Il cattolicesimo non nega l’appartenenza etnica

In un sermone del 1933, pubblicato poi sotto il titolo Judentum, Christentum, Germanentum, il cardinale Michael von Faulhaber (1869–1952) rispondeva alla questione “Qual è la relazione del cristianesimo con la razza germanica?”. Ricordo che l’arcivescovo di Monaco, seppur costantemente critico nei confronti del nazismo (tra le altre cose partecipò alla stesura dell’enciclica Mit brennender Sorge di Pio XI) non presentò mai il cattolicesimo come una dottrina intrinsecamente negatrice dell’appartenenza etnica. Mi pare sia giusto rispolverare queste pagine nel momento in cui, complice la confusione (non solo dottrinale) che regna nelle Sacre Stanze, si vorrebbe ridurre la fede cristiana a una livellatrice assoluta delle differenze tra i popoli, una prospettiva che non è mai propugnata da nessun cattolico degno di questo nome e nei confronti della quale gli unici equivoci che potrebbe insorgere riguarderebbero eventualmente la gerarchia degli obiettivi a cui un essere umano dovrebbe aspirare.

«Qual è la relazione del cristianesimo con la razza germanica? Dal punto di vista della Chiesa non c’è alcuna obiezione alle ricerche nell’ambito della razza, né alla dedizione nel mantenere le caratteristiche nazionali di un popolo il più possibile pure e incontaminate, e di promuovere lo spirito nazionale sottolineando i comuni legami di sangue che uniscono gli appartenenti a un popolo.

Dal punto di vista della Chiesa dobbiamo porre solo tre condizioni: primo, l’amore per la propria razza non deve portare all’odio per le altre.

Secondo, l’individuo non deve mai considerarsi libero dall’obbligo di nutrire la propria anima con l’adozione perseverante dei mezzi di grazia che la Chiesa fornisce. Il giovane che sente sempre parlare della “sacralità” della propria razza potrebbe facilmente sentirsi non più vincolato dai doveri verso Dio e la sua Chiesa, doveri di umiltà e castità.

Terzo, la cultura razziale non deve assumere un atteggiamento di ostilità verso il cristianesimo.

Cosa dovremmo dire della abominevole affermazione che il cristianesimo avrebbe corrotto la razza germanica, che il cristianesimo, soprattutto perché è gravato dalle idee dell’Antico Testamento, non è adatto al genio della nazione e che quindi è un ostacolo sulla strada della coscienza razziale?

Razza e cristianesimo non sono reciprocamente opposti, ma appartengono a ordini diversi. La razza è di ordine naturale; il cristianesimo è una religione rivelata e quindi di ordine soprannaturale. Razza significa unione con la nazione; il cristianesimo significa principalmente unione con Dio. La razza è inclusiva ed esclusiva a livello nazionale; il cristianesimo è un messaggio mondiale di salvezza per tutte le nazioni.

I concetti di rivelazione e redenzione, di trascendenza e grazia non devono essere messi in secondo piano. Il quarto vangelo fa una netta distinzione tra coloro che sono nati dal sangue e coloro che sono nati da Dio (Gv 1, 13). Cristo distinse anche chiaramente tra ciò che la carne e il sangue avevano rivelato e ciò che era stato rivelato dal Padre nei cieli (Mt 16, 17 sgg.). Noi siamo cristiani non perché siamo nati da genitori cristiani; siamo cristiani perché dopo la nostra nascita siamo rinati e resi nuove creature dal battesimo in Cristo (2 Cor 15, 17).

Nessuna nazione, del resto, ha mai insistito di più sulla razza e sui legami di sangue degli Israeliti dell’Antico Testamento. Tuttavia, nella pienezza dei tempi, il dogma della razza fu eclissato dal dogma della fede. Intorno alla culla di Betlemme c’erano ebrei e pagani, pastori della terra di Giuda e saggi dall’Oriente. Nel regno di questo Bambino, secondo le parole del Suo Apostolo, “non c’è distinzione di Giudeo e Greco, perché lo stesso è Signore di tutti” (Rm 10,12).

Al cristiano, finché osserva le condizioni di cui sopra, non è proibito difendere la sua razza e i diritti di essa. È quindi possibile, senza divisioni di appartenenza, essere un buon tedesco e allo stesso tempo un buon cristiano. Perciò non c’è bisogno di voltare le spalle al cristianesimo e creare una religione nordica o germanica, per professare la nostra nazionalità. Non dobbiamo però mai dimenticare che non possiamo essere redenti dal sangue tedesco. Perché il Sangue Prezioso del nostro Signore crocifisso a redimerci. Non c’è altro nome e nessun altro sangue sotto il cielo, da cui possiamo essere salvati, se non il nome e il sangue di Cristo».

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4 thoughts on “Il cattolicesimo non nega l’appartenenza etnica

  1. Molto bello, ma chi non appartiene in toto a questa visione del mondo interpreterà così i tre punti principali ivi presentati, poiché il cattolico li amministrerà in maniera universale, specie sui propri scomodi vicini d’appartamento atei-pagan-identitari e razzialisti di questo rizoma ideologico, o ombrellone, “della destra”

    Primo: cockblocking
    Secondo: costrizione
    Terzo: non ti devi incazzare con me mentre ti tengo fermo e gli allogeni ti menano

    Sono punti automaticamente conflittuali quando visti dall’esterno.

  2. Per la Chiesa le razze sono state create da Dio (pensiamo a Sem, Cam e Iafet), così come la caduta della Torre di Babele fu all’origine delle nazioni. L’impero coloniale spagnolo si basava sul sistema delle caste, su fondamento razziale, né la Chiesa Cattolica ha mai avuto da ridire con le leggi razziali presenti in numerosi stati degli USA, così come in Africa Orientale Italiana o in Ungheria.
    E comunque il primo concordato tra lo Stato tedesco e la Chiesa Cattolica è stato firmato il 20 luglio 1933, con Hitler cancelliere.

  3. Tutto molto bello, ma…
    “His Advent sermons of 1933, delivered in the glorious Cathedral of Munich, drew thousands of Munich citizens — standing room only. They came to listen to the Cardinal fearlessly challenge National Socialism, to assert the rights and freedoms of the Catholic Church and to call for the protection of the Jewish people.”
    Fonte:
    https://www.catholicbusinessjournal.com/news/life-and-liberty/csr-catholic-social-responsibility/life-issues/michael-cardinal-von-faulhaber-an-man-of-extrodinary-courage-and-role-model-for-our-times/

    Non si può fattualmente essere nazionasocialisti e cattolici.

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