La fonte è Great Game India (Italy’s Secret Role In Sevastopol Missile Strikes), quindi va presa con le pinze, anche se è comunque indispensabile capire quale sia stato il ruolo dell’Italia nell’attacco ucraino in Crimea. Mi sono permesso di rimuovere alcune parti a mio parere superflue, oltre che diverse affermazioni senza fonte, restituendo almeno a livello di contenuti la tesi originale espressa dalla rivista online di geopolitica.
Il 23 giugno 2024, la Russia ha affermato che cinque potenti missili forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina diretti verso Sebastopoli sono stati abbattuti. Nonostante ciò, alcuni pezzi di uno dei missili sarebbero caduti su una spiaggia, uccidendo quattro persone (tra cui due bambini), e ferendone 151.
Sebbene gli analisti di Great Game India suggeriscano che la spiaggia non fosse l’obiettivo previsto, ipotizzando invece che i missili mirassero a siti militari di rilievo, l’incidente ha scatenato un acceso dibattito. Gli Stati Uniti hanno negato un coinvolgimento diretto, ma le prove indicano una complessa rete di cooperazione militare internazionale, che coinvolge sistemi avanzati di sorveglianza e comando, oltre che basi militari italiane e droni statunitensi.
L’episodio evidenzia la natura sempre più avanzata dal punto di vista tecnologico della guerra contemporanea e le implicazioni più ampie per le alleanze militari internazionali. Con i sistemi di difesa all’avanguardia messi in campo, la posta in gioco in questo conflitto non è mai stata così alta.
Il Ministero della Difesa russo riferisce ufficialmente il 23 giugno 2024 cinque missili ATACMS equipaggiati con testate a grappolo, forniti all’Ucraina dagli Stati Uniti, sono stati intercettati su Sebastopoli, ma che “l’esplosione in aria della testata a frammentazione del quinto missile di fabbricazione americana ha causato un elevato numero di vittime tra i civili di Sebastopoli“.
Oltre un centinaio di Paesi, tra cui Regno Unito, Francia e Germania, hanno firmato la Convenzione sul bando delle munizioni a grappolo, un accordo internazionale che vieta queste armi a causa del loro impatto sulle popolazioni civili. Nonostante ciò, l’amministrazione Biden ha inviato grandi quantità di queste munizioni in Ucraina per utilizzarle contro la Russia.
Esperti militari hanno sottolineato che nel fatidico fine settimana sono stati effettuati due attacchi separati, uno contro la spiaggia di Sebastopoli e l’altro contro il NIP-16, una struttura per le comunicazioni situata a Vitino (sempre in Crimea) che fa parte del Centro Jevpatorija per le Deep Space Communications, uno dei tre complessi che coordinano missioni spaziali sia con equipaggio che con robot. È interessante notare che questa struttura sarebbe stata già colpita nel dicembre 2023 dai missili da crociera Storm Shadow forniti dalla Gran Bretagna.
Il sito colpito possiede una ventina di antenne radar, alcune delle quali raggruppate in gruppi di otto. Le immagini satellitari scattate dopo il 24 giugno, anche se a bassa risoluzione, confermano l’attacco: esse mostrano segni di incendi in un’area della struttura, vicino a un gruppo di otto antenne radar a est. Ci sono altri segni di attacco a nord e ad est di questo gruppo. È possibile che queste antenne siano state colpite dalle schegge delle munizioni a grappolo. I video sui social media mostrano un vasto incendio nell’area, e anche i dati del Fire Information for Resource Management System (FIRMS) della NASA hanno attestato la presenza di incendi nella struttura.
Footage of the Russian Russian NIP-16 space tracking and communication center burning overnight after a successful Ukrainian MGM-140 ATACMS attack. pic.twitter.com/3lZLTGmUwM
— OSINTtechnical (@Osinttechnical) June 24, 2024
This evening, Ukrainian forces successfully struck the Russian NIP-16 space tracking and communication center in Vitino, Crimea with multiple MGM-140 ATACMS tactical ballistic missiles.
