Il delirio contro Trump

Allen Frances, rinomato psichiatra americano e capo della commissione che ha pubblicato il famigerato DSM-IV, ha deciso di scrivere un libello, Il crepuscolo di una nazione (Bollati Boringhieri, 2018), per dimostrare che Trump causerà l’estinzione della specie umana. Il risultato è forse una delle critiche più deliranti che siano mai state rivolte al Presidente repubblicano, formulata proprio da uno che voleva fondamentalmente dimostrare la follia di Donald e dei suoi elettori.

Il primo argomento che il professor Frances oppone alla sua “bestia nera” è la sovrappopolazione: a suo dire, l’unico ad aver detto una parola definitiva sull’argomento è stato Thomas Robert Malthus. Sì, a XXI secolo inoltrato uno scienziato americano prende il malthusianesimo per oro colato e taccia chiunque si opponga ad esso come affetto da “delirio collettivo”. Del resto, sempre a suo parere, non solo la prima causa della guerra civile siriana è stata appunto… la sovrappopolazione (p, 33), ma nella lista di motivi per cui abbiamo avuto negli ultimi anni conflitti in Iraq, Afghanistan, Yemen e Libia va sempre posta in cima la “bomba demografica”. Quindi c’è uno dei più importanti psichiatri che gira per gli USA convinto che quasi vent’anni di guerra in Medio Oriente siano capitati perché “al mondo siamo troppi”. A me personalmente vengono i brividi, ma andiamo avanti.

Il modello a cui aspira Frances, che passa dal malthusianesimo al luddismo nel giro di due pagine, sono le società di cacciatori-raccoglitori anteriori al 10.000 a.C., quelle in cui gli esseri umani «mangiavano meglio, erano più alti, più liberi e più uguali, avevano più tempo libero» (p. 31). Trump in tutto questo c’entra nella misura in cui si oppone alla rinomata Planet Parenthood, «la soluzione più efficace al mondo per contrastare la crescita demografica malthusiana ormai fuori controllo» (p. 34). Da qui il sillogismo è scontato: se Trump è contro le abominevoli pratiche della “pianificazione genitoriale”, allora è favorevole alla sovrappopolazione e dunque in ultima analisi è un guerrafondaio.

Più o meno questa è la linea di ragionamento tenuta per tutti gli altri temi affrontati: se tuttavia su sanità, privacy e armi Frances riesce a mantenere un minimo di coerenza (limitandosi a snocciolare luoghi comuni su problemi che ovviamente non nascono con la presidenza Trump), la parte più prettamente politica del libro lascia completamente disarmato il lettore per improvvisazione, ingenuità e arroganza. In primis, si accetta come teorema la bufala che “Putin ha impiegato con successo i trucchi del KGB per far vincere Trump”, ripetuta ossessivamente in quasi ogni capitolo. Poi si sostiene (senza alcuna fonte) che “Trump ha vinto le elezioni col sostegno entusiasta del Ku Klux Klan” e che “con l’elezione di Trump la confederazione ha vinto la sua ultima battaglia in oltre di tempo” (p. 105). Infine, dopo aver paragonato Trump a Hitler per una cinquantina di righe, Frances si sfila con disinvoltura dalla reductio ad Hitlerum ricordando che «certo, Hitler era diverso da Trump per molti altri aspetti. Era molto più intelligente, più colto, più maturo, più metodico […], più educato, meno bisognoso [?], più presentabile» (p. 169).

Stendiamo un velo pietoso e concludiamo con l’idea di buon governo che ha in mente Allen Frances: memore dell’era di «relativa pace e prosperità portati dalla razionalità di Barack Obama» (p. 193), egli è convinto che quegli idioti di americani avrebbero dovuto far vincere la Clinton, giustamente sostenuta da tutti i media solo perché essi avevano fiducia «nella sua competenza e nella sua fondamentale onestà» (p. 142). Quando si crede che lo psichiatra abbia toccato il fondo, si scopre che in realtà nemmeno i democratici gli vanno poi così bene, poiché a suo dire il non plus ultra dell’opposizione a Trump sarebbe rappresentato dai «grandi uomini che usano i propri milioni per migliorare il pianeta», ovvero Bill Gates, Warren Buffett, George Soros e Mark Zuckerberg (p. 271).

Ecco il ritratto perfetto del progressista liberal che va per la maggiore nel mainstream: propone controllo demografico, tecnocrazia, primitivismo ma poi si lamenta che quelli che vorrebbe sterminare, schiavizzare e rispedire nelle caverne a un certo punto “votano sbagliato”. Se questo non è il vero delirio…

4 thoughts on “Il delirio contro Trump

  1. Ma sta benedetta società preistorica che tanto loda non era quella in cui tutte le donne si riproducevano con un numero limitato di maschi?

  2. Ciao, SOno Nuke di Liberticida e OraZero, due blog , come dire “alternativi”. Posso ripubblicare questo tuo post? Come “incel” sposato e con figli ormai grandi posso capirti. Diciamo che con il senno di poi uno potrebbe anche pensarci, di non sposarsi…Facciamo 50 e 50 , ovvero i punti contrari e quelli a favore si equivalgono. Ma te ne accorgi solo dopo esserti sposato, per cui sei fottuto a prescindere, drugo.

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