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Il Covid è la continuazione di Greta con altri mezzi

Segnalavamo all’inizio della paranoia globale che avrebbe portato allo schianto delle economie di mezzo mondo, che il covid stava realizzando tutti i sogni di Greta: tuttavia, al di là dell’ironia, ci eravamo dimenticati di precisare una cosa che sicuramente è sfuggita ai più. E cioè che quella proposta da Greta, ovvero da sua madre (la cantante lirica Malena Ernman), è una nuova forma di religione, o per meglio dire una gnosi. Come infatti affermano apertamente nel loro “manifesto” La nostra casa è in fiamme (che nessuno, ma proprio nessuno, ha letto), il ruolo dell’uomo nel mondo è quello di eterno perturbatore dell’ordine (“In qualunque parte della Terra noi esseri umani siamo apparsi, abbiamo lasciato dietro di noi devastazione”) e l’unica eredità della specie alla terra sono “quei gas serra che più o meno consapevolmente abbiamo immesso nell’atmosfera” (evitiamo facili battute sulle emissioni). Il peccato di tale nuovo culto si misura dunque a partire dalla propria impronta ecologica: “Più pesante è la vostra impronta di carbonio, più pesante è il vostro dovere morale“.

È ridicolo mascherare tutto ciò con giustificazioni pseudo-scientifiche (o anche etiche, a questo punto): è una posizione che non ha fondamento neppure da un punto di vista filosofico, né tanto meno culturale o addirittura letterario. A partire dalla stessa forma mentis un accidioso potrebbe invocare una dittatura universale dei pigri in base ai principi della termodinamica: da un punto di vista prettamente teorico, infatti, non far nulla sarebbe un modo per limitare il contributo all’inevitabile dispersione di energie e la morte termica dell’universo. Et voilà la “scienza” di cui ci si ammanta.

Che si tratti di un “culto” privo persino della dignità di un’ideologia o una fede, lo dimostrano indirettamente anche le parti non-scientifiche del best-seller dell’anno (ma pubblicato nel 2012), Spillover di David Quammen: il divulgatore scientifico statunitense, per quanto dotato di penna brillante e indubbia preparazione, non riesce a non cadere in un gretinismo ante litteram. Per esempio, postulando regolarmente che qualsiasi zoonosi abbia comunque un’origine “antropica”: anche Quammen parte effettivamente da una posizione “gnostica” secondo la quale esisterebbe un cosmo perfetto e ordinato in cui l’essere umano irrompe per portare il caos.

Per quanto riguarda l’ebola, tanto per citare, egli afferma che “il primo caso confermato [in una cittadina congolese nel 1995] fu un uomo di quarantadue anni che lavorava nella foresta o ai margini della stessa. Benché in misura limitata, la disturbava. Coltivava mais e cassava in vari appezzamenti di terra disboscata e produceva carbone di legna”. Che questa ipotesi non abbia in realtà alcuna base scientifica lo conferma paradossalmente l’Autore stesso, quando qualche centinaio di pagine dopo è “costretto” ad ammettere il carattere casuale del processo di contagio:

“Non dobbiamo […] idealizzare il fenomeno delle malattie emergenti, illudendoci che i patogeni attacchino gli esseri umani per una qualche finalità (c’è chi ha parlato di ‘rivincita delle foreste pluviali’: è una bella metafora, certo, ma non va presa troppo sul serio). […] Tra le caratteristiche fondamentali dell’evoluzione (e del suo meccanismo principe, la selezione naturale, descritto da Darwin e successori) c’è l’assenza di uno scopo”.

Dunque, da una parte è tutto casuale e senza scopo (il “salto di specie”, lo spillover, può avvenire in qualsiasi istante indipendentemente dall’attività umana), dall’altra però esiste comunque un paradigma di perfezione a cui rifarsi, che implica appunto l’essere umano come “colpevole”, “peccatore”, “inquinatore”.  Ecco il “culto”: l’uomo come apportatore di disordine in quanto dotato di libero arbitrio e perciò incapace di conformarsi all’ordine (κόσμος). Per dirla terra terra, Quammen è perfettamente consapevole che dalla sua prospettiva non può in alcun modo giustificare le posizioni ambientaliste in quanto prive di qualsivoglia base scientifica (ma inconsciamente cariche di suggestioni pseudo- e semi-culturali), ma siccome egli “crede”, si trova nell’imbarazzante situazione di dover sostenere l’intrinseca malvagità della specie umana (per questo abbiamo evocato la gnosi: tale paranoia riprende -consapevolmente o meno- l’idea della creazione come “errore” demiurgico che spezza la perfezione del pleroma).

La scarsa onestà intellettuale lo porta spesso a incappare in paralogismi e vicoli ciechi, come quando, per raccontare l’origine dell’Aids dovendo sempre affibbiare la colpa alle attività umane, nemmeno si accorge di sposare perfettamente la morale sessuale della Chiesa cattolica (ah ah ah): in seguito al colonialismo belga in Congo (perché la specie umana è colpevole, ma il bianco occidentale è più colpevole) Brazzavile “esplode” di immigrati e prostitute creando l’humus perfetto per la proliferazione del nuovo virus. Perciò, dopo aver fatto piazza pulita dei banchetti equo-solidali (perché anche il contadino congolese che coltiva solo mais “disturba” Gaia) adesso imponiamo anche un bel giro di vite sul libertinismo di massa, giusto?

Chiaramente sia Greta che Quammen sono “innocenti” nella misura in cui non si rendono nemmeno conto di quel che dicono. Il problema è che lo “Spirito del Tempo” (useremmo la formula Zeitgeist se non fosse stata così scredita dall’internet degli anni ’10) ha trovato queste suggestioni e spettri conformi alla propria essenza e se ne è impossessato. Potremmo quasi definirlo uno spillover culturale, nel senso che l’idea “giusta” si è imbattuta nel terreno di coltura appropriato: provvedimenti come il lockdown globale potevano ricevere una “base scientifica” solo in un’epoca in cui il valore di un’uomo si misura in base alla sua impronta ecologica. E questa “nuova era” di cui stiamo parlando pare sia appena cominciata, se pensiamo alle modalità totalmente differente con cui fino a nemmeno una decina di anni fa venivano gestite le pandemie (ricordiamo solo la cosiddetta “suina”).

In conclusione, dobbiamo tenerci il culto di Greta finché anch’esso non si secolarizzerà, oppure non troverà un qualche ostacolo in un nuovo illuminismo o in una religione meno disumana e demenziale. Amen.

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