Il governo meloniano ama Hezbollah e il dittatore siriano

Finalmente con l’attacco dell’esercito israeliano alle basi italiane della missione Unifil abbiamo potuto “nazionalizzare” i meme sulla USS Liberty (ché tanto non suggestionavano nessuno, perché gli americani in fondo se lo meritano, mentre i nostri Caschi blu dal cuore d’oro no!) e avere la nostra Scognamigliowave.

I Canti della Unifil

Un aspetto interessante di tutta la vicenda è il cambio repentino di posizioni dell’intero entourage meloniano, non solo per le accuse di “crimini di guerra” e la sospensione dell’invio di armi a Tel Aviv, ma anche per la proposta di riallacciare i legami diplomatici con Bashar al-Assad per consentire il rimpatrio degli imboscati siriani giunti in Europa.

È difficile rendersi conto della sottigliezza della proposta, perché da una parte c’è la Francia che nei mesi scorsi ha addirittura spiccato un mandato di arresto internazionale nei confronti del Presidente siriano, mentre dall’altra c’è la Germania che vorrebbe effettivamente sbarazzarsi di un po’ di profughi perché non si sono rivelati tutti dottori e ingeneri (ma nemmeno kebabbari e netturbini).

Vietato farsi illusioni, naturalmente, però è un dato di fatto che Fratelli d’Italia, nonostante il suo atlantismo derivato perlopiù dalla radice missina, almeno fino all’avvento al governo godeva di una qualche dialettica al suo interno: c’è una certa fazione, infatti, che non ha mai visto di buon occhio il diktat sul “Morire per Kiev” anche per una questione di coerenza (non si può fare gli amici di Putin per dieci anni e poi rimangiarsi tutto per pura pavidità), attorno alla quale è stato teso un cordone sanitario per impedirle anche solo di esprimersi.

Del resto, c’è anche chi è stato disposto ad accettare più di un compromesso sull’Ucraina, principalmente nella prospettiva di tenere a bada i leghisti e poter distribuire poltrone con la spada di Damocle dei “fondi russi” e dei tweet salviniani. Tuttavia, togliere il sonno a Gargiulo questo no, questo è ingiustificabile persino da chi sventolava le bandiere di Israele in Curva Nord negli anni ’70.

E badate che non invento nulla: visto che abbiamo citato Salvini (sempre mano sui coglioni, mi raccomando), ricordo quando il “Capitone” nel 2018 nella sua tipica tournée in Israele definì nel suo solito tweet da minus habens le milizie di Hezbollah come “terroristi islamici” (a proposito di costui: non mi auguro che finisca in galera per la questione Open Arms, ma forse un po’ di gabbio gli consentirebbe di meditare sui vantaggi che un politico ottiene nel genuflettersi al sionismo).

Ebbene, in quel caso la Meloni mandò avanti un suo uomo di fiducia, Giovanbattista Fazzolari (oggi sottosegretario) a rabbonire il Kippatano. Riporto le dichiarazioni che rilasciò nero su bianco l’11 dicembre 2018 l’allora Senatore di FdI:

«Hezbollah è un’organizzazione politica e una milizia armata, che attualmente nello scenario medio-orientale combatte al fianco di russi e dell’esercito siriano contro l’Isis. La dichiarazione del ministro Salvini, che definisce Hezbollah senza possibilità di appello come terroristi, deve essere letta come un cambio di posizione della Lega su Assad e sull’intervento russo in Siria? Noi di Fratelli d’Italia non abbiamo cambiato idea, tra i tagliagole dello Stato islamico e il regime di Assad, stiamo dalla parte di Assad».

Negli stessi giorni, anche Meloni stigmatizzò indirettamente le dichiarazioni dell’alleato leghista, affermando che “le semplificazioni non aiutano” ed elogiando Hezbollah con toni persino stucchevoli: «Se in Siria se è ancora possibile fare i presepi, se ancora è possibile difendere la comunità cristiana, è anche grazie alle milizie libanesi di Hezbollah».

Le stagioni politiche vanno e vengono, ma stavolta se nemmeno uno come Salvini si è permesso di fare un solo fiato su “Hezbollah terroristi” vuol dire che esiste una minima speranza di un rinsavimento.

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