Il gettone della tassa sulla barba

Nel 1698 Pietro il Grande istituì una tassa sulla barba per modernizzare la società russa secondo canoni più europei. Chi era soggetto all’imposta doveva portare con sé un “gettone della barba”, ovvero una moneta di rame (o argento) con impressa su un lato un’aquila bicipite e sull’altro la parte inferiore di un volto con naso, bocca, baffi e barba e la scritta “tassa riscossa” (Денги Взѧты).

Le tariffe, stabilite col Regio Decreto del 10 gennaio 1705, erano le seguenti:

• nobili, ufficiali e funzionari: 600 rubli all’anno;
• commercianti stranieri: 100 rubli all’anno;
• mercanti e cittadini di ceto elevato: 60 rubli;
• servi, cocchieri, carrettieri e ceti più bassi: 30 rubli.

I contadini non erano tenuto a pagare, ma ogni volta che entravano in città venivano tassati di un copeco. Dal 1715 si impose un’unica tariffa di 50 rubli. Nel 1772 venne abolita ogni tassa.

Di seguito, una Stampa popolare dedicata ai provvedimenti di Pietro il Grande: il barbiere vuol tagliare la barba a un raskolnik (come in Russia si indicano gli scismatici “tradizionalisti” ortodossi), che protesta: “Fermo, non voglio tagliarmi la barba! Adesso chiamo le guardie!”

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