In Irlanda cattolici e protestanti marciano uniti contro l’immigrazione

Sulla scia dei disordini britannici, suscitati dall’uccisione di tre bambine da parte di un diciassettenne di origini ruandesi, che hanno infiammato le strade di Albione da Londra a Manchester fino a Liverpool, anche a Belfast sono state organizzate manifestazioni contro l’immigrazione, le quali hanno tuttavia regalato scene che nessuno avrebbe mai pensato di vedere: lealisti protestanti fianco a fianco con i repubblicani cattolici uniti contro il “nemico comune”.


La guerra civile nell’Irlanda del Nord ha causato migliaia di morti e nonostante essa si sia conclusa ufficialmente nel 1998 (comunque non molto tempo fa) l’odio fra “papisti” e “monarchici” è rimasto vivo nella generazione successiva e di recente a ridosso della Brexit ha fatto esplodere nuove violenze e faide, causando ancora morti. Eppure ora è successo che due dei popoli meno amici al mondo si siano unite per esprimere la propria avversione al fenomeno dell’immigrazione di massa.

Per cercare di comprendere uno scenario del genere non basta scomodare, da “destra”, le categorie del politico di Carl Schmitt, oppure, da “sinistra”, la teoria del capro espiatorio di René Girard (che sostanzialmente sostengono entrambe lo stesso concetto elementare, e cioè che un nemico comune può compattare una società precedentemente divisa), ma è necessario puntare più in alto a livello intellettuale e filosofico: per esempio, evocando le alleanze di Dragon Ball tra Piccolo e Goku contro Radish, e di Vegeta con i “buoni” contro Freezer, o addirittura ricordando quando nell’estate del 2000 a causa del Giubileo vennero proibiti in alcune zone della Capitale i cortei dei tifosi della Lazio per festeggiare lo scudetto appena vinto, ma si diede il permesso di far sfilare il più grande Gay Pride al mondo, gesto che indignò alcune fazioni della tifoseria romana e le spinse a mostrare solidarietà agli storici avversari.

Al di là delle battute, questa inedita e impensabile “alleanza” non risponde solo alla logica basilare del “nemico del mio nemico”, ma esprime soprattutto una perdita di identità di entrambi di schieramenti, ancor di più marcata per quanto riguarda il versante irlandese. Non si parla infatti di un mero dissidio territoriale, ma di uno scontro che si estende a più livelli, dal politico (repubblicani contro monarchici) all’etnico (“celtici” contro “sassoni”) fino ovviamente al religioso (cattolici contro protestanti), con tanti risvolti ideologici di corredo, come l’innesto dell’irredentismo Irish sulle varie correnti indipendentiste e anti-colonialiste del dopoguerra, che hanno portato per esempio a una solidarietà duratura tra Dublino e la Palestina.

Una solidarietà che ora sembra svanire nelle dinamiche imposte dall’omogeneizzazione globale e dai rimescolamenti degli schieramenti, e che appunto propone per le strade di Belfast un corteo che sventola vessilli arcobaleno e palestinesi (oltre a vari striscioni di organizzazioni filo-islamiche) contro un altro che invece sfoggia l’Union Jack e il tricolore irlandese.

È chiaro che ci sono diverse forze in campo che desidererebbero influenzare e guidare le proteste: per esempio, questa mania di voler ridurre il problema dell’immigrazione selvaggia a una mera questione di “islamizzazione”, (soprattutto alla luce del fatto che l’assassino ruandese il cui gesto ha accesso la miccia della guerra civile era di fede cristiana!) puzza tanto di propaganda. Eppure le masse rispondo a schemi semplici, dunque l’immaginario deve per forza smussare i confini fino a ridurre lo scenario a una serie di simboli stilizzati. Non parlerei perciò propriamente di guerra civile, nel momento in cui il capro espiatorio dell’immigrato musulmano seda un conflitto che ha insanguinato l’Isola di Smeraldo negli ultimi secoli. C’è bisogno di idee nuove, dalla polemologia come dai manga e dall’universo degli ultras.