Multiple areas of the facility are burning. pic.twitter.com/MOc8SHV9sG
— OSINTtechnical (@Osinttechnical) June 23, 2024
Secondo fonti ucraine, il sito è denominato 40° Complesso di comando e misurazione separato e fa parte del Centro di test e controllo dei sistemi spaziali di Titov delle forze aerospaziali russe, eretto agli inizi del 1960 per monitorare i lanci spaziali. Nel 1975, le operazioni di controllo per le missioni con equipaggio furono trasferite in una nuova struttura a Podlipki, vicino Mosca, proprio nei pressi della NPO Energia, il principale costruttore di veicoli spaziali dell’era sovietica. Da allora il sito è stato utilizzato come centro di riserva per i voli spaziali con equipaggio.
Dopo che la Russia ha conquistato la Crimea nel 2014, la struttura è stata ceduta alle forze aerospaziali, che hanno iniziato a modernizzarla: nel 2017 il centro era già stato dotato di 10 nuovi sistemi, e i rinnovamenti sono ancora in corso. Attualmente la struttura sarebbe utilizzata come sistema di allerta rapida per i missili balistici diretti al Medio Oriente, all’Africa e all’Asia sud-occidentale.
Il ricercatore Fabian Hoffmann dell’Università di Oslo sostiene invece che il sito sia utilizzato da Mosca per controllare i suoi satelliti, incluso il GLONASS, la versione russa del GPS. Ciò rendebbe la struttura un obiettivo strategico per l’Ucraina. L’Ucraina avrebbe dunque utilizzato dei “preziosissimi” missili ATACMS per cercare di metterla fuori uso, dimostrando indirettamente l’importanza del sito per le operazioni militari della Russia.
Secondo i nostri analisti, non si sono trattati di due attacchi separati ma di un’unica operazione per svolgere la quale i missili ATACMS ucraini, coordinati da un drone statunitense, erano probabilmente stati impostati su un’unica rotta che passava sopra un’area affollata. Questa non sarebbe del resto la prima volta che Kiev prende di mira aree affollate di civili nei territori controllati dalla Russia. L’uso dei missili balistici ATACMS non fa altro che aumentare la tensione. Non ha senso usare queste potenti armi sui civili; sono pensati per colpire infrastrutture di rilievo. Bisogna perciò comprendere se ci fosse un altro obiettivo in gioco.
Secondo l’esercito russo, come è già stato riportato, quattro missili sono stati intercettati e i frammenti dell’esplosione del quinto missile in aria hanno causato vittime. Ciò suggerisce che i missili fossero probabilmente diretti verso una destinazione diversa e che siano stati portati fuori rotta, il che può aver causato l’esplosione di una testata che trasportava munizioni a grappolo sopra la spiaggia di Utenovka, peraltro a meno di mezzo chilometro di distanza da una grande base russa per le truppe di terra e la difesa aerea. Poco più in là, a circa un chilometro, ci sono moli militari dove sono ancorate le navi da guerra della flotta russa del Mar Nero.
Gli ultimi attacchi hanno riaperto il dibattito sull’efficienza del sistema antimissile russo S-500 Prometeij, schierato nel sud della Crimea. Questo sistema antibalistico sperimentale posto a difesa anche di Sebastopoli, che è come noto il principale porto della flotta del Mar Nero e snodo centrale per la difesa aerea della Crimea, sembra mostrare limiti proprio con gli ATACMS statunitensi in dotazione alle forze ucraine, che a quanto pare sono in grado di superare le capacità dell’S-500, individuandone i punti deboli o riuscendo a colpire oltre la sua portata effettiva. Inoltre, questa è la prima volta in cui dei missili ATACMS statunitensi riescono a penetrare nello spazio aereo protetto da tale sistema.
In un’intervista televisiva, il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov ha confermato il dispiegamento dell’S-500 da parte della Russia in Crimea per salvaguardare Sebastopoli e le vicine installazioni militari da potenziali minacce di missili balistici come l’ATACMS. Stefan Korshak, corrispondente del Kyiv Post (quotidiano ucraino in lingua inglese), ha affermato che
«una salva di missili a lungo raggio della Lockheed-Martin ha sfondato le difese aeree russe danneggiando un complesso di radar adibiti all’allerta rapida».
Tuttavia, l’entità del danno non è ancora stata appurata e dalle immagini satellitari sembra che i radar siano ancora intatti (nella foto in basso si vede il momento dell’attacco, segnato dalla porzione scura quasi al centro, in cui un missile manca evidentemente l’obiettivo a cui era stato mirato).
