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Il formidabile esercito svizzero

Nel volume Il formidabile esercito svizzero, tradotto da Adelphi tre anni dopo l’edizione americana (1984), l’inarrivabile penna del “saggista d’inchiesta” John McPhee rivela la fantasmagorica organizzazione che la nazione elvetica ha messo in piedi per difendere la propria neutralità: una enigmatica macchina militare in grado di attivarsi in qualsiasi istante. “Non c’è praticamente un paesaggio in Svizzera che non sia pronto a eruttare fuoco e fiamme per respingere un invasore”, afferma lo scrittore americano per spiegare il Principio del Porcospino, cioè la tecnica di mostrarsi sempre pronti alla difesa che egli ha potuto apprezzare partecipando alle esercitazioni di un reparto militare.

Proprio l’opacità della sua potenza militare permette paradossalmente a questa nazione di non conoscere guerre. Allo scopo di mantenerne l’efficienza in perpetuo, gli abitanti della Confederazione si sottopongono a costanti sacrifici finanziari in tempi di pace. D’altro canto, il si vis pacem para bellum elvetico unisce in un vincolo di solidarietà il banchiere al centralinista della sua stessa filiale, l’ingegnere alla guida alpina, l’odontotecnico al suo cuoco ed entrambi ai loro autisti. Un meccanismo di difesa composto da nervature che si congiungono in “un gelido incrocio”, la Place de la Concorde Suisse: “Un luogo che non avrà mai bisogno di essere difeso rappresenta ciò che la Svizzera difende”.

La storia militare degli svizzeri comincia assai prima dei mercenari: ancora oggi la nazione celebra la battaglia del Morgarten (1315) nella quale i fanti delle Alpi sconfissero clamorosamente gli austriaci del duca Leopoldo I d’Asburgo. L’odierno esercito ha come data di nascita ufficiale il 1848, allorché le competenze per la difesa passarono dai Cantoni alla Confederazione: da quel momento in poi andò formandosi il cosiddetto “Esercito di milizie”, che rappresenta uno dei più riusciti esempi d’integrazione tra vita civile e militare.

Una volta arruolato, il cittadino svizzero è tenuto a custodire in casa l’uniforme, lo zaino, il fucile d’assalto e una certa scorta di munizioni. Il servizio militare svizzero è tra i più duri dell’Europa e la selezione non è così semplice come si possa pensare avendo a che fare con un’organizzazione capillare e di massa: oltre a un esame medico di idoneità, bisogna affrontare una complessa prova di ginnastica per la quale i giovani si preparano con apposti insegnanti privati. La mentalità è in pratica opposta a quello di qualsiasi altro paese occidentale: dove si offrono infinite scappatoie all’arruolamento, i civili fanno a gara per far parte dell’esercito.

Indubbiamente ciò dipende anche dal fatto che il soldato svizzero non ha sofferto gli orrori di due guerre mondiali, ma da una parte il “militesente” non rischia praticamente alcuna sanzione, mentre l’assolvere il servizio militare è condizione indispensabile per trovare un lavoro sia in ambito pubblico che privato. Il servizio militare svizzero è inoltre organizzato in modo da evitare la percezione di una spaccatura netta tra vita “normale” e naja.

Il soldato, durante periodo in cui rimane nell’Attiva (dai 20 ai 32 anni compresi) è chiamato per otto volte – in media. circa ogni anno e mezzo – a corsi di ripetizione di tre settimane l’uno, che hanno lo scopo di tenerlo costantemente aggiornato sulle nuove tecniche di guerra. Giunto al 33° anno dì età, il milite entra nella Landwehr, cioè nelle formazioni territoriali con carattere statico, per altri dieci anni, dove deve sottoporsi a cinque corsi di ripetizione. A 43 anni passa nel Landsturm, dove rimane sino al congedo assoluto a cinquant’anni (per gli Ufficiali, a 55): ha mansioni di guardia locale e collaborazione con le autorità civili.

