La malattia inculabile: il vero “virus cinese” ora è l’HIV

More Chinese getting HIV when cases in rest of world are falling. It’s because of ignorance about sex, say experts
(South China Morning Post, 5 dicembre 2020)

“World Aids Day” a Wuhan (lol)

L’AIDS impazza per la Cina mentre i casi calano nel resto del mondo: per gli esperti è a causa dell’ignoranza dei cinesi in materia di sesso. Le app per appuntamenti rendono più facile gli incontri tra i giovani, mentre gli anziani si accoppiano per sfuggire alla solitudine contribuendo all’aumento dei contagi. Pochi cinesi hanno ricevuto un’educazione sessuale e molti credono che sia soprattutto una malattia da gay, mentre per gli anziani è “roba da giovani”.

La diffusione delle app di appuntamenti e l’aumento dei cellulari hanno reso molto più facile per i cinesi procacciarsi potenziali partner. Tuttavia, a fronte dell’assenza di un’adeguata educazione sessuale nelle scuole, ciò ha reso i giovani maggiormente vulnerabili all’HIV, il virus che può causare l’AIDS. “Queste app di rimorchio accelerano la diffusione della malattia”, ha detto Xiao Dong, direttore di un centro di test HIV con sede a Pechino. Egli ha anche esortato il governo a spingere i giganti del tech a dirozzare le nuove generazioni sul “sesso sicuro”. A suo parere le app e i social dovrebbero “assumersi le loro responsabilità nei confronti della società”.

Tuttavia, non sono solo i giovani cinesi a rischio aids: tra gli anziani, la solitudine e l’ignoranza in tema di sesso hanno portato a un rapido aumento dei contagi. Secondo le autorità sanitarie del Paese, il numero di nuove infezioni da HIV tra le persone di età superiore ai 50 anni è aumentato di oltre 11 volte tra il 2007 e il 2017, da 2.565 casi all’anno a 29.860. Il dottor Shao Yiming, principale esperto sul tema, ha rivelato che “il cinese più anziano a contrarre l’HIV ha 93 anni”.

La crescente incidenza dell’HIV in Cina dell’ultimo decennio è in contrasto con la tendenza globale, che ovunque segna indici in calo. La Commissione Sanitaria Nazionale cinese ha riferito che 131.000 persone hanno contratto la malattia nel 2019: nel 2007 invece il numero era inferiore a 33.000. Nel 2020, il 95% dei cinesi recentemente infettati ha contratto la malattia attraverso il sesso (nel 70% in rapporti eterosessuali). In confronto, gli Stati Uniti hanno registrato poco meno di 38.000 nuovi casi nel 2018. E nel 2019 il numero di persone in tutto il mondo infettate sono state un milione e 700mila.

Prima che la nuova tecnologia rivoluzionasse lo scenario erotico del Celeste Impero, il governo ha costantemente temporeggiato sulla questione dell’educazione sessuale, che solo di recente è stata resa obbligatoria in tutti gli istituti. Per decenni, le scuole si sono limitate a far studiare per conto proprio agli allievi il capitolo sull’apparato riproduttivo o fornire qualche ragguaglio sul ciclo mestruale. Il comportamento sessuale corretto da tenere, come costruire relazioni con il sesso opposto o le questioni riguardanti il genere e l’identità sono state regolarmente trascurate.

Zhang Renjie, direttore del Red Ribbon Center, organizzazione non governativa con sede a Suzhou, sostiene che gli adolescenti cinesi “di solito non sanno come rifiutare il sesso, o esprimere che tipo di atti sessuali vorrebbero mettere in pratica”.

Huang Haojie, direttore esecutivo del Centro LGBT di Wuhan, invece afferma di “aver raccolto testimonianze da ragazzi di età compresa tra 13 e 15 anni che hanno contratto l’HIV”. Il numero di nuovi pazienti affetti da HIV tra i 10 e i 15 anni è in effetti aumentato da 881 a 3.388 all’anno tra il 2007 e il 2017, secondo fonti governative. Huang ha raccontato che durante i suoi seminari sull’AIDS un funzionario gli ha chiesto di evitare di parlare di atti sessuali specifici o di mostrare i preservativi, perché ritenuti temi “sensibile” per studenti di età compresa tra 18 e 20 anni.

Tuttavia, la diffusione dell’HIV ha costretto a una rapida “rivoluzione culturale”: nel 2019, la stessa università ha implorato Huang di discutere in dettaglio del sesso e dell’uso del preservativo, dopo che tra gli studenti erano emersi un paio di casi di ADIS. A novembre 2019 la Cina ha poi reso l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole, in concomitanza peraltro con un aumento nel Paese di molestie sessuali, discriminazione di genere e, appunto, malattie sessualmente trasmissibili.

Secondo Huang gran parte della società cinese crede che siano soprattutto i gay a contrarre l’HIV: “Alcune scuole vorrebbero semplicemente insegnare ai loro studenti di non diventare gay o di non provare esperienze sessuali nemmeno per divertimento“.

Un altro settore demografico duramente colpito dall’HIV in Cina è rappresentato dagli anziani. La Cina si è urbanizzata rapidamente negli ultimi trent’anni e milioni di giovani hanno lasciato le aree rurali e le piccole città per far fortuna nelle metropoli. Di conseguenza, molti anziani sono state abbandonati a loro stessi e l’unico modo con cui hanno potuto sopperire alla solitudine è stato accoppiarsi con i coetanei.

I vecchi si sono naturalmente infischiati di ogni precauzione, supponendo che l’HIV colpisse solo i giovani: “Alla maggior parte degli anziani non piace discutere della propria vita sessuale, quindi finiscono per avvalersi di conoscenze datate in un’epoca in cui l’HIV si sta diffondendo molto più ampiamente e il rischio di contrarlo è molto più alto”.

Per alcuni, tuttavia, il fatto che la maggior parte dei nuovi casi di HIV in Cina siano ora trasmessi perlopiù per via sessuale è motivo di entusiasmo (sic). Fino a poco tempo fa infatti prima causa di infezione da HIV in Cina era il mancato rispetto degli standard minimi di sicurezza nelle trasfusioni o donazioni di sangue. Ancora per Huang Haojie, il fatto che ora l’AIDS si prenda facendo sesso significa che “siamo quasi diventati un Paese normale”, perché ormai “la maggior parte delle persone contrae l’HIV attraverso il sesso come nel resto del mondo, non con la donazione di sangue come una volta”.

A metà degli anni ’90, il governo della provincia centrale dell’Henan avviò una campagna per incoraggiare gli agricoltori a donare sangue allo scopo di soddisfare la crescente richiesta di plasma da parte delle aziende biotecnologiche. L’iniziativa non contemplava alti standard di sicurezza (persino le siringhe venivano riutilizzate) e il risultato fu un’impennata di AIDS tra i contadini: più di un milione di contagiati secondo fonti non ufficiali.

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