Il 24 dicembre 2018 Kevin Spacey ha pubblicato sul suo canale Youtube un delirante “messaggio di Natale” nel quale si difende dalle accuse di pedofilia interpretando… Frank Underwood, il protagonista della serie House of Cards.
Francamente l’unico commento sensato non può che essere “complottista”: la scenetta, pianificata in modo da non lasciare nulla all’improvvisazione, fa pensare a tutto fuorché a un “colpo di testa”. Semmai si potrebbe parlare di “lucida follia”, in particolare considerando la scelta da parte di Spacey di lanciare minacce nemmeno tanto velate interpretando il suo alter ego più tenebroso e sanguinario: un po’ come se Anthony Hopkins decidesse di difendersi da un’accusa di omicidio vestendo i panni di Hannibal Lecter…
Lo scopo dell’attore appare piuttosto chiaro: o gli viene condonato ogni “peccato” e restituito il posto che gli spetta nello stardom, oppure egli è disposto a far cadere tutto il “castello di carte” (costruito sul ricatto sessuale) con una mossa. Se tale interpretazione fosse esatta, rientrerebbe tra i segnali di avvertimento anche la tazza commemorativa del sessantesimo anniversario dell’incoronazione di Elisabetta II, “oggetto di scena” indispensabile per riprodurre lo stile ieratico e insinuante dell’immaginario Presidente degli Stati Uniti.
Per la famiglia reale britannica, Kevin Spacey è “uno di famiglia” (sfortunatamente assieme a tanti altri maniaci sessuali): fatto cavaliere onorario nel 2015, da quell’istante ha cominciato a considerarsi un “figlio adottivo” della Regina. È altresì noto che i contatti dell’interprete americano all’interno di Buckingham Palace siano tenuti dal principe Andrea, uno dei frequentatori del famigerato Lolita Express, il jet privato con cui il milionario Jeffrey Epstein organizzò orge con ragazzine alle Isole Vergini per figuri del calibro di Bill Clinton e Harvey Weinstein (oltre ovviamente allo stesso Spacey).
A questo punto, sarebbe obbligatorio accennare all’amicizia così sopra le righe tra l’ex presidente democratico e il protagonista di American Beauty, che la stessa stampa ha definito una bromance: ma non vogliamo dilungarci troppo sul tema, soprattutto per una questione di buon gusto. I collegamenti in fondo sono talmente evidenti che non c’è bisogno di scomodare chissà quale patto segretissimo: questa gente agiva praticamente alla luce del sole poiché convinta di essere intoccabile.
D’altro canto bisogna ricordare che lo “scandalo Spacey” è solo un colpo di coda della fallita honey trap retroattiva organizzata contro Donald Trump rappresentata dal #metoo. Il “povero” Kevin ha cercato di giocare la carta di vittimismo, dichiarandosi gay per evitare le accuse di pedofilia, ma la ridicola trovata non ha fatto altro che attirargli ancora più ostilità da parte degli “ambienti che contano”, avendo indirettamente suggerito un collegamento tra omosessualità e corruzione di minori. Ora però egli sembra voler reagire sfoderando di punto in bianco quel machiavellismo for dummies tanto praticato attraverso la sua interpretazione più riuscita: non sappiamo se sia davvero la strategia vincente, ma una riabilitazione completa ora non apparirebbe meno sospetta di un suicidio improvviso.