La stampa italiana sta parlando di Pete Hegseth, uno dei papabili alla nomina a segretario alla Difesa nella nuova amministrazione Trump, descrivendolo come un falco, un militarista, uno stupratore e un neonazista. Tutto giusto, ma sfortunatamente egli ha anche dei difetti, al di là delle polemiche sui suoi tatuaggi, che per l’appunto non sono “neonazi” ma ispirati alle crociate.
Oltre alla Croce di Gerusalemme (che solo i caproni del “Corriere” possono ignorare), sul suo avambraccio compare un altro scarabocchio degno di considerazione: il nome di Gesù scritto in caratteri ebraici (Yeshua).
Questo ci dice molto sul “cristianesimo” che ispira Hegseth, il quale è comunque un volto noto della televisione americana (essendo un ex presentatore della rete conservatrice Fox News): egli è infatti uno di quei fondamentalisti evangelici (precisamente un battista riformato, della Communion of Reformed Evangelical Churches) che credono che la ricostruzione del Terzo Tempio a Gerusalemme da parte degli israeliani affretterà il ritorno di Gesù, che nella pienezza dei tempi coinciderà col Messia degli ebrei.
In uno dei suoi best-seller, American Crusade. Our Fight to Stay Free (2020), racconta il suo cammino di “conversione” al sionismo cristiano con toni ditirambici:
«Sono stato in Israele sette o otto volte e ogni volta ho provato una connessione sempre più profonda sia con la sua centralità biblica che con la sua rilevanza moderna. Da ragazzo battista del Midwest, sono cresciuto leggendo la Bibbia ma non capivo perché le sue storie fossero così importanti in un mondo più allargato. Ero giovane e ingenuo, per me Israele era ancora una realtà storica, non geografica. Ora non più, perché ho capito che la storia di Israele è una storia di liberazione e libertà, la stessa storia dell’America».
Il punto centrale di questo sostegno va oltre la politica e si intreccia col messianesimo. Come si legge sempre nelle pagine della sua autobiografia:
«La battaglia [contro la sinistra, i musulmani e il globalismo] si combatte anche sul suolo israeliano. Ad ogni viaggio che faccio in Israele per Fox News o per mio conto, scopro un nuovo modo in cui gli islamisti e i loro complici di sinistra cercano di negare la storia e l’eredità ebraica. Oggi, gli islamisti a Gerusalemme stanno tentando di affermare che il Tempio Sacro costruito da Re Salomone e ricostruito da Erode non sia mai esistito. A quanto pare, vogliono farci credere che gli ebrei, da Abramo a Gesù, non abbiano mai sacrificato, costruito o adorato su quella particolare porzione di real estate [sic!]. La “negazione del Tempio” è un altro strumento con si cerca di cancellare gli ebrei e lo Stato ebraico».
Nella sua “crociata” per il Terzo Tempio (che comprende ovviamente il fatidico sacrificio della giovenca rossa per purificare il sito), il giovanottone è stato fomentato in particolare dal rabbino israeliano Chaim Richman (conosciuto anche dal pubblico americano perché ospite talvolta proprio di Fox News), che dal 1989 al 2020 è stato direttore del Temple Institute (organizzazione precisamente dedicata alla ricostruzione del Terzo Tempio) ed è noto per il suo attivismo nell’individuazione della giovenca rossa da sacrificare.
Nel 2018, durante una conferenza organizzata dal network israeliano Arutz Sheva a Gerusalemme, presso il King David Hotel, Hegseth, che partecipava in veste di oratore, si esibì in questo atto di fede (le date si riferiscono alla dichiarazione Balfour, alla fondazione di Israele e alla Guerra dei sei giorni):
«Il 1917 è stato un miracolo, il 1948 è stato un miracolo, il 1967 è stato un miracolo, il 2017, la Dichiarazione di Gerusalemme come capitale, è stata un miracolo. E non c’è motivo per cui il miracolo del ripristino del Tempio sul Monte del Tempio non sia possibile».
President-elect Trump’s nominee for Secretary of Defense Pete Hegseth at the Arutz Sheva Conference in Jerusalem in 2018: “There’s no reason why the miracle of the reestablishment of the Temple on the Temple Mount is not possible.” pic.twitter.com/bpy1q9kkvZ
— Israel National News – Arutz Sheva (@ArutzSheva_En) November 14, 2024
Nel 2019 Rabbi Richman ha poi accompagnato il “crociato americano” sul Monte del Tempio commuovendolo con nuove affabulazioni apocalittiche.
Questo è dunque il loro “neonazista cristiano”: evidentemente alla stampa progressista non interessano i “dettagli” appena elencati.