Il Giappone vive in un’altra dimensione spazio-temporale

In Giappone il 1 maggio 2019 è iniziata la nuova era imperiale Reiwa con la proclamazione dell’Imperatore Naruhito, un evento che ha comportato l’aggiornamento del calendario nazionale introdotto durante il Periodo Asuka (VII secolo). Nonostante nel Paese non ci sia stato l’allarmismo che travolse l’Occidente  al cambio di millennio (il famigerato Millennium Bug), l’aggiornamento ha comunque comportato qualche problema a livello burocratico: nei documenti ufficiali (dalle dichiarazioni dei redditi alle trascrizioni degli atti) è infatti obbligatorio l’utilizzo del calendario imperiale e l’ultima “svortata” risaliva a trent’anni fa (passaggio dall’era Shōwa di Hirohito a quella Hesei di Akihito), un’epoca in cui la tecnologia era molto più rudimentale di quella odierna.

Sul rapporto tra giapponesi e tecnologia si potrebbe aprire un capitolo a parte: è spesso argomento di gustosi articoli di colore l’intramontabile preferenza del fax come mezzo di comunicazione, per motivi di sicurezza e praticità. Non a caso il Ministero dell’Economia ha autorizzato i “ritardatari” a modificare i documenti ufficiali con dei timbri appositi, la cui produzione ha costretto le fabbriche ad assumere nuovi impiegati a tempo per adempiere a tutte le ordinazioni.


Nonostante il Paese del Sol Levante sia appunto considerato uno dei più avanzati dal punto di vista tecnologico, come notavamo molti dei mezzi che gli occidentali considerano obsoleti laggiù resistono ancora: a parte i fax, un altro esempio è rappresentato dal compact disc, al quale i giapponesi restano talmente fedeli da consentire alla Tower Records di tenere aperti i suoi megastore (dopo averli chiusi in mezzo mondo).

Anche queste caratteristiche rientrano evidentemente nella tradizionale tendenza della nazione nipponica allo “splendido isolamento”: proprio il trambusto degli ultimi mesi ha riportato alla ribalta la questione del calendario, con in testa un avvocato (Jiro Yamane di Matsumoto) che ha fatto causa al governo per obbligarlo ad adottare il calendario gregoriano. “Solo il Giappone vive in una diversa dimensione spazio-temporale”, ha dichiarato il leguleio, ammonendo i connazionali a conformarsi alla società globale. Eppure il Giappone resiste, con i suoi fax, i suoi cd, l’Imperatore e lo 0,2% di richieste d’asilo approvate.

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