Imane Khelif medaglia d’oro: “E adesso baciatemi tutt* le palle”

La pugila Imane Khelif dopo aver strappato l’oro olimpico alle atlete donne adesso fa annunciare al suo avvocato querele a raffica contro tutti quelli che l’hanno criticata sui social. Volendo prendere sul serio le panzane riguardo la sua “intersessualità” o “iperandroginia” (delle quali ho già parlato qui e qui, ma approfondirò anche questo post), è un dato di fatto che Khelif sia stat* avantaggiat* non solo per essere stata riammess* nelle competizioni femminili, ma anche nell’aver ricevuto l’esplicito sostegno di Macron nel 2022 e, infine, nell’aver goduto di una giuria obiettivamente schierata a suo favore, in specie nella finale.

Chiunque abbia assisto all’incontro per la medaglia d’oro con la cinese Liu Yang, si sarà reso conto che i giudici hanno sostanzialmente regalato il primo round a Khelif: persino l’imbarazzante commentatore della Rai Francesco Damiani (ex pugine 65enne che fatica a parlare qualsiasi altra lingua al di là del romagnolo) ha ammesso in diretta la scorrettezza nella valutazione, ma chiaramente è stato subito richiamato dall’altro commentatore, forse ben addestrato a non far sorgere alcun dubbio negli spettatori (del resto si ricorda ancora l’oscena telecronaca dell’incontro con Angela Carini).

Il percorso di Khelif è stato costellato da una parte dallo stillicidio delle principali associazioni sportive algerine (che potrebbero vincere una medaglia per vittimismo nella specialità intersezionalista) e dalle proteste sia della nostra Carini (commentate da un americano di origine indiana in tal guisa: “Probabilmente non è stata la prima donna italiana a essere stata aggredita da un algerino a Parigi”) che dell’ungherese Hamori, a quale ha urlato al suo allenatore Férfi! Nem tudok nyerni, “È uomo! Non posso vincere!”, ed è poi stata denunciata per i suoi post riguardanti l’identità sessuale dell’avversari* (mentre sia la bulgara Staneva che la turca Yildiz hanno fatto il gesto della X in riferimento ai cromosomi contro l’altro atleta controverso, il/la taiwanese Lin Yu-ting esclusa con Khelif dalla International Boxing Association).

L’algerin* potrebbe far davvero cassa andando a rintracciare tutti quelli che su X hanno ironizzato sulla sua femminilità, a partire dal buon Elon Musk

Tuttavia, l’affaire Khelif si è realmente complicato fino all’estremo durante lo svolgimento delle Olimpiadi: prima è intervenuta la International Boxing Association, che ha tenuto una conferenza a Parigi per confermare la propria rispettabilità (scientifica e morale) contro le calunnie del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), il quale nelle vesti del suo presidente Thomas Bach è riuscito a esprimere concetti di questo calibro: “Non esiste un sistema scientifico sicuro per identificare uomini e donne” e “I test sessuali sono contrari ai diritti umani in quanto invasivi”.

Giustamente l’associazione FairPlayForWomen ha notato che se secondo Bach è impossibile stabilire se un individuo sia un uomo o una donna, non si comprende con quale sicurezza egli possa al contempo sostenere che Imane Khelif sia donna al 100%.

La stessa associazione ha pubblicato una foto di Khelif portat* in trionfo sulle spalle dal suo allenatore, commentando argutamente che: “Questa foto è la prova che Khelif è un uomo. Un uomo algerino non potrebbe comportarsi in questo modo con una donna“.

Il Telegraph è stato ancora più duro (Imane Khelif wins gold and now the IOC must hang their heads in shame, 10 agosto 2024): il foglio britannico ha affermato che il CIO “dovrebbe vergognarsi” per aver fallito nella governance “al più alto livello dello sport mondiale” e ha evidenziato come il presidente Thomas Bach fosse più interessato a ridicolizzare l’International Boxing Association in una “aspra lotta di potere” dettata da motivi più politici che sportivi.

Inoltre, il quotidiano londinese ha rievocato il caso di Caster Semenya (esclusa dalle ultime Olimpiadi nonostante i ricorsi), ricordando che:

«Le regole applicate [in queste Olimpiadi] sono le stesse che hanno fatto sì che ogni medaglia negli 800 metri femminili a Rio 2016 venisse vinta da una runner con differenze nello sviluppo sessuale (Differences in Sex Development, DSD). Mentre la World Athletics ha cambiato le sue regole, costringendo le atlete DSD a sottoporsi a una soppressione del testosterone, il CIO ha aderito ostinatamente a un sistema vecchio di otto anni in cui chiunque si dichiari donna possa essere accettato ai Giochi».

L’intransigenza ai limiti dell’ottusità di Bach ha costretto persino Reem Alsalem, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, a intervenire contro la sua stessa religione politicamente corretta, per rimarcare papale papale che the world has a pretty good idea of what women -and men for that matter- are.

Chiudo la “rassegna” con un’intervista alla biologa Emma Hilton la quale sostiene che esistano allo stato dell’arte test assolutamente “non discriminatori” in chiaro di stabilire con precisione il sesso di una persona anche alla luce dei dati raccolti negli ultimi decenni sulle “prestazioni sportive degli uomini, sui vantaggi di cui essi godono e su quali caratteristiche anatomiche vi contribuiscono“.

Ciò che resta è la triste parabola di uno sport quale la boxe femminile, ammessa alle Olimpiadi solo nel 2012, e già stata distrutta dalle stesse prospettive con cui è stata accettata, cioè l’inclusione e la giustizia. Nel frattempo, con l’espediente della “intersessualità”, si è evitato di discutere il tema caldo dei prossimi Giochi (guarda caso a Los Angeles…): la presenza, pressoché dominante, di esseri biologicamente maschili nelle principali discipline femminili in cui c’è da correre o menare.


2 thoughts on “Imane Khelif medaglia d’oro: “E adesso baciatemi tutt* le palle”

  1. Ho dato un’occhiata ad Algérie patriotique e sembrano entusiasti della loro atleta. Sarebbe interessante qualche tua riflessione, anche alla luce della fotografia con l’allenatore, sulle atlete di nazioni mussulmane…

  2. Lungi da me desiderare di vedere coi miei occhi lo status della situazione inguinale dell’algerin*, ma in buona sostanza tutto questo casino perché lo staff medico del CIO non ha voluto o potuto ispezionare tale area? Basterebbe un semplice test visivo a mettere fine alla ridda di assurdità circolate in queste settimane – tra cui ho sentito che il motivo per cui l’algerin* sarebbe stat* cresciut* come femmina sarebbe una circoncisione andata male in età infantile.

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