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In Memoriam Ashli Babbitt

Dovremmo trovare il tempo di ricordare Ashli Babbitt, patriota americana assassinata dal servizio di sicurezza del Campidoglio. Il suo unico crimine? Aver tentato di salvare l’America.

A detta di chi la conosceva, era una persona straordinaria, ma adesso che non c’è più i media festeggiano o ignorano la sua morte. Nemmeno le fonti apparentemente “conservatrici” riescono a parlarne senza insultarla, quindi ricordiamola noi per quel che serve.

Ashli era una veterana dell’Air Force che, come ha dichiarato il suo ex marito Timothy McEntee al Washington Post, “non ha mai temuto di dire la sua”. Sposato con lei per quattordici anni, McEntee l’ha ricordata con commozione: “Mi sento malissimo, è come un pugno allo stomaco. Non ha mai avuto timore di esprimere la sua opinione e in un certo senso questo è stato un modo per dire la sua“.

Ashli è stata nell’Air Force per 14 anni, dove ha combattuto sia in Afghanistan che in Iraq. Le esperienze che ha avuto laggiù hanno senza dubbio influenzato la sua visione del mondo e l’hanno probabilmente convinta a credere in un “isolazionista” come Donald Trump.

Nell’Air Force aveva conosciuto il suo ex marito, dal quale si è separata l’anno scorso, probabilmente anche perché quell’organizzazione ha distrutto le loro vite e ha impedito loro di avere figli. McEntee ha dichiarato al Washington Post che Ashli era “molto supponente ma premurosa, dolce e amorevole. Chi l’ha incontrata non potrebbe mai dimenticarla”.

Ashli ​​aveva 35 anni e veniva da San Diego. Sui suoi social sosteneva QAnon ed era una seguace dell’avvocato Lin Wood

Ashli ​​è stata assassinata dalla polizia mentre cercava di entrare nel Campidoglio. Non ha fatto nulla di sbagliato. Voleva salvare l’America dai suoi nemici. Non c’era assolutamente alcun motivo per spararle, e il poliziotto che l’ha fatto dovrebbe essere accusato di omicidio (dal momento che in altre occasioni gli appartenenti alle forze dell’ordine americane sono finiti sotto processo). Il volto dello sbirro assassino dovrebbe comparire ovunque come quello di Derek Chauvin, accusato di aver ucciso George Floyd.

Ma questo non accadrà. Al contrario, i media insabbieranno tutto.

Lo stesso Donald Trump dovrebbe dare qualche spiegazione, visto che ha chiesto ai suoi sostenitori di marciare sul Campidoglio. Era scontato che accadesse quanto accaduto: praticamente è come se il Presidente (o ex Presidente?) avesse invitato apertamente gli americani a occupare le istituzioni.

Trump dovrebbe imporre la legge marziale. Se prima avesse calcolato di poter venire a patti con la cricca di Washington, dopo quanto accaduto sarà comunque costretto a rivedere i suoi piani. Non esiste che dopo aver incitato una rivolta contro il Congresso verrà lasciato in pace. Così facendo ha rivelato la fragilità del potere americano. Se Trump non agisce ora, l’America è morta. Siamo al punto di non ritorno.

Riposa in pace, Ashli. Come dice lo slogan di QAnon, Where We Go One, We Go All, “Tutti per uno, uno per tutti”. Letteralmente, “Dove andiamo tutti, andiamo assieme”: e di questo passo presto ti raggiungeremo dove sei andata. Ma possa Dio avere pietà di noi tutti. Questo è per te, tesoro.

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