I gradi degli Ufficiali dell’Esercito svizzero sono: 1. Tenente, pari al Sottotenente in Italia; 2. Primo Tenente, analogo al Tenente in Italia; 3. Capitano; 4. Maggiore; 5. Tenente Colonnello; 6. Colonnello; 7. Colonnello Brigadiere; 8. Colonnello Divisionario; 9. Comandante di Corpo. (Il Generale, in caso di mobilitazione di guerra, è uno solo, Comandante supremo delle Forze Armate, ed è nominato dall’Assemblea Federale, cioè dai due rami del Parlamento uniti).

Nel caso del milite prescelto per la “carriera”, la selezione per l’eventuale nomina a caporale (che in Svizzera è già un sottufficiale) avviene durante la Scuola Reclute. Il candidato frequenta una Scuola Sottufficiali della durata di quattro settimane. Se promosso, è messo a comando di un reparto. E qualora dimostrasse qualità di capo, viene inviato a una Scuola Ufficiali, dove rimane per quattro mesi, uscendone con il grado di Tenente.

L’Esercito svizzero è organizzato esclusivamente per la difesa di settori geografici che caratterizzano il territorio della nazione elvetica: le Alpi, l’Altopiano e il Giura. Nel primo settore l’Esercito ha unità atte a una guerra di montagna, che può essere condotta con mezzi motorizzati o meccanizzati. La fanteria ha la tradizionale prevalenza numerica come “regina delle battaglie”, ma va sempre più diversificandosi in seguito ai progressi della tecnica. Poi ci sono l’artiglieria, il genio (che ha in dotazione i mezzi per la guerra nei fiumi e nei laghi), l’aviazione, i “leggeri” (truppe meccanizzate leggere), le truppe di collegamento e le truppe sanitarie, nonché formazioni di trasporto con automezzi per le truppe appiedate. Infine, il “treno”, cioè reparti con muli e cavalli assegnati al battaglione. Anche la Svizzera ha i suoi alpini, i “granatieri”, truppe d’assalto per la guerra d’alta montagna.

Uno dei perenni punti di debolezza è l’Aviazione, anche per uno scandalo dei primi anni ’60 riguardanti i prezzi gonfiati per la costruzione dei Mirage (episodio a causa del quale fu istituti per la prima volta nella storia svizzera una commissione d’inchiesta parlamentare), che rende sempre accidentata dal punto di vista politico l’acquisizione di nuovi mezzi. Ci sono anche difficili questioni di tattica e strategia da risolvere: a livello di ambienti militari c’è un nascosto dissidio tra chi crede che vada potenziato sempre e comunque la funzione anti-missilistica dell’aviazione e chi invece pensa che debba servire principalmente come appoggio tattico al suolo.

Un altro elemento caratteristico degli arcana militari elvetici è il Ridotto nazionale, il complesso di istallazioni nel cuore delle Alpi che, originato da fortificazioni ottocentesche, durante la Seconda guerra mondiale venne trasformato in una vera e propria “fortezza alpina”. Al riguardo  si vocifera che in caso di guerra gli svizzeri si rifugeranno tutti in una immensa città sotterranea. In realtà, nel Ridotto si ritirerebbero solo le forze combattenti, a svolgere azioni di disturbo sui fianchi dell’eventuale invasore.

I battaglioni svizzeri sono addestrati a svolgere tanto la guerra tradizionale quanto la guerriglia. Il Paese è infatti disseminato di “uova di cemento”, postazioni dalle quali anche solo due o tre uomini possono svolgere azioni efficacissime. In caso di guerra, si calcola che la Svizzera potrebbe potenzialmente schierare quasi 2 milioni di soldati che, grazie al loro sistema di mobilitazione decentralizzata unico al mondo, in 24 ore si troverebbero al posto loro assegnato pronti all’azione.

Lo scopo principale è dunque difensivo, sia a livello logistico che territoriale: l’importante è rendere sempre e comunque impossibile il passaggio al nemico e mantenere un’isola di neutralità nel cuore d’Europa. Un popolo pacifico armato fino ai denti unicamente per difendere la propria libertà, la propria pace, il proprio benessere.

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