Affinché i missili ATACMS possano colpire con precisione il bersaglio è necessaria una sorveglianza costante durante tutte le fasi del cosiddetto processo ISTAR (Intelligence, surveillance, target acquisition, and reconnaissance). L’utilizzo degli ATACMS richiede un supporto tecnico non indifferente da parte degli Stati Uniti: essi vengono lanciati dai lanciarazzi Himars e i loro attacchi sono guidati da droni che sorvolano il Mar Nero. È la base siciliana di Sigonella a fornire il “trampolino di lancio” per i droni che fungono da ricognitori e forniscono la guida ai missili. E questo dato trascina obiettivamente anche l’Italia in guerra con la Russia.
La presenza militare statunitense nella base militare di Sigonella ha come presupposti il Trattato Nord Atlantico del 1949, la Convenzione NATO sullo Statuto delle Forze (SOFA) del 1951, l’Accordo Bilaterale sulle Infrastrutture (BIA) del 1954, il Memorandum d’Intesa del 1995 (Shell Agreement) e l’Accordo Tecnico (Technical Arrangement) del 2006.
I droni militari statunitensi di stanza a Sigonella sono schierati per operazioni in vari Paesi, tra cui la Libia e altre nazioni nordafricane, oltre alla Russia. Tuttavia, gli accordi tra Roma e Washington riguardanti la presenza e l’uso di droni statunitensi armati e non armati nella base italiana non sono stati resi pubblici. Questa mancanza di trasparenza solleva grandi preoccupazioni.
La base di Sigonella, conosciuta come The Hub of the Med, “L’hub del Mediterraneo”, è una base della Marina americana e dell’aeronautica italiana in Sicilia. Sigonella supervisiona più di 34 altri comandi e attività statunitensi. A 15 km a ovest e 11 km a sud di Catania, e a circa 40 km a sud dell’Etna, la sua posizione strategica nel Mar Mediterraneo supporta le operazioni della Sesta Flotta degli Stati Uniti, di varie unità militari statunitensi e delle Forze alleate. Serve anche come base italiana per il 41º Stormo AntiSom, concentrato su operazioni di sicurezza e difesa. La base di Sigonella è il comando di sicurezza più grande della Marina militare americana, secondo soltanto a quello del Bahrein.
Nonostante la gestione sia affidata all’Aeronautica Militare Italiana, l’esercito americano ha il pieno controllo della base. Secondo quanto sostiene un report del 2022 (disponibile anche in italiano) del Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (ECCHR),
«In base a quanto stabilito dal Technical Arrangement del 2006, la base di Sigonella è posta sotto il comando italiano ma il comandante statunitense ha il full military command over US personnel, equipment and operations [“il pieno comando militare sul personale, sulle attrezzature e sulle operazioni statunitensi”]; il comandante statunitense ha l’obbligo di notify in advance the Italian Commander of all significant US activities [“notificare in anticipo al Comandante italiano tutte le attività statunitensi significative”] (ossia tutte quelle attività che non sono attività di routine); il comandante italiano ha l’obbligo di advise the US Commander if he believes US activities are not respecting applicable Italian law [“avvisare il Comandante statunitense se ritiene che le attività statunitensi non rispettino la normativa italiana applicabile”], nonché di intervene to have the US Commander immediately interrupt US activities which clearly endanger life or public health and which do not respect Italian law [“intervenire affinché il Comandante statunitense interrompa immediatamente le attività statunitensi che mettono chiaramente in pericolo la vita o la salute pubblica e che non rispettano la legge italiana”]. […] Tale obbligo giuridico posto a capo del comandante italiano potrebbe rendere l’Italia complice nel programma dei droni statunitense e negli attacchi a mezzo drone statunitensi condotti dalle basi militari italiane in Libia e in Nord Africa».
Tuttavia, questa non sarebbe la prima volta che una base italiana viene utilizzata per prendere di mira la Russia. La nave da guerra Moskva, l’ammiraglia della flotta del Mar Nero della Marina russa, è stata affondata dalle forze ucraine il 14 aprile 2022. Moskva era la principale piattaforma radar della flotta russa del Mar Nero, dotata di missili terra-aria S-300 per proteggersi dagli attacchi aerei.
Secondo quanto riportato dal Times, un Boeing P-8 Poseidon americano adibito al pattugliamento marittimo nelle ore precedenti l’attacco avrebbe tenuto sotto controllo il Moskva e ne avrebbe fornito la posizione all’esercito ucraino. L’aereo della Marina statunitense si trovava a circa 150 km dalla nave russa nel momento in cui veniva gravemente danneggiata. Questo veivolo è il più avanzato negli Stati Uniti per la caccia ai sottomarini e il monitoraggio delle navi da guerra, essendo fornito di boe radioacustiche per rilevare le navi nemiche e di un potente radar APY-10.
