Tim)
Sì, è vero. L’avido banchiere ebreo apre il suo cuore allo Spirito di Cristo – e poi, e solo allora, si trasforma in un essere umano amorevole. Scrooge è riuscito a salvare se stesso.
E se non fosse stato così, scommettiamo che sarebbe rimasto un avido banchiere ebreo destinato alle ombre di un tomba eternamente fredda.
Così, in queste vacanze provate a ricordare il messaggio nascosto che state condividendo con i vostri figli in questo giorno di amore e di grazia: a meno che non trovino Cristo, gli ebrei sono condannati all’inferno».

Sinceramente non sono riuscito a capire quanto di serio e quanto di faceto ci sia in questo pezzo, perciò ho deciso di tradurlo e basta, anche se, a giudicare da una nota tra i commenti, sembra che l’autore sia davvero convinto della sua tesi:

«Dickens era un autore molto attento. Ha scelto questo nome per una ragione. Trovo difficile credere che abbia scelto il nome Ebenezer per mostrare che Scrooge fosse il tipico londinese. Inoltre, Eben-Ezer è anche il luogo di un’antica battaglia tra gli Israeliti e Filistei. Come uomo di cultura, trovo ancora più difficile credere che Dickens non fosse a conoscenza di questo particolare o delle peculiarità che il nome porta con sé. Così, quando si mettono tutte le informazioni insieme, il significato di certe scelte e allusioni da parte di una persona ben istruita comincia a rivelarsi».

Sull’antisemitismo di Dickens esiste una letteratura sterminata, che tuttavia si concentra quasi esclusivamente sul famigerato Fagin, l’aguzzino di Oliver Twist. Riguardo al suo classico natalizio, personalmente mi ha sempre incuriosito la dimensione preternaturale del racconto, anche se non avevo mai pensato a uno Scrooge ebreo, semmai a un materialista che per cambiare la propria natura avesse bisogno di una manifestazione “spiritualmente concreta” (quindi magica, teurgica).

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