«Dopo l’ascesa di Hitler, Roosevelt desiderava più che mai discutere personalmente con Mussolini sui problemi della pace e del disarmo, e la collaborazione (almeno a livello verbale) di quest’ultimo migliorò il parere del Presidente sul Premier italiano. Con l’annuncio del “Patto a quattro” nel 1933, il quadro diplomatico si chiarì e Mussolini ricevette le congratulazioni di Roosevelt per aver contribuito a un riavvicinamento tra Francia, Italia, Gran Bretagna e Germania. Al contempo, entrambi i leader si trovarono alle prese con la depressione più grave della storia moderna. Impaziente di promuovere le riforme, Roosevelt invitò il suo principale collaboratore Harry Hopkins a “fare un viaggio all’estero il prima possibile per osservare i sistemi di previdenza sociale e di edilizia popolare in Inghilterra, Germania, Austria e Italia, perché credo tu possa trarne utile ispirazione per ispirare un piano americano per la sicurezza sociale”. La curiosità ebbe la meglio anche su altri due New Dealers: James Farley, che aveva viaggiato in Italia nel 1933, scrisse a Roosevelt un breve ma infiammato resoconto sui progetti di bonifica di Mussolini; Hugh Johnson, capo della National Recovery Administration (NRA), portò con se una copia de Lo Stato corporativo di Raffaello Viglione, parlò con rispetto del fascismo e, in un suo discorso finale prima delle dimissioni, invocò il “fulgido nome” di Mussolini».
(John Patrick Diggins, Mussolini and Fascism: The View from America, Princeton University Press, 1972, p. 280)