In Inghilterra è guerra (in)civile tra sinistra anarco-tirannica e destra sionista

Cosa è accaduto negli ultimi giorni (e ancora sta accadendo) nel Regno Unito? In due parole: lunedì 29 luglio, tre bambine sono state uccise a colpi di coltello e dieci sono rimaste ferite da un “diciassettenne” a Southport. L’identità dell’assassino è stata nascosta dal governo e dai media per motivi politici (dalla loro squallida prospettiva, per non alimentare il razzismo), e ciò ha portato alla diffusione della fake news che l’aggressione sarebbe stata un’azione terroristica compiuta da un immigrato di fede islamica. A questo punto degli “estremisti di destra” si sarebbero radunati in occasione della veglia in onore delle vittime e avrebbero fomentato gli animi della “gente normale“. Da lì la rivolta si sarebbe espansa a macchia d’olio per tutte le principali città inglesi.

A questo punto, il governo avrebbe cercato di dare “scacco matto” ai razzisti divulgando prima la “cittadinanza” dell’aggressore, che era “puro inglese” in quanto nato in Inghilterra, e infine dichiarandone apertamente le origini ruandesi, per comunicare in maniera indiretta il fatto che venisse da una nazione africana a maggioranza cristiana e che dunque il terrorismo islamico non c’entrasse nulla. Già qui si possono constatare i disastri dell’anti-razzismo istituzionale sempre all’insegna della logica della “toppa è peggio del buco”.

C’è tuttavia un altro fatto da notare: nonostante le proteste siano state in parte spontanee e abbiano coinvolto numerosi cittadini esasperati dall’immigrazione di massa, esse sono state immediatamente “contingentate” da una task force di opinionisti “estremisti” di lungo corso, capitanati da tale Tommy Robinson, un ex ultras fondatore della English Defence League (nome ispirato all’organizzazione terroristica ebraico-americana Jewish Defense League) considerato in maniera pressoché pubblica un asset di Israele in Inghilterra.

Robinson infatti deve gran parte della sua carriera politica al think tank conservatore Middle East Forum ed è considerabile uno dei pupilli di Daniel Pipes, principale esponente della lobby sionista negli Stati Uniti. Si parla di centinaia di migliaia di dollari di donazioni, che il “nuovo crociato” avrebbe ottenuto anche attraverso la sua collaborazione con Rebel News, un network conservatore canadese gestito da finanziatori e giornalisti di origine ebraica (e cittadinanza israeliana).

Il buon Tommy, che partecipa regolarmente a ogni manifestazione pro-Israele nel Regno Unito, non solo si compiace di sfoggiare magliette con lo stemma dell’esercito sionista (Tsahal), ma non dimentica mai di fare il proprio viaggetto annuale in quella che probabilmente considera la sua “Terra Promessa”.

Il lato più imbarazzante della faccenda è che questo mestatore al servizio di uno Sstato straniero ha subito posto la Stella di Davide sull’eventuale spontaneità della rivolta, collegandola, in una sorta di manifesto, a quanto accaduto in Israele il 7 ottobre e presentandola come una ribellione ad Hamas (sic!).

Del resto, lo scopo preciso di quelli come Robinson è presentare l’immigrazione come problema solo nel momento in cui ad entrare nel Paese sono masse di musulmani (mentre un milione di indiani all’anno a lui andrebbero benissimo).

Ora si comprende in che modo la paranoia destrorsa sulla cosiddetta “islamizzazione” serva a convogliare la frustrazione e la rabbia dei ceti medio-bassi verso la propaganda israeliana. In queste giornate di rivolta nessuno si è mai fermato a pensare che anche senza un solo musulmano nel Paese le tre ragazzine sarebbero morte lo stesso: l’ingenuità dei rivoltosi, che si sono accaniti perlopiù contro le moschee (il primo attacco è partito proprio da Southport) ha fomentato la reazione degli immigrati di fede islamica, che hanno subito risposto inscenando una “caccia al bianco”.