Sebbene le sue capacità siano in parte segrete, gli esperti ritengono che il P8 possa scansionare un’area fino a 10.000 metri quadrati da oltre 350 km di distanza. Ciò significa che aveva la capacità di monitorare la Moskva il giorno in cui venne attaccata.
Il 13 aprile 2022, un Boeing P-8 Poseidon con identificativo AE681B è decollato da Sigonella diretto verso il Mar Nero. È stato avvistato per la prima volta sul Mediterraneo alle 13:32 (ora di Kiev e di Mosca), per poi riapparire alle 18:23, verso la costa del Mar Nero vicino a Casimcea, in Romania, a circa 60 km dalla sua ultima posizione conosciuta. È risaputo che questo tipo di aerei per non essere tracciati spengono i transponder nel momento in cui entrano in aree di conflitto.
Dopo essere quindi nuovamente scomparso dai radar per 19 minuti, il P8 è stato avvistato 42 minuti dopo vicino ad Abrud, nel sud della Romania, alle 19:24, prima di tornare a Sigonella. La notizia dell’attacco alla Moskva è trapelata su Facebook alle 20:42 da un account ucraino con legami in ambito militare, per poi essere confermata ufficialmente dal governatore ucraino di Odessa alle 22:31.
L’incidente ha messo in discussione gli accordi segreti firmati dal governo italiano. Con i recenti attacchi ucraini, il ruolo dell’Italia è tornato sotto i riflettori. Come ha dichiarato il colonnello americano (in pensione) Earl Rasmussen a Sputnik,
«Gli ATACMS necessitano di essere coordinati con qualcosa. In genere le informazioni offerte da droni o satelliti vengono utilizzate per guidare il missile. Il sistema ATACMS è in una certa misura “preprogrammato”. Ma per garantire che i missili arrivino a destinazione, c’è sicuramente una coordinazione di qualche tipo con un sistema di droni aerei».
Secondo gli esperti militari consultati da Great Game India, nel momento in cui gli ATACMS sono stati lanciati verso Sebastopoli, un drone di sorveglianza a lungo raggio RQ-4 Global Hawk è stato rilevato sul Mar Nero. In precedenza era stato riferito che l’Ucraina stava abbinando degli ATACMS con un raggio di 300 chilometri a sistemi di droni per coordinare gli attacchi missilistici sulla Russia.
I dati di Flightradar24 hanno dimostrato che un drone spia statunitense Global Hawk si trovava effettivamente nello spazio aereo sopra la Crimea al momento dell’attacco contro Sebastopoli. I dati confermano anche che il drone è atterrato presso la base di Sigonella.
I recenti attacchi missilistici hanno rivelato lo stretto coordinamento di Stati Uniti e Italia nelle operazioni militari contro la Russia. Ciò solleva interrogativi sul controllo effettivo degli italiani della presenza militare americana nel Paese e sull’uso congiunto delle infrastrutture militari, in particolare nelle basi di Vicenza, Napoli, Gaeta e Sigonella.
Il Ministero della Difesa russo ha comunque accusato gli Stati Uniti di essere i diretti responsabili dell’attacco. Questo è il motivo per cui Washington, per aver consegnato queste armi al regime di Kiev, è in gran parte complice dell’attacco missilistico contro i civili di Sebastopoli. Il Pentagono però ha respinto le accuse: “L’Ucraina prende le proprie decisioni sugli obiettivi e conduce le proprie operazioni militari”, ha dichiarato lunedì il maggiore Charlie Dietz, portavoce del Pentagono.
Tuttavia, per effettuare un attacco del genere gli ucraini hanno bisogno non solo di missili balistici tattici, ma anche di mezzi di ricognizione e di infrastrutture di sistemi di guida per poter colpire i bersagli. È impossibile per gli ucraini raggiungere un simile obiettivo senza un’attiva supervisione operativa americana e una base di sorveglianza italiana.
Il conflitto sottolinea una battaglia ad alto rischio tecnologico e strategico nella regione. E, volenti o nolenti, gli italiani saranno trascinati in uno scontro diretto con la Russia per l’utilizzo che viene fatto di questa base americana, se la questione non verrà affrontata il prima possibile.