13 thoughts on “In Irlanda cattolici e protestanti marciano uniti contro l’immigrazione

  1. Non vorrei essere troppo pedante, ma Goku si allea a Piccolo (Junior) contro Radish; il Grande Mago Piccolo (Al Satan) è il “padre” di Junior. L’alleanza continua per tutta la serie, anche se tecnicamente all’arrivo di Vegeta e Napa Goku è ancora morto, mentre quando arriva sul campo trova Junior ucciso. Sembra ingarbugliato, ma ormai viviamo in un mondo ben più strano di quello di Dragon Ball!

    1. Grazie, ho corretto. Io ho letto solo il manga e non ho mai visto il cartone animato perché ero già in preadolescenza. Ora ricordo che prima di Vegeta e del pelato baffone c’era Radish, grazie della correzione.

      1. Figurati, apprezzo la citazione colta. Però non credo che le due fazioni irlandesi andranno tanto lontano…

  2. Perché non parli delle proteste contro il tirano socialista/comunista maduro?
    Non mi dirai che ti sta simpatico?

    La causa di tanti problemi sono loro, socialisti, social democratici(in Europa) e eurocomunisti.
    E anche un po’ i cattolici autolesionisti (solo quelli europei) che sono contro la libertà sessuale.

      1. Cosa sarei io?

        Uno dei più grandi errori del fascismo e di Mussolini è stato non invadere il Vaticano e trasformare le chiese in granai come avevano fatto i sovietici.

    1. Se credi che non ci sia libertà sessuale, significa semplicemente che fai parte di quell’80% di uomini che non possono accedervi. Prima della “libertà sessuale” il 95% degli uomini vi accedeva

    2. Non ragionerei in termini di “simpatia”, ma di presenza di reali alternative per il Venezuela. Le proposte degli “anti-socialisti”, o di qualsiasi destra di quel Paese (a cominciare da quella liberale) sono sconcertanti.

      1. In effetti non mi pare che in Venezuela ci sia un Milei o un Bolsonaro, però se continuano così diventano peggio dello Zimbabwe

      2. va bene, ma non mi sembra che nei paesi socialisti oppure comunisti gli uomini siamo più liberi oppure stiano meglio che nella società occidentale ormai in decadimento.

        Pure la Cina comunista dovrà fare i conti con l’automazione.
        Sono del parere(ma è una mia riflessione) che se i cinesi non avessero avuto il comunismo sarebbero già stati una superpotenza superiore agli U.S.A da molti anni.

  3. Devo dire che non mi aspettavo questa White Boy Summer quest’anno.
    Anche se con tutta probabilità il fuoco iniziale non durerà tanto da portare cambiamenti significativi, il mio username sia sufficiente a capire cosa penso degli eventi correnti. Quanto meno rilevano che c’è ancora battito in quella che credevo ormai una carcassa pronta ad essere smembrata.

    1. Qual è stato l’episodio che ti ha fatto percepire questo battito? O è una sensazione diffusa? Mi stupisce un commento di tale tenore da parte tua…

      1. Beh, proprio lo scoppiare e il dilagare delle proteste in sé e per sé non me lo sarei mai aspettato da un popolo completamente azzerbinato ad un nanny state dai tratti propriamente orwelliani come il Regno Unito. Al confronto con reazioni tipo cantare “Don’t look back in anger” dopo che un melaninico aveva fatto saltare in aria le bambine al concerto di Ariana Grande, queste proteste denotano il raggiungimento di un grado di esasperazione ora tangibile. Con questo non arrivo a sperare che sia effettivamente iniziata RaHoWa, ma mi limito a constatare questo: esplodere per la rabbia accumulata causa una spinta. Il formarsi di bande di stranieri che attaccano apertamente in base alla razza produce una una controspinta. Il premier e i media che continuano a gettare benzina sul fuoco con accuse, disprezzo dei propri stessi cittadini e repressioni brutali spinge in avanti ancora di più. Altri morti causati da motivazioni apertamente razziali alimenterebbero le braci evitando una riot fatigue, alimentando la volontà di organizzarsi in maniera permanente per far fronte alla situazione…
        Questo è l’accelerazionismo.
        Limitarsi a incassare, memare e sperare di schivare le prossime batoste per morire poco prima della pensione immersi fino al collo nella giungla della diversità non potrà mai cambiare le cose.
        Something’s gotta give.

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