Veniamo dunque all’altro schieramento: un dato di fatto è che è stato possibile veder spuntare immediatamente delle “squadre di difesa dei musulmani” (denominate Muslim Defence League) perché negli ultimi mesi le proteste contro la mattanza israeliana a Gaza hanno compattato la popolazione immigrata delle grandi e piccole città britanniche, consentendone l’osmosi con la galassia “antifa” e trasformando quindi l’accoppiata bandiera palestinese + vessillo arcobaleno nel simbolo identitario di un nuovo fronte islamo-gauchiste ideologicamente improponibile a Londra come a Parigi o Milano. Non a caso nelle proteste le bandiere dell’orgoglio LGBT hanno ceduto subito il passo al tricolore panarabo, che le orde di immigrati hanno usato come copertura per colpire qualsiasi persona un po’ troppo bianca in cui si siano imbattuti.

Il sociologo David Miller sostiene che i disordini siano stati indirettamente organizzati dai servizi segreti israeliani come una sorta di versione “ibrida” della famigerata Opzione Sansone e parla senza problemi di “sovversione sionista”.

Lettura suggestiva, ma detto in tutta franchezza non è che Tel Aviv abbia dovuto fare chissà quali sforzi per fomentare il caos: semplicemente ha mosso le sue pedine per dare una connotazione anti-islamica alle rivolte e introiettare nella psiche dell’occidentale medio la convinzione che ogni palestinese ucciso a Gaza equivale a un terrorista di meno dalle loro parti.

Se ci fosse da individuare il principale colpevole del disastro , il dito andrebbe puntato in primis contro il regime di anarco-tirannia che governa le nostre società. Sono ridicole le scene dei poliziotti inglesi che implorano i manifestanti islamici di “consegnare le armi alla moschea locale” o che si fanno sbeffeggiare dagli stessi comitati di auto-difesa di fronte alle mosche: “Non ci servite, sappiamo benissimo difenderci da soli”. In Inghilterra è ora entrata in voga la formula two-tier policing (usata anche da Nigel Farage) per indicare il “doppio standard” (strano usare in italiano un anglismo che gli inglesi non usano più da decenni, ma “doppiopesismo” suona male) con cui il sistema politico-mediatico affronta i casi di violenza commessi dagli immigrati.

Per certi versi, è un sistema ormai ben rodato che sembra funzionare nella misura in cui la plebe si lascia “contenere” dalla violenza multietnica suburbana sfogando la propria frustrazione attraverso l’odio di se stessa (siamo comunque razzisti, loro fanno i lavori che noi non vogliamo fare, li abbiamo colonizzati mille anni fa ecc…).

Tuttavia, c’è sempre il pericolo che qualche influenza esogena possa incrinare certi fragili equilibri: in tal caso, c’è di mezzo la questione israeliana e il fatto che il sistema stesso abbia consentito a masse di migranti musulmani sempre più numerose di poter esprimere la propria “diversità” scegliendo un bersaglio che ha spostato la questione dall’ordine pubblico alla politica estera. Mi sembra che questa sia l’unica morale possibile, e più che parlare di guerra civile io lo definirei scontro tra etnie, nel momento in cui cadono i paraventi ideologici (antifascismo filopalestinese vs patriottismo civico proisraeliano) e il colore della pelle diventa l’unico criterio di militanza.

4 thoughts on “In Inghilterra è guerra (in)civile tra sinistra anarco-tirannica e destra sionista

  1. Purtroppo è sempre la povera gente (proletari e classe piccola e media) che si trova in mezzo ai casini.

    Il governo dei laburisti è destinato a diventare impopolare in poco tempo in Inghilterra.

    1. Un governo che ha rubato (legalmente! perché al giorno d’oggi il detto “non omne quod licet honestum est” è stato ampiamente dimenticato) la maggioranza parlamentare dall’alto del suo 35% di voti credo sia nato già ampiamente impopolare

    1. “DIO non paga il sabato, ma la domenica i conti sono saldati” Quando verrà quel giorno, ci renderemo conto che sarà tutto avvenuto al momento giusto .
      Nel frattempo? Pregare; fare al meglio possibile ciò che concerne i propri doveri di stato, in specie nelle piccole cose. Curare la propria formazione in primis nelle cose spirituali, ma anche in quelle materiali. Imparare a fare qualche cosa manualmente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.