Il World Jewish Congress è rimasto turbato dall’iniziativa del governo Orbán di tappezzare le città ungheresi con manifesti anti-Soros, giusto per ricordare agli elettori che grazie a Fidesz sono stati respinti il 99% di immigrati clandestini (99% elutasítja az illegális bevándorlást) e invitarli a “Non lasciare che Soros rida per ultimo” (Ne hagyjuk, hogy Soros nevessen a végén). Il Congresso ebraico si è anche inquietato per una scritta a pennarello comparsa su uno dei cartelloni, che etichetta il filantropo come Büdös zsidó (“sporco ebreo”).
La campagna è stata ovviamente bollata come “antisemita”, tuttavia quel che il Sinedrio ha dimenticato di puntualizzare è che l’ambasciatore israeliano in Ungheria, dopo una timida condanna iniziale, è stato invitato da Netanyahu a rivedere le proprie posizioni. Alla fine questo è stato il suo giudizio finale sulla campagna di sensibilizzazione:
«Le mie frasi non intendevano in alcun modo delegittimare le giuste critiche contro George Soros, che continua a minacciare il governo democraticamente eletto in Israele finanziando organizzazioni che diffamano lo Stato ebraico e sono intenzionate a negargli il diritto a difendersi».
In aggiunta, il buon Orbán ha invitato le comunità ebraiche del Paese a sostenerlo nel contrasto all’immigrazione islamica in Europa. Il Segretario di Stato János Lázár ha poi dichiarato che “il governo non critica George Soros per le sue origini ebraiche, ma per il suo sostegno all’immigrazione incontrollata in Europa”.
Lo stesso Netanyahu settimana prossima sarà in visita ufficiale a Budapest, ma crediamo che anche in tal caso il World Jewish Congress non avrà nulla da ridire.