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Il sacrificio della giovenca rossa porterà all’apocalisse (e la religione non c’entra nulla con tutto questo)

I media israeliani ormai parlano quotidianamente del fatidico “sacrificio della giovenca rossa”, annunciandolo come imminente. Proviamo a discuterne nella maniera più razionale e laica possibile, mettendo da parte persino la prospettiva cristiana per motivi che spiegherò in seguito.

In due parole: un gruppo di ebrei fondamentalisti che ha acquisito negli ultimi decenni sempre più potere religioso, politico ed economico, grazie agli ormai solidi legami all’interno della vita istituzionale israeliana e agli agganci con gli evangelici americani (che sono la spina dorsale, assieme alla lobby ebraica, del cieco sostegno di Washington a Tel Aviv), è intenzionato a immolare una mucca “perfetta” dal manto rosso, generata attraverso la manipolazione genetica, sul Monte del Tempio, in modo da riconsacrarlo e favorire la costruzione dell’altrettanto fatidico “Terzo Tempio”.

In Israele è tutto pronto per il sacrificio della giovenca rossa?

In un servizio della tv nazionale Kan 11, il giornalista Shmuel Rosner ha affermato che i “fanatici del tempio” sarebbero già pronti a sacrificare la giovenca l’8 aprile 2024, vigilia del Rosh Chodesh Nissan Tashpad, che inaugura il mese Nisan, primo nel calendario sacro ebraico e considerato uno dei più importanti perché in esso cade Pesach.

Questo cerimoniale crea all’interno dell’ebraismo stesso delle divisioni non esclusivamente attinenti alla sfera religiosa. Anche qui, per dirla nella maniera più breve possibile, a livello di giudaismo istituzionale c’è una sorta di “Comma 22” sulla ricostruzione del Terzo Tempio, nel senso che gli ebrei non possono accedere al Monte del Tempio finché il luogo ed essi stessi non si siano purificati, ma l’unico mezzo per purificarsi è appunto accedere al luogo per compiere il rituale di purificazione (l’immolazione della giovenca rossa).

Con questo espediente teologico, gli israeliani hanno sostanzialmente mantenuto il tradizionale sistema ottomano nella gestione di uno dei luoghi più sacri per i tre grandi culti monoteistici. Tuttavia ora questi “rabbini apocalittici” a cui si accennava, forti della loro penetrazione nella vita politica del Paese e dell’attuale situazione di caos nazionale e internazionale, vogliano mettere di fronte il mondo intero, e forse Dio stesso, al “fatto compiuto”.

E veniamo finalmente al punto: sull’eventuale possibilità che un povero animale venga macellato in una data parte del globo, atei e cristiani potrebbero condividere un’opinione simile, nel senso che ai primi è consentito rappresentarselo come una tipica manifestazione di superstizione, fanatismo e oscurantismo (anche se bisogna ammettere che quando si tratta di rabbini i “senzadio” non hanno poi molto da ridire, perché terrorizzati dall’accusa di antisemitismo); i secondi invece, proprio dal punto di vista della “Nuova Alleanza”, non avrebbero nulla da temere per un rituale che ai loro occhi ha perso ogni valore “sacro” e non potrebbe detenere neppure un qualche risvolto “teurgico”, se non in una più ampia interpretazione, comunque giustificata dalle Scritture (e per i cattolici dalla tradizione patristica), secondo la quale l’avvento dell’Anticristo sarebbe legato alla restaurazione del Regno d’Israele, che avverrà solo con la costruzione del Terzo Tempio (Sant’Isidoro, per fare un esempio, nelle Etymologiae afferma apertamente che l’Anticristo nam et templum Hierosolymis reparare, et omnes veteris legis caerimonias restaurare temptabit, VIII, 22).

Eppure anche questa interpretazione, persino portata all’estremo, non obbligherebbe di per sé i cristiani a “fermare” l’empio gesto, nel momento in cui sempre in virtù di tali paradigmi l’unico potere rimasto agli ebrei sarebbe quello di compiere provvidenzialmente la volontà di Dio indipendentemente dalle loro intenzioni.

Chiarito questo, va ammesso francamente che il mondo non è composto solo da cristiani e atei (nonostante questi ultimi siano evidentemente convinti che sia così!): ci sono infatti gli ebrei e i musulmani. Vediamo perciò di spendere due parole anche su costoro. Partiamo dagli ebrei in quanto considerati, nel bene e nel male, i più “laici” tra i figli di Abramo: si tratta di un pregiudizio, non solo occidentale, che ignora come anche il più razionalista e miscredente dei giudei goda di una forma mentis che “rende onore” alla sua storia. Pensiamo solo al fatto di come tutti gli israeliti, sionisti o antisionisti, progressisti o conservatori, considerino il 70 d.C., cioè la data della distruzione del cosiddetto “Secondo Tempio”, una cesura cronologica fondamentale, tra ebraismo biblico-talmudico ed ebraismo della diaspora.

Non è dunque impossibile pensare che questo sacrificio, nella sua semplice dimensione “spettacolare”, possa far emergere qualcosa di oscuro dal fondo dell’anima ebraica e suggestionare gli israeliti sparsi per i quattro angoli della terra a radunarsi a Gerusalemme per concludere una vicenda iniziata 1930 anni fa. Se formulare una tale ipotesi rende sospetti di antisemitismo, allora sinceramente tanto varrebbe smettere di ragionare e inchinarsi a qualsiasi delirio proveniente da parte ebraica, come del resto fa regolarmente ogni ateo illuminista che si rispetti (a parte Voltaire – bene, adesso smetto con questa polemicuccia).

Veniamo poi ai maomettani, dei quali è obiettivamente più facile sparlare: tra le motivazioni dell’attacco del 7 ottobre, Hamas ha rivendicato la necessità di impedire la profanazione della Spianata delle Moschee con l’aspersione del sangue di una giovenca, prodromica alla distruzione della moschea di Al-Aqsa. Anche qui, è davvero impossibile immaginare che una volta compiuto il cerimoniale, Gerusalemme diverrà terreno di battaglia tra lo Stato ebraico e la maggior parte delle nazioni islamiche?

Finora è probabile che proprio il parziale mantenimento della Pax Ottomana nella Città Santa abbia consentito a entrambi i “blocchi” sacri di non giungere ai ferri corti. Nonostante l’indolenza e la spavalderia manifestate dai Paesi della Lega Araba e, va detto, da ayatollah e talebani, è inevitabile che per l’affronto israeliano qualsiasi governo basato sulla Sharia che intendesse agire solo diplomaticamente verrebbe spodestato all’istante, vuoi dalle proteste di massa vuoi da un golpe dei “falchi”.

Mi pare dunque che il tempo di “far spalluce” sia esaurito. Una soluzione semplice sarebbe quella di inviare un contingente ONU a sorvegliare gli estremisti ebraici ed eventualmente arrestarli o neutralizzarli non appena facessero capolino al Monte del Tempio con una giovenca rossa. Allo stato attuale, però, questo auspicio vale meno di una preghiera. E i tempi diventano tragicamente “interessanti” quando pure agli atei non resta che pregare

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