Il Sessantotto (Alberto Arbasino)

«[Ai funerali di Feltrinelli] succedevano delle cose significative. C’erano diversi oratori, sul sepolcro. Mentre parla Maria Antonietta Macciocchi, tutto il gruppo giovanile intorno a me si passa la voce: “È la Cederna! è la Cederna! sentiamo la Cederna!”. Credendo di fornire una informazione cronistica, dico: “È la Macciocchi”. Trattato e circondato come un provocatore, per poco non le prendo. “È la Cederna!” mi gridano in faccia, facendo cerchio minaccioso. Poi prende la parola Klaus Wagenbach, amico e punto di riferimento berlinese perenne perché prima di pubblicare i pamphlets della contestazione e della rivoluzione era sempre stato l’editore di tutte le neoavanguardie, dal Gruppo 47 al Gruppo 63, compreso Manganelli. E lì, tutti: “Parla Del Bo! sentiamo Del Bo!”. E io, non resistendo: “È Wagenbach, e infatti sta parlando in tedesco, perché non sa l’italiano; perché mai Giuseppe Del Bo, a Milano, dovrebbe parlare in tedesco?”. Di nuovo minacciato come provocatore (“Lo sappiamo noi, che è Del Bo!”), son dovuto fuggire a causa di armi improprie, rinunciando a fornire chiarimenti. L’ho raccontata dopo a Enzensberger, e m’ha detto: “Perché? Non ti eri accorto che l’Illuminismo è finito?”»

(Alberto Arbasino, Ritratti Italiani, Adelphi, Milano, 2